domenica 31 maggio 2009

Ricordi

Un'altra domenica. L'ottava. Tutto fermo, immobile. E la pioggia. Torrenziale. Non siamo riusciti a trovare la forza di muoverci neanche stavolta. Siamo coscienti che tutto ciò è sintomo di una patologia che , se persiste, diventerà preoccupante. Continuo a pensare che, appena avremo un qualcosa da lasciare qui, anche solo la bozza tangibile di un progetto, riusciremo ad allontanarci. Per ora non ce la facciamo ad usarci la violenza, un'altra, di costringerci a fare quello che non vogliamo.
Allora vi parlerò d'altro. Lasciamo stare il terremoto, allontaniamolo per un istante.
Da bambina fui allevata da mia nonna. Mia madre, con tre figli, dei quali io la minore, ed il suo lavoro di professoressa che la portava, lontana da L'Aquila, nei paesini del circondario, non ce la faceva a stare dietro anche a me. Mia nonna, dunque, era una pia donna. Mi allevò secondo i suoi principi che erano quelli di una bigotta osservanza della dottrina cattolica. Mi instillò prepotentemente il senso del peccato e della colpa. Me li porto ancora dietro e dentro. Mia madre, quando fui più grandicella, contribuì a rafforzarli. Mio padre era illuminato, ma cattolico osservante anche lui. Una cosa che era assolutamente intollerabile in casa, molto più della bestemmia, era l'atto del giurare. Mi fu insegnato che si poteva e doveva giurare solo davanti alla legge ed alle istituzioni. Davanti agli uomini mai. Davanti a Dio non occorreva, lui sapeva. Insomma, non potevo dire "le caramelle non le ho prese io, lo giuro". Era peccato. E gravissimo. Son quindi cresciuta e diventata adulta senza mai proferire quel verbo. Da adolescente andai con la famiglia in gita a Napoli . Ricordo una signora che uscì da un basso dei vicoli spagnoli e, rivolgendosi alla vicina del piano superiore, disse " Ieri sera non l'ho visto a Totore, te lo giuro sopra alla testa dei miei figli". Fui inorridita. E mio padre, lapidario, mi disse: "una delle cose peggiori che un essere umano può fare è quella di giurare, il vero o il falso che sia, sulla testa dei propri figli".

sabato 30 maggio 2009

La manifestazione




Non è stata una vittoria, ma è stato un inizio. Eravamo, ad un sommario sguardo, un migliaio. Agguerriti, arrabbiati, pieni di domande. C'era, purtroppo, mancanza di coordinamento, ma era inevitabile. Come si possono coordinare persone sparse nei campi, sulla costa, o negli alloggi privati? E con un piano ben mirato che tende a disperderci sempre di più? Che punta ad un preciso disegno che eviti ogni tipo di aggregazione? Davanti al cordone delle forze dell'ordine, abbiamo provato a forzare il passo, ma ci siamo resi conto che era difficilissimo. Molte persone erano anziane, c'erano dei bambini, e tutti in prima linea. Abbiamo avuto paura. Le scosse della notte precedente hanno contribuito a far temere per l'incolumità personale. Il padrone delle ferriere, Bertolaso, non c'era. Il Sindaco c'era, insieme con la sfilata di politici locali, ma non ci ha appoggiati, come avrebbe dovuto. Ci ha fermati, ha spiegato la pericolosità, a mio avviso inesistente, di ciò che intendevamo fare, quindi si è deciso di desistere. Siamo stati ammessi solo alla prima parte del corso cittadino, scortati dai Vigili del Fuoco, ché loro e solo loro abbiamo voluto a gran voce, e poi deviati al piazzale del Castello, dove il Sindaco si è concesso al popolo esponendo idee condivisibili per la seconda fase, successiva a quella dell'emergenza, che avremmo già dovuto iniziare a vivere e per la ricostruzione, ma asserendo che non ci sono soldi. Una cosa è emersa chiaramente: aspetteremo altre due settimane per la messa in sicurezza del tragitto, poi si ritenterà. Nel pomeriggio ho partecipato all'assemblea cittadina presso il parco Unicef e da lì sono emerse altre iniziative. Prima fra tutte una manifestazione a Roma il giorno 15, giorno in cui si voterà per il decreto terremoto, dove si affermerà che, se non avremo ciò che chiediamo ed i tempi brevi, il G8 non vedrà la temuta protesta dei no global, ma quella di mamme di famiglia, lavoratori, operai, professionisti, cittadini che reclamano i loro diritti. Siamo intenzionati a non fare da cornice, il mondo dovrà vedere. L'importante è sensibilizzare gli Aquilani, raggiungerli, renderli consapevoli. Il piano di annientarli deve essere ribaltato. Occorrerebbero persone che vadano negli alberghi e nei campi, a parlare con loro. A far capire che solo l'unione e la determinazione può darci la forza per essere ascoltati. Il lavoro nei campi lo faremo noi. Ma nelle residenze al mare? Gli Aquilani che hanno visto la morte negli occhi, e che, scampati, sono rimasti inebetiti e senza punti di riferimento, hanno bisogno di qualcuno che risvegli le loro coscienze. Possiamo farcela, ma dobbiamo lavorare tutti insieme. Anche con l'aiuto esterno, di chi, lucido e con i mezzi idonei,sappia coordinarci. Sinistra, dove sei? E' un sogno chiedere dei volontari che possano aiutarci in questo?



(cliccare sulle foto per guardarci in faccia)

venerdì 29 maggio 2009

Mister banana

Al cicisbeo imbellettato andrebbe spiegato che chi ha perso tutto non ha voglia di vacanza. Non ha voglia di divertirsi, né in crociera, né al mare. All' imbonitore piazzista andrebbe fatto capire che le persone che non hanno più nulla hanno bisogno di certezze. Non di sorrisi davanti alle telecamere e di promesse da buffone. All'adulatore di minorenni andrebbe detto che chi non ha più lavoro non ha bisogno di riposo, ma di essere messo nelle condizioni di poter lavorare. E andrebbe aggiunto che le congratulazioni al ciambellano di corte dovrebbero fargliele i terremotati, non lui che lo ha nominato suddito plenipotenziario. Oggi, se qualcuno di noi rimasto qui, come dice il presidente joker, attaccato alle sue macerie per scelta, decidesse di staccarsene e di optare per una sistemazione alberghiera, qui dovrebbe restare. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Mica, stremati da due mesi di sofferenze, si può cambiare idea. Il reuccio d'Italia dovrebbe vedere come i pasti nelle tendopoli non sono sufficienti per tutti e dovrebbe tastarne personalmente la qualità. Dovrebbe vedere come siamo assaliti dalle gastroenteriti e, per sopravvivere, siamo costretti a comprarcelo da soli il cibo. Già, ma noi siamo resistenti per scelta. Non abbiamo abbandonato la nostra terra in mano a chi decide tutto. Stiamo qui a reclamare, con la nostra presenza,se non altro, almeno il fatto di esistere. Nonostante tutto.

Mi manchi



Consentitemi la nostalgia. Favorita anche da uno stato di salute non ottimale. Nostalgia per quello che è stato e che, a dispetto del titolo del video che ho scelto, non sarà più. Le immagini mostrano solo una piccolissima parte delle bellezze di L'Aquila e mi hanno particolarmente commossa. Se scorrete il video, vedrete una ripida scalinata in selci, percorsa da una signora con una gonna a fiori. Sullo sfondo, a destra, con le persiane verdi, la mia casa. E' stato un tuffo nel passato, quel passato spazzato via. Il tempo trascorso sembra lunghissimo. E sono stati solo due mesi.A volte mi estraneo dalla realtà, e mi pare di poter ancora, con le chiavi strette in mano, raggiungere Costa Masciarelli ed aprire la porta. La porta della mia vita. Poi mi scuoto. E prendo atto. Non è stato solo un brutto sogno.
Ciao L'Aquila bella me'. Mi manchi......

giovedì 28 maggio 2009

Francesco

Francesco è un ragazzo aquilano. L'ho conosciuto, per lavoro,in un cantiere, un paio di anni fa. Ci si scambiò il contatto msn e, ogni tanto, si chiacchierava da quelle parti. Ci capitò anche di vivere insieme, lui dalla sua tastiera, io dalla mia, qualche scossa di terremoto, di quelle che hanno preceduto la catastrofe. Lui mi tranquillizzava. Mi diceva " non te preoccupa' ". A dicembre, per il suo compleanno, gli regalai un blog. Glielo confezionai, gli scrissi l'incipit, e glielo consegnai. Gli dicevo che la scrittura gli avrebbe tenuto compagnia.Lui, nonostante le mie sollecitazioni, scrisse un unico post e poi abbandonò. Per non deludermi, mi diceva che prima o poi avrebbe scritto. Ma non lo fece.La mattina dopo la tragedia, tra tutte le telefonate che facevamo per sapere delle vite degli amici, ci sentimmo: eravamo vivi, ci bastò. Ora abita in tendopoli, resistente anche lui. Al telefono mi disse che sarebbe andato in albergo sulla costa, io gli dissi "villeggiante anche tu?", lui mi rispose "no, ci vado solo per due giorni, e me lo pago da me".Vive in tenda, dunque, e continua a lavorare come operaio, per quanto gli è possibile. Vorrebbe aiutare a mettere in sicurezza la città, ma per quello c'è la P.C., posto per gli Aquilani non c'è. Oggi Francesco, sorprendendomi non poco, ha ripreso in mano il suo blog e sta cercando di buttare fuori, per la prima volta, il dolore, la sofferenza, la paura che ha vissuto quella notte.Nessuno meglio di me sa quanto questo lo aiuterà. Tutti abbiamo bisogno di parlarne, di dirlo, di urlarlo. Francesco lo fa a modo suo. Con semplicità. La semplicità delle persone vere. Se vi va di sentire un'altra voce e di condividere il suo ed il nostro dolore, questa è la strada per arrivare a lui:

mercoledì 27 maggio 2009

Schiacciati

Facce nuove nelle tendopoli abitate da ragazzi. Facce di persone che non devono dare spiegazioni. E non si capisce chi siano. Le libere assemblee nei campi sono vietate.Case agibili nei pressi della scuola della GF, vera cittadella militare con bunker sotterraneo di 38 ettari, che verranno requisite. Servono tetti e terrazzi. Nuove vie di fuga dalla caserma approntate in tempi record. Mentre i palazzi storici si sgretolano.Alberghi del centro cittadino, centro fantasma, che vengono riattati. Non per noi Aquilani, noi siamo in mezzo alla strada. Assembramenti di più di quattro persone che si vedono spiate da militari che non nascondono il fatto di venire lì ad ascoltare cosa stai dicendo. E, già da una settimana prima del summit, le vie di accesso alla città saranno bloccate. Noi dentro, come topi nella tagliola. Noi sempre più schiacciati. Ed è solo l'inizio. Il G8 è una violenza che non meritiamo. Datemi una sola ragione per la quale dovremmo essere beneficiati da questa vetrina dei potenti della terra. Sulla nostra terra. Il mio è un grido di allarme. La democrazia non abita più qui.

lunedì 25 maggio 2009

Lunedì


Lunedì. Ho aspettato questo lunedì come risolutore di qualcosa. Un lunedì dopo un fine settimana da incubo. Sì, perché il tempo si ferma ancora di più al fine settimana. E si aspetta non si sa cosa. Di buon'ora sono uscita per sovrintendere alla verifica di una casa agli interni della quale avevo lavorato fino al giorno prima del sisma. La cliente amica mi ha pregata di sostenerla in questa dolorosa incombenza. Ho così visitato il quartiere di San Pietro, il più devastato dall'evento. Viste le macerie, ho ancor di più elaborato il dramma della perdita. Le ciance inconcludenti di una studentella appena laureata in architettura mi hanno infastidita non poco. Lei faceva la saputella, noi piangevamo in fondo al cuore. Le prime della classe non ci servono, ci serve chi ha lavorato nel campo, chi ha esperienza. Il funzionario della sovrintendenza, davanti ad un camino del cinquecento, mi ha chiesto se fosse liberty. E, davanti a degli imbotti di finestra dello stesso periodo, mi ha chiesto se fossero di nuova fattura. La patina di cinquecento anni lo lasciava totalmente indifferente. Mi domando in mano a chi ci stiano mettendo. La verifica di stabilità ci ha lasciato del tutto insoddisfatti. Interdetti direi. E ci ha portati fino alle ore 13, con un caldo bestiale. Ora di pranzo, si va alla mensa del campo della stazione. Arriviamo alle 13,15. Ci comunicano che non ci sono più pasti. Ci dirottano presso un'altra mensa. Al piazzale di La Meridiana. Arriviamo dopo cinque minuti. Pasti finiti anche lì. Si potrebbe andare alla mensa di Monticchio, ma è dall'altra parte della città. Con una sola arteria aperta, non si arriverebbe in tempo per le 14, ora di chiusura. E poi, forse, i pasti son finiti anche lì.Tentiamo in un paio di strutture a pagamento, ma sono invase dai volontari della protezione civile. Alla fine, entriamo in un supermercato e compriamo del pane e della mortadella e li consumiamo seduti su una panchina all'interno del centro commerciale. Ci sentiamo abbastanza idioti.La pratica della verifica della nostra casa è irrimediabilmente smarrita, al momento non sappiamo a chi rivolgerci. I numeri di telefono che ci hanno fornito per cercare di recuperarla ci buttano giù il ricevitore,senza dire neanche pronto. Tutto ciò fa sentire abbandonati. E anche contrariati, per usare un eufemismo. Una buona notizia, però, c'è. Sabato 30 avrà luogo una manifestazione di cittadini per chiedere a gran voce di essere ammessi al centro storico. Cuore pulsante e fulcro della nostra città. Culla della nostra memoria, anche se offesa quasi a morte. Ora terra di nessuno. Pronta per essere messa in sicurezza per ammettere i potenti del mondo. Ma non per noi. Siamo armati di ottime intenzioni. Si cercherà di forzare i posti di blocco. 'Sta cosa mi piace. Cazzo, la città è anche nostra. O no?

sabato 23 maggio 2009

I registi del terremoto

Alcuni registi sono arrivati qui a L'Aquila per raccontare il terremoto visto con i loro occhi. Fra i brevi video ne ho scelti due, quelli che mi sono piaciuti di più.

Il primo è di Francesca Comencini e fa parlare le donne di San Gregorio, un paesino nell'immediata periferia. Ci mostra la forza disarmante e genuina delle donne. E le donne abruzzesi sono ancora più forti, ché sono abituate alla sofferenza. Ed al sacrificio.




Il secondo è di Michele Placido e ci mostra il terremoto vissuto dai migranti che vivono nella nostra terra nella quale sono stati accolti, ché gli Aquilani non dimenticano di essere stati e di essere loro stessi migranti. Si respira amore, e integrazione, e voglia di ricominciare. Tutti insieme.

Piccole cose

Che dire? Posso raccontarvi solo piccole cose, cose del mio quotidiano. Mi sono dedicata, negli ultimi due giorni, alla ricerca del terreno per il mio progetto. Dopo aver contattato un privato che vende la sua terra, in zona industriale, al prezzo di mercato quintuplicato, ho deciso di rivolgermi direttamente ai sindaci dei paesi cui fanno capo queste aree. Ho scoperto che i piccoli comuni ancora non recuperano le mappe catastali e sono in fase di riallestimento. Tutti mi hanno risposto di farmi viva fra un paio di settimane. Scoraggiata, dopo aver letto il decreto che parlava di abitazioni messe a disposizione degli sfollati dalla PC nelle zone dell'entroterra, mi sono sentita rispondere da una cortese impiegata di un comune in provincia di Pescara che, al momento, gli appartamenti reperiti sono due, a fronte di oltre trenta richieste già pervenute e che, comunque, saranno privilegiate le persone ospitate nelle strutture ricettive della costa. Si è dichiarata però disponibile a trovarmi un appartamento a pagamento.Non volendo infierire sull'impiegata che non ha colpe per decisioni altrui, ho desistito. Sono quindi andata all'ufficio passaporti della Questura, avendo perso il mio passaporto sotto le macerie, per cercare di averne uno nuovo. Ho scoperto che mi costa cento euro e che nessuna agevolazione è prevista per noi terremotati. Tasse e bolli vanno pagati. Ho desistito. Sono andata negli uffici della Sovrintendenza, ospitati presso la scuola della Guardia di Finanza, quartier generale della P.C., per recuperare la relazione del primo sopralluogo effettuato nella mia abitazione che è stato smarrito. All'ingresso sono stata identificata , mio marito, sprovvisto di documenti, non è stato ammesso ed io ho dovuto dire al solerte finanziere che mi ha accolta, dove andavo, cosa dovevo fare e quale funzionario dovevo vedere. Scortata presso l'ufficio, ho scoperto che la pratica che mi riguarda non si trova. I computer sono andati in tilt. Il funzionario mi ha detto di farmi viva fra un paio di settimane. All'uscita sono stata rimbrottata dai soliti solerti finanzieri per esser passata dall'entrata, a due centimetri dall'uscita. Sono quindi andata all'ufficio anagrafe per rinnovare la mia carta d'identità in scadenza. Gli impiegati sono sotto una tenda bollente e sudano alle prese con miriadi di carte. Mi hanno timbrato la vecchia carta d'identità che sarà valida per altri cinque anni. All'uscita sono stata immediatamente identificata da una pattuglia di solerti carabinieri. Sconsolata, mi son detta "torno ai miei dieci metriquadri di container". Mi appariva un rifugio sicuro. Ho quindi incontrato Riccardo, una luce in tanto buio. Riccardo è un vigile del fuoco che mi ha contattata tramite Facebook. L'ho incontrato davanti al campo di Monticchio ed abbiamo parlato un bel po'. Ed ho toccato con mano tanta solidarietà ed affetto.Era con Gionata, un suo collega. Quando ci siamo lasciati, Riccardo, abbracciandomi, mi ha fatto dono di formaggio e salame e di un libro di Tiziano Terzani. Mio marito ed io siamo andati via con le lacrime agli occhi. Tornati a "casa", gli operai del cantiere dove viviamo avevano organizzato una grigliata all'aperto. E' stata una piccola festa. Abbiamo fatto baldoria fino a un'ora fa. Son venuti anche i nostri ex vicini di casa. Eravamo abituati a fare grigliate sui nostri terrazzi. E' stato un ritrovarsi e un confortarsi a vicenda. Un dirci "ce la faremo".
Piccole cose. Cose di persone che provano a sopravvivere. Nonostante tutto.

giovedì 21 maggio 2009

Di Bertolaso e della Protezione Civile

Dalla mailing list dei Giuristi Democratici trascrivo queste osservazioni sulla P.C.

Bertolaso dichiara:
“Abbiamo messo alcuni paletti fondamentali e abbiamo risolto l’annosa vicenda di chi comanda: in campo di protezione civile bisogna sapere sempre chi è il capo, non ci può essere democrazia in emergenza… Perché noi in Italia siamo sempre in emergenza”.
(Intervista rilasciata a Alma Pizzi, Se la terra trema, Milano, Il Sole 24 ORE, 2006, pp. 74-75)

Infatti, per prolungare ad arte l’emergenza, a L’Aquila non basta il terremoto. Bisogna aggiungervi anche il “grande evento”del G8, per il quale è competente sempre la PC. Secondo Bertolaso, la protezione civile non costituisce un diritto fondamentale, di tutti. Gli articoli 2, 9 e 32 della Costituzione non direbbero nulla in proposito. Esiste solo il dovere di obbedire a un capo. Egli ignora perfino il fatto che un secolo non è passato invano dall’inizio del 1909, quando a Messina fu proclamato lo stato di assedio e la legge marziale. E che la Protezione Civile è stata chiamata così proprio per marcare l’opposizione alla protezione militare. Non sa neanche che la legge n. 225 del 1992, con la quale è stato istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile, e che fissa tuttora i principi generali della materia, all’art. 18 c. 1 parla chiaro: “Il Servizio nazionale della protezione civile assicura la più ampia partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni di volontariato di protezione civile all’attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali”. “La più ampia partecipazione dei cittadini” per Bertolaso si ridurrebbe alla esecuzione degli ordini del capo. E senza fiatare.

martedì 19 maggio 2009

Vorrei

Vorrei che questo blog diventasse un messaggio di speranza per tutti, soprattutto per gli Aquilani. Vorrei monitorare la mia rinascita, anche se so che sarà lenta e dolorosa. E faticosa. Vorrei mostrare a tutti che si può provare a ricostruire. Partendo da noi stessi. Mai dimenticando gli altri. Soprattutto i più deboli. Vorrei mostrare i miei piccoli passi incontro alla nuova vita. Vorrei creare un punto di aggregazione dove poter riprendere a volare......

lunedì 18 maggio 2009

La mia casa provvisoria






L'ultimo post mi è costato, in termini di coinvolgimento emotivo. Ma è servito. Per oggi, eccovi alcune immagini del container, acquistato con il vostro aiuto, nel quale vivo. Così sapete dove collocarmi. E pensarmi, se vorrete.
A presto.....

domenica 17 maggio 2009

Il racconto

Le scosse si susseguivano da mesi. Tante. Troppe perchè il sistema nervoso non ne risentisse. Le ultime di quella notte, era la domenica delle palme, erano state forti. Mia madre e mia sorella erano sul letto matrimoniale, mio marito ed io avremmo dormito sui divani, in salotto. Nessuno di noi era nella propria casa. La paura ci aveva fatto scegliere un'abitazione messa a disposizione da amici. Non potevamo sapere che ci saremmo trovati sull'epicentro. Il pian terreno ci dava la sicurezza di una via di fuga, sulla piazzola antistante. Le nostre case, nel centro cittadino, avevano scale alte, difficili da percorrere in caso di terremoto. E vicoli stretti. Mia madre e mia sorella erano agitatissime, io le rassicuravo e le calmavo con gocce di Valium. Facevo progetti per la Pasqua, per distrarci.Pensavo di andare fuori. Via dal terremoto. Intorno alle due le lasciai nella loro camera e raggiunsi mio marito in salotto. Ero stranamente tranquilla. Non avevo paura. Il sonno mi vinse mentre pensavo che, all'indomani, avrei dovuto comprare le uova di cioccolata e le colombe per i regalini di rito. E portare avanti il mio lavoro che era frenetico in quei giorni. Dovevo ricordare di comprare quella bottiglia di rhum che piace tanto a Peppe. E volevo fare delle lasagne da congelare. Le lasagne a Pasqua sono un rito per noi. Le avrei portate con me. Ovunque saremmo andati. Dormivo. Lo scoppio del televisore caduto mi sveglia. Buio. Mio marito è a terra, accanto a me. E mi stringe. Il mondo trema intorno. E non si ferma. Rumore di cocci e vetri infranti. E di muri che cadono. Non penso al sisma. Non potevo immaginare che ne esistesse uno di quella intensità. Penso alla terra che si spacca e mi risucchia. Penso alla fine del mondo. Mia madre e mia sorella nell'altra stanza. Urlando, invoco i loro nomi. Nessuna risposta. Urlo e urlo, ma non possiamo muoverci. La violenza della scossa ce lo impedisce. La terra si ferma. Urlo, con i piedi nudi feriti dai vetri rotti. Ci avviciniamo alla porta d'ingresso. Non si apre. Invoco mia madre. Sento la sua voce flebile che mi dice "Anna, siamo vive" Mio marito mi catapulta dalla finestra e mi urla di allontanarmi. I miei occhi vedono solo nebbia bianca. Pesante.Puzza di gas e di polvere. Sono sola sulla piazzola quando vedo una casa implodere davanti a me. Poi un'altra. Arrivano le prime persone. Mute. Urlo di aiutarci: "c'è una persona anziana fra le macerie". Vorrei morire. Piango disperata.Una donna esce da una finestra. Sanguina abbondantemente. La stringo a me. E piangiamo. La terra trema ancora, spaventosamente. Vedo la casa dove sono i miei affetti, le persone che amo di più al mondo, aprirsi in un angolo. L'imbotto di una finestra cade. Urlo "dove siete?" E la terra continua a tremare. Cado. Mi rialzano. Sono disperata. Vedo uscire mio marito che trascina mia madre avvolta in una coperta. Mia sorella segue sconvolta. In quel momento ho pensato che avevo tutto quello che volevo. Eravamo salvi. L'auto era intatta. Saliamo e , lentamente, ci allontaniamo verso uno spiazzo aperto. Non una parola. Buio pesto. E silenzio. Tremiamo senza riuscire a fermarci, mentre chiamiamo i parenti e gli amici al telefono. Siamo vivi. Accendiamo la radio: canzonette, e le voci suadenti dei conduttori notturni. L'alba arriva con i suoni incessanti delle ambulanze e apre davanti a noi lo scenario di una realtà devastata. Il giornale radio parla di sisma disastroso. La mia seconda vita ha inizio.

venerdì 15 maggio 2009

Perchè?

Ci sono delle domande alle quali è difficile rispondere. Ne porrò una. E non la pongo perchè mi riguarda personalmente. Io ho scelto di non essere ospitata nelle strutture alberghiere messe a disposizione sulla costa abruzzese. Non ho mai fatto richiesta. Non mi interessa andare a villeggiare, anche forzatamente, mentre qui c'è gente che soffre.Ma mi chiedo perchè alcune persone vivono il terremoto

così .....


e altre in strutture tipo questa (Torre Mannella- Città Sant'Angelo)

Mi chiedo perchè in quelle strutture vivono impiegati, insegnanti,professionisti, imprenditori, commercianti , "notabili" e amici degli amici e , nelle tende, oltre ai pochi che lo hanno scelto, tanti cittadini di serie B. In base a quale criterio?

giovedì 14 maggio 2009

L'arcivescovo metropolita

Sì, Bertolaso ha mobilitato i sacerdoti. Non si può dire che il brav'uomo non si dia da fare. Mentre il Capo mette in scena l'ennesima pantomima, fingendo ira furiosa verso il proprio commercialista Tremonti, che sostiene che i soldi per noi terremotati non ci sono, in attesa di stivarci tutti sui barconi e spedirci verso le coste libiche,tanto, fra disgraziati, possiamo darci una mano, il Betolaso, appunto, chiama santa madre chiesa.Si fa quel che si può. Chiede ai sacerdoti di stare accanto ai disgraziati, di supportarli, di dar loro il motivo e la ragione per andare avanti. Sorvolo sul panorama dei preti dell'aquilano, sorvolo. Ma ci sarebbe tanto da dire. E mi limito a riportare una lettera che il nostro arcivescovo ha inviato alla Presidente delle Provincia, Stefania Pezzopane. Piccola premessa: monsignor Molinari è aquilano ed è stato parroco in varie chiese cittadine e, soprattutto, è stato professore di religione al liceo classico. Professore amatissimo ed illuminato di tante generazioni, anche della sottoscritta. Poi è diventato vescovo e le cose son cambiate. Ha gettato all'ortica quell'aria e quei modi alternativi e si è perfettamente inserito nel sistema vaticano. Deve rispondere alla benny, mica a dominiddio. Stefania Pezzopane, ex PCI, è una che con le parole ci sa fare benissimo. Una che sa smuovere gli animi. Nei fatti è un po' diversa. Ma qui diciamo di parole. Insomma, la Pezzopane ha incitato ad accelerare l'uscita dalle tendopoli, ha evidenziato le condizioni penose degli sfollati ed ha chiesto per loro tempi brevi per una sistemazione dignitosa, per vite già tanto provate. Ha implorato attenzione.
Questo uno stralcio della lettera dell'arcivescovo metropolita, ex prof anche della presidente.

"Il tuo grido di protesta sembra dimenticare che siamo tutti interessati a risolvere subito il problema. La tua sembra essere un'accusa indiscriminata contro lo Stato, contro la protezione civile e contro tutti coloro che si stanno prodigando generosamente nei confronti della popolazione e si stanno impegnando nella ricerca delle soluzioni concrete possibili. E' facile, purtroppo, in questi momenti, cedere alla tentazione di speculare sulla tragedia che ci ha colpiti. Non è giusto far leva sui disagi e la stanchezza della gente che vive nelle tendopoli anche se è certamente doveroso rimanere all'erta affinchè l'opera di ricostruzione avvenga nella trasparenza e velocemente"
Il prof. l'ha bacchettata, come ai tempi del liceo. E le ha detto, in pratica: ma che cavolo ti metti a dire che nelle tendopoli si sta male? Facciamo finta che tutto vada bene, come fanno vedere alla tele. Tanto tu stai col culo al caldo, io pure, i miei pretini sono stipendiati, la curia li aiuta, le chiese gliele ricostruiremo prima delle case e la benny è arrivata a darci la benedizione, anche se erano trascorse tre settimane dal sisma. Le abbiamo approntato un palco che è costato 68mila euro, non badiamo a spese noi. Mentre nelle tende c'era il gelo e mancavano le stufe. Ma la PC si è preoccupata che arrivassero, mica è colpa sua se sono arrivate dopo 15 giorni, quando c'erano 40 gradi nelle tende. Ora la PC si sta attivando per i condizionatori, speriamo che non arrivino quando saremo a meno 15. Si fa quel che si può, non stare a guardare il capello. Comunista.

mercoledì 13 maggio 2009

Alla sera

Post serale, post intimo. Di quelli per gli amici, gli amici che ti capiscono. E ti perdonano. Sempre, alla sera, accadeva anche nella mia prima vita, mi assale la malinconia. E' inevitabile. Prima la gestivo. Devo cercare di gestirla anche ora. Il container è piccolo, intimo, direi con ironia. Peppe ha preso una brutta bronchite ed è febbricitante. Si lamenta nel sonno. Spero che l'antibiotico faccia effetto. In questo spazio ristrettissimo ho cercato di ricreare un'idea di casa. Ho la mia scrivania che, all'uopo, funge da cucina e piano di lavoro, un armadietto, un letto da una piazza e mezza e un comodino che ospita il televisore, e mensole piene di ceste e scatole.Ci sono anche degli oggetti che mi ricordano la mia casa. Quella che non tornerà mai più. Non so se mi piacciono ancora. Credo di no. Dopo aver provato l'inferno della pioggia, del fango e del freddo, il container sembra un piccolo paradiso. Da giorni, molti, mi chiedo perchè non riesco ad allontanarmi da questo luogo. Dalla mia terra. Dalla mia gente.Un periodo fuori, anche breve, potrebbe farmi bene. Lo so. Ma non ce la faccio. Una calamita mi trattiene qui. Una calamita che è fatta di dolore. E di senso del dovere, che sento mi reclama qui. E poi il lutto non ti fa desiderare la normalità. Quella normalità che troverei altrove mi spaventa. Non posso viverla. Non posso vedere le cose di prima con gli occhi di ora. Occhi diversi. Di una donna diversa. Il lutto è profondo, ma lentamente mi sto facendo una ragione dell'accaduto. Ne sto prendendo atto. E so che devo fare dei progetti, per sopravvivere. Vi accennavo ad un'idea maturata qualche giorno fa. Voglio tornare a lavorare e voglio avere una casa. Non posso aspettare le promesse del Governo. Mi sentirei un'imbecille. Inutile. E temo che sarei anche disillusa. Quindi voglio trovare un pezzetto di terra, anche in questa area industriale, dove costruire, con le mie stesse mani un laboratorio ed una casa. Voglio una casa di legno, leggera. Che, se cade, non fa male. Una casa molto diversa da quella che avevo. Una casa povera, quale io sono ora. Ma mia. E bella. Oh, sapete, è il mio lavoro, so fare anche case belle con materiali poverissimi, riciclati. Ho già il progetto in mente. L'ho costruito, tassello dopo tassello, nelle mie notti insonni. Voglio una casa dove poter ospitare gli amici, dove portare la mia mamma a stare con me, dove tornare a vivere. E a ridere. Mi sembra il tema di Lorenzo,nove anni, bambino terremotato. Forse questi sono solo sogni irrealizzabili, ma sognare mi è sempre piaciuto.Vi lascio, prima che le lacrime mi oscurino totalmente lo schermo del pc. Questo è stato solo un sfogo. 'Notte......

I professori


Si è riunita, oggi a L'Aquila nella Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, la Commissione Internazionale di sismologi, voluta da Bertolaso in persona. Sono nove scienziati, specializzati in sismologia e geofisica, ai vertici delle universita' e dei centri di ricerca piu' importanti del mondo. Sono il prof. Tom Jordan, presidente del gruppo di lavoro della commissione, direttore del Southern California Earthquake Center, e professore di Earth Sciences alla University of Southern California a Los Angeles, Yun Tai Chen, professore di Geofisica e Direttore onorario dell'Istituto di Geofisica della China Earthquake Administration, Paolo Gasparini, professore di Geofisica alla Universita' Federico II di Napoli, Raoul Madariaga, professore di Sismologia alla Scuola Normale Superiore di Parigi, Ian Main, professore di Sismologia e Fisica delle Rocce all'Universita' di Edinburgo, Warner Marzocchi, dirigente di Ricerca dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Gerassimos Papadopoulos, direttore di Ricerca dell'Osservatorio Nazionale di Atene, Guennadi A. Sobolev, direttore del Dipartimento di Catastrofi Naturali e Sismicita' della Terra dell' Accademia Russa delle Scienze a Mosca, Jochen Zschau, professore di Geofisica all'Universita' di Potsdam. Lo hanno detto. E confermato. Il terremoto distruttivo è stato della magnitudo 5.8 della scala Richter. Si è avvertito così prepotentemente per via della faglia che attraversa proprio la città. Quei due decimali in meno non ci consentiranno di accedere al cento per cento del risarcimento per la ricostruzione. Due piccoli decimali. Non importa che il sisma sia stato distruttivo.Di vite e cose.E identità. I due decimali fanno la differenza. Sostanziale.
Mentre scrivo sento alla Tv che Bertolaso ha garantito il risarcimento totale dei costi della ristrutturazione. Non so, si son strombazzate tante cose sino ad ora. Non so.

martedì 12 maggio 2009

Noi, terremotati

Prendo spunto dalle pertinentissime domande che Alessandro MT mi ha rivolto nel commento al precedente post per aggiornarvi sulla condizione di noi terremotati aquilani. Mi ero persa nel dolore per la mia città distrutta e tralasciavo di informarvi su quanto il Governo sta facendo per noi. Gli sfollati di L'Aquila e comuni e frazioni interessati dal terremoto sono circa 65.000. I dati ufficiali parlano di più 35.000 allocati nelle tendopoli. Le rimanenti persone si dividono fra quelli alloggiati presso le strutture ricettive della costa, dei quali non esistono dati annunciati,che sono per la maggior parte impiegati statali, insegnanti e rappresentanti della borghesia locale, e coloro che hanno provveduto personalmente alla propria sistemazione. Nelle tendopoli, dove sono collocate nella maggior parte persone anziane e stranieri, la situazione è drammatica. E questo a poco più di un mese dall'evento. Bertolaso ha detto chiaramente che non sono previsti alloggi alternativi fino ad ottobre inoltrato, quando i moduli abitativi non provvisori saranno approntati nelle aeree ritenute antisismiche,che a tutt'oggi non sono state ancora espropriate. Le tende sono caldissime durante il giorno, si raggiungono anche i 40 gradi, e fredde durante la notte. Le condizioni igieniche sono precarissime. Il cattivo odore è insostenibile. Sono in atto epidemie di dissenteria e brochiti e polmoniti. Mosche, zecche e ratti sono in attesa di disinfestazione. Di container o case in legno fornite dallo Stato non se ne parla. In pratica, non esistono. In città, dopo pochi giorni dal sisma distruttivo, sono apparse numerose case in legno, poste in mostra da ditte locali e non, per essere vendute. Molti le stanno acquistando. Ma questo può farlo unicamente chi dispone di un terreno dove allocarle. E, ovviamente, del danaro per acquistarle. Non mi risulta che nel comune di L'Aquila esistano zone messe a disposizione dal'amministrazione a tale scopo . A tutto ciò va aggiunta la situazione disperata di quanti, commercianti ed artigiani e liberi professionisti, hanno perso il lavoro. Tra questi mi colloco anche io. I famosi 800 euro mensili ,tanto sbandierati dai politici venuti in passerella elettorale, non trovano riscontro alcuno in decreti reali. Chi non usufruisce delle tendopoli o degli alloggi sulla costa può inoltrare domanda al Comune per avere un risarcimento pari a 100 euro al mese, 200 per gli ultrasessantacinquenni. L'impiegata del comune, alla quale ho consegnato la mia domanda redatta su un foglio di carta volante, ché l'amministrazione non dispone di computer, mi ha detto che non si parlerà di avere tale indennizzo prima di settembre, viste le condizioni nelle quali versa la macchina burocratica comunale. Le case agibili, per le quali però il Sindaco non ha ancora fornito decreto di rientro, sono quasi il 50 per cento di quelle relazionate. Il 50 per cento di quelle che non si trovano in zona rossa. La zona rossa rappresenta, aldilà del bel nome evocativo, i centri storici di L'Aquila, Onna, Paganica,San Gregorio e Tempera che sono totalmente inagibili. Gli abitanti di queste zone sono oltre 16.000. Me compresa. I moduli abitativi annunciati da Bertolaso non potranno ospitare più di 13.000 persone. Appare chiaro, innanzitutto, che gli sfollati assistiti nelle tendopoli non possono trascorrere l'estate e parte dell'autunno in condizioni tanto precarie. E appare altrettanto chiaro che i nuovi disoccupati senza più beni al sole non possono sopravvivere privi di introiti di alcun genere. Quando arriverà l'inverno, coloro che saranno senza casa moriranno di freddo. Qui si scende anche a 15 gradi sotto lo zero. Questa la nostra situazione. Unica soddisfazione è stata, domenica, giorno della festa della mamma, la presenza delle deputate Gabriella Carlucci, Alessandra Mussolini e Paola Pelino, giunte sin qui a portare la loro solidarietà morale. La chicca è stata Maria Grazia Cucinotta che si pavoneggiava davanti ai riflettori,prima e dopo aver coperto l'abbondante scollatura con una maglietta bianca inneggiante alle mamme aquilane. Non è poco. Mica pizza e fichi.

lunedì 11 maggio 2009

La città

Una ripresa della città, del quartiere di Santa Giusta, il mio, dalla collina di Collemaggio

Altra panoramica, sembra tutto intatto. Il terrazzo che vedete sopra il loggiato è il mio.

Questa la cruda realtà.

Ancora foto

Palazzi puntellati

I portici del Liceo

Il transetto della basilica di santa Giusta

Altre foto

I palazzi del quartiere Santa Giusta





Foto

Ecco le prime immagini che sono riuscita a prendere della mia città. Ne ho parecchie, ma la connessione non mi consente di caricarle con facilità. Spero di poterlo fare a più riprese.

Questa è la strada dove avevamo il nostro negozio.


Tipico esempio di finestra aquilana


Una parete del nostro negozio


domenica 10 maggio 2009

La signorina snob

E' domenica, e mi consento un post leggero.
Nella mia prima vita ero spiritosa. Spero di tornare ad esserlo anche nella seconda. Sì, spiritosa. E mi divertivo ad inventare macchiette ed a proporle agli amici. Una che piaceva tanto, ed era anche molto richiesta, era quella della signorina snob. Mi ispiravo alla bravissima Franca Valeri. Ricordo quando, ad Ischia, mollemente adagiata nelle acque calde, davanti a quel panorama che toglie il respiro, facevo ridere tutti recitando cose del tipo " Ah, questi poooovevi. Povevi cavi. Spesso vado a tvovavli nelle lovo catapecchie. Povto quelle cose che piacciono taaanto ai povevi. Sapete, vevo, che i povevi amano i fagioli in scatola? E le patate e la cavne consevvata, e quel fovmaggio che sa di polistivolo? Voba da discount. Pvovate a povtave lovo dello champagne: vi gavantisco che non lo bevvanno mai. I povevi lo champagne te lo sputano in faccia"
Ieri sera ero in coda per prendere la cena alla mensa del campo Monticchio1. Lì danno roba da poveri. E mi sta bene. Siamo in tanti.Una giovane donna, vestita in blu, con un accento del nord, rivolgendosi ad un compagno che le era accanto, stessa divisa con stemma ROTARY INTERNATIONAL, ha detto : "che facciamo? ci mischiamo alla plebaglia?" Ho sorriso. Era simpatico ritrovare la mia macchietta in carne ed ossa. Ed è stato bello sentirmi parte integrante di quella plebaglia.

sabato 9 maggio 2009

G8

Molti di voi mi han chiesto di intervenire in merito al G8 che il Cavaliere ha deciso di spostare a L'Aquila, fra noi terremotati. Che dire? La popolazione è divisa. Molti sono contenti,addirittura il deputato DS, aquilano, Giovanni Lolli inneggia al Presidente, definendolo un genio per la brillante trovata. Io sono nauseata. Sempre più nauseata. Non ne vedo il senso. Non riesco a cogliere gli eventuali vantaggi per la popolazione. Se tutto ciò fosse accaduto in tempi diversi, senza terremoto, per noi sarebbe stata una grande opportunità. Sarebbe stata una gran risorsa per una città splendida, da sempre dimenticata dalla classe politica. Da sempre considerata terra di conquista solo in campagna elettorale. Ma ora tutto assume connotati patetici e penalizzanti per noi sfollati. Non oso immaginare la città ancor più militarizzata di quantro lo sia allo stato attuale. Non oso immaginare noi, già martoriati, messi ancor più da parte per far posto ai potenti del mondo. Noi e la nostra terra usati come cornice di un quadro senza tela. Un secondo terremoto ci schiaccerà: saremo entità perse nel nulla. Spettatori anche in questo caso.Mi piacerebbe esserci ad urlare la mia rabbia, anche in maniera perentoria. Ad urlare quanto siamo lasciati soli in questa tragedia, quanto quello detto finora siano state solo belle parole. Non suffragate dai fatti. Quanto, ancora una volta, noi Aquilani siamo trattati da Italiani di serie B. Ma non posso andare da sola. Dovremo organizzarci. Dateci tempo. E man forte.

Aggiungo il link delle dichiarazioni di Giovanni Lolli, per quanti volessero bearsene.
http://www.lucatelese.it/?p=923

Ancora sui volontari della Protezione Civile

Torno sull'operato dei volontari della Protezione Civile pubblicando un botta e risposta tra me ed una gentile volontaria. Lo faccio per chiarire, spero definitivamente, l'equivoco che si è generato tra me e le persone che son venute ad aiutarci. Questo è quanto scrive Ornella:

Ciao cara Anna! Sono una volontaria della protezione civile della prov. di Vicenza. Nella notte tra il 6 e il 7 aprile sono partita con i volontari della mia provincia per portare aiuto a voi, popolo abruzzese. Sono partita lasciando qui la mia famiglia, senza conoscere la situazione e senza sapere quanto sarei rimasta. Leggere le tue parole mi ha veramente ferito il cuore, non avrò parole di disprezzo, perchè ho vissuto la situazione e ho letto negli occhi dei tanti abruzzesi che ho avuto l'onore di conoscere la paura x quel che era successo, ma anche la gratitudine x ciò che stacamo facendo. Sono rimasta li una settimana, ho passato li la pasqua, lontana dalla mia famiglia, dalla mia casa; una settimana lavorando per montar tende, portare le brande e praparare i pasti... Non mi ha pesato il fatto che non avevo il tempo di mangiare o che nel nostro campo base i primi giorni non c'era che il bosco per andare in bagno e per tutta la settimana non mi sono potuta lavare, o che montavamo tende anche fino alle 3 di notte e alle 6 eravamo già al lavoro; capivo che tra tanti ero fortunata, e quando sono arrivata in Abruzzo vedere tante persone e tanti bambini che ancora dormivano in macchina mi ha fatto tirar fuori ogni mia forza. Sono pronta a ripartire il 23 maggio, ora la situazione dal punto di vista organizzativo è migliorata. Capisco che a volte certe nostre procedure non siano capite(come il fatto di schedare, non hai pensato che potrebbe servire nel caso qualche parente cerchi persone di cui magari non ha notizie?), ma veramente mi sono venuti i lacrimoni agli occhi nel leggere le tue parole pungenti... Ho cercato di essere il più obbiettiva possibile, ma veramente non ho capito tanta cattiveria nei confronti di noi, protezione civile. Mi spiace tantissimo se il nostro aiuto non ti è gradito, perchè lo facciamo con il cuore. Un abbraccio, Ornella

Questa la mia risposta:

Ornella,mi spiace che voi volontari della protezione civile prendiate come accuse personali quelle che io rivolgo SOLAMENTE all'istituzione.Istituzione che contesto da sempre. L'ho ripetuto tante volte, lo ripeto anche per te.Se tu non ti fossi fermata solamente a questo post, ma fossi andata avanti, lo avresti capito. La superficilità non paga mai. Ma ora voglio spendere altre parole con te. Vedi, non serve che tu mi spieghi minuziosamente come hai vissuto in quella settimana, io lo so. Io ci vivo da più di un mese e mi toccherà viverci ancora per molto tempo.Tutti noi terremotati che siamo rimasti qui a resistere lo sappiamo molto bene. Perdonami se non mi commuovo a pensare che tu ci abbia dedicato una settimana della tua vita. Perdonami. Sai, io il volontariato l'ho sempre fatto. Sempre fuori dai canali ufficiali, dei quali non mi sono mai fidata. Ho lavorato sempre in situazioni di disagio mentale grave. Se vai a ritroso nei miei post vedrai che ne parlo anche. Ebbene, ogni volta che le persone che ho"aiutato" hanno provato a ringraziarmi ed a mostrarmi gratitudine io ho SEMPRE detto che quello che facevo lo facevo per puro egoismo, perchè lo stare con loro faceva stare bene soprattutto me. Non mi sono MAI aspettata riconoscenza. Sono SEMPRE stata io riconoscente verso di loro. E credo che il senso del volontariato sia questo. Riflettici per favore. Nessuno deve battere le mani ai volontari, i volontari sono tali per loro scelta. Non per nostra.

venerdì 8 maggio 2009

Il dolore

Apro piano la porta. Entro in punta di piedi. Questa è l'unica casa che mi è rimasta. Avrete notato come qui nulla sia cambiato. Tutto è identico, come ai tempi della mia prima vita. Mi siedo in un angolo e vi parlo. Ho bisogno di intimità. Non mi avete sentita ieri e oggi. Ho dovuto elaborare un lutto. Ieri, ad ora di pranzo, mio marito ed io abbiamo raggiunto il punto di raccolta a La Fontana Luminosa per essere accompagnati dai Vigili del fuoco nel nostro negozio-laboratorio. Ormai il flusso di persone va scemando. Abbiamo aspettato solamente un'ora e poi i Vigili ci hanno scortati, con la nostra auto, verso il centro. Non avevano fretta. Ci siamo lentamente inoltrati attraverso il corso, siamo arrivati in Piazza Duomo e quindi nello stretto vicolo che conduce a quella che, una volta, era la nostra attività. Dei vigili ho già parlato. Loro capiscono. Ho chiesto di poter dare un'occhiata alle vie circostanti. Hanno acconsentito, pur sapendo che non avrebbero dovuto.Mi sono avventurata da sola. Ho ripercorso quelle stradine che erano le mie di tutti i giorni. Tutti i giorni della mia vita. Immaginate un castello di carte da gioco. Di quelli che si erigono sperando che non crollino da un momento all'altro. Avanzavo sommessamente. Sola. Intorno a me il deserto. E il silenzio totale. Lì mi sono sentita madre. E madre per eccellenza. Quella madre che accoglie fra le braccia il figlio morto.Quella madre che lo stringe a sé e si abbandona al dolore della perdita. Una perdita che sa incolmabile. Una perdita che la soffoca. Quella madre che accarezza con lo sguardo la creatura alla quale darebbe la sua stessa vita, pur di vederla ancora viva. Un dolore atroce. Che ti schiaccia. E ti lascia tramortita. Le ferite di quelle pietre erano le mie. Le ho accarezzate, e baciate. Tutte in un abbraccio disperato. Vi giuro, soffro per la mia città più che per ogni altra perdita personale.
Vedo le stelle dalla finestra. Il cielo è sempre uguale. Come le montagne.Voglio provare a sopravvivere. Devo farlo.

giovedì 7 maggio 2009

Il container

Sì,ieri si è compiuto un mese dal giorno della catastrofe. Un mese di dolore durante il quale nessuna delle ferite che hanno squarciato corpi ed anime si è rimarginata. Le sofferenze sono ancora profonde,e laceranti, ma, nonostante tutto, si continua a vivere. Mio marito ed io abbiamo deciso di restare in città e, della cerchia di amici e conoscenti, siamo davvero tra i pochissimi. Molti hanno optato per gli alberghi messi a disposizione sulla costa, altri per le seconde case, altri ancora per l'ospitalità di parenti ed amici. Noi, da resistenti, restiamo sul campo. Ma abbiamo abbandonato la roulotte. Era invivibile. Da ieri sera dormiamo in un container. E non siamo più ad Arischia, ma a Fossa, nella zona industriale di Fossa. Su una piazzola asfaltata messa a disposizione da amici, terremotati anche loro, che non hanno, però, perso il lavoro. Quindi il nostro container è accanto a quelli che ospitano gli uffici, sono ingegneri, e disponiamo di elettricità ed acqua corrente. E di un bagno con doccia. Non è poco. Dopo un mese nell'accampamento degli amici allevatori, tutto questo ci appare un vero lusso. Il container misura dieci metri quadri. Poco, ma riesce ad ospitare un letto, un armadietto ed un tavolo. Anche un fornellino per il caffè. Abbiamo dovuto comprarlo il container, ché per Bertolaso saremmo nelle tende fino a data da definire. Fra dissenterie e pidocchi. E' costato 2.100 euro. E qui entrano in scena quanti di voi mi hanno dimostrato affetto e solidarietà inviando il danaro per l'acquisto del computer dal quale vi scrivo. Siete stati numerosi e generosi. Marina mi ha rimesso la somma di 1.775 euro,che è quella residua dopo l'acquisto del pc. Voi, amici cari, mi avete regalato anche questo container. Questo piccolo spazio dal quale ripartire per rinascere a nuova vita. Grazie per la generosità che, in questo momento, ci risulta davvero preziosa. Appena potrò, pubblicherò delle foto del vostro regalo. Sapete, ieri sera, mettendoci a letto, in una parvenza di normalità, Peppe ed io, per la prima volta dal disastro, siamo riusciti ad azzardare una bozza di ipotesi del nostro futuro. Fino a ieri tutto ci pareva ancora irreale.E ingestibile.Ma di questo vi parlerò in un altro post.

martedì 5 maggio 2009

Il consiglio comunale 2

La tosse allergica non mi dà tregua. Cerco di buttare sulla tastiera qualcosa per voi. E per me. Ieri sera ho partecipato ad un affollatissimo consiglio comunale. Gli Aquilani hanno voglia di esserci. E di sapere. Il punto della situazione è il seguente: ad un mese dal sisma le persone sfollate risultano essere 65mila. Provenienti da L'Aquila e da altri 49 comuni . Le tendopoli allestite sono 170. Tutti ci domandiamo come si può pensare di tenere degli esseri umani in tenda fino all'arrivo dell'autunno. Nessuno parla di roulotte o container.Tutti temono epidemie, malori, malattie e stati d'animo pericolosi. Il decreto terremoto, messo a punto dal consiglio dei ministri, appare quanto di più farraginoso e meno leggibile si possa immaginare. Si parla di ricostruzione immediata e,poi, di finanziamenti dilatati sino al 2033. Si parla di alloggi di transizione per 15 mila sfollati, quando solo gli sfollati del centro storico, totalmente inagibile, sono 22mila. Appare chiaro che gli Aquilani non verranno trattati come Umbri e Marchigiani e Friulani che hanno avuto finanziamenti pari al 10o% del costo base delle loro case.Gli Aquilani sono troppi. Il centro storico della mia amata città è quattro volte più grande della somma di tutti i centri storici dei paesi umbri e marchigiani colpiti dal sisma. La mia città è una delle 24 città d'arte italiane, appare ancor più agghiacciante, quindi, l'opzione concessa alla società Fintecna: chi non riuscirà a coprire la ristrutturazione con il massimale degli 80mila o 150 mila euro, come accadrà in tantissimi casi, me compresa, e non disporrà di fondi personali da aggiungere alla somma erogata dallo stato,potrà cedere mutuo e rudere a questa immobiliare che diventerà padrona del centro storico, con conseguenze speculative immaginabili. Con il rischio di vedere trasformata L'Aquila in una enorme Disneyland. Altro dato inquietante è quello degli alloggi provvisori che vengono stimati, come detto, nell'ordine di cinquemila, per una spesa totale di 400 milioni di euro entro il 2009. Fatti i dovuti conti, un modulo prefabbricato di 50 mq costerà intorno agli 80mila euro. Quanto lo stato riconosce per la ristrutturazione di un appartartamento disastrato del centro storico. La cosa che è apparsa lampante agli occhi di tutti è stata l'estromissione totale dei cittadini e dei governi locali ad opera della Protezione Civile. La Protezione civile blinda e decide, con arroganza e saccenza.Ti mette da parte. Questo è apparso anche dal discorso del Sindaco, che invocava di essere chiamato in causa e dagli assessori e consiglieri tutti. Bertolaso era lì, e faceva il piacione. Ci ha rassicurati, ci ha detto che tutti saremo sistemati al meglio. Ci ha detto fidatevi di me, sono dalla vostra parte. Ce lo aveva detto anche prima del sisma che ci ha schiacciati.Le nostre facce erano perplesse, e spaventate dal futuro che ci aspetta. Un po' di claque che inneggiava al suo operato se l'era portata dietro. In perfetto stile berlusconiano.

domenica 3 maggio 2009

Lorenzo ha raccolto con entusiasmo l'invito di Marina


Marina, Lorenzo ha accettato il tuo invito con entusiamo. Il tema è solo per te. Ed è il mio post di questa domenica. Dovresti venire qua, amica mia, saresti di grande aiuto con bambini e ragazzi.

Racconta ai bambini di Roma, che non lo sanno, come si tratta un cavallo, tutto quello che si deve fare per occuparsi di lui, e dove andresti con lui se tu ne avessi finalmente uno.

Per tenere un cavallo bisogna avere l' occorrente: il morso, la sella, la sotto sella.
Poi se il fantino vuole fare una competizione gli occorre: una camicia biancha,un nero
giaccone , pantaloni bianchi, e cap nero, e soprattutto una stalla.
Tutte le mattine bisogna tenerlo pulito, poi per accudirlo bisogna avere un silos di biada, erba medica e acqua. Con il cavallo vorrei andare al mio accampamento in montagna, dove ho un rifugio di legno.Là ci vado in estate. Il posto si chiama San Franco e si trova dentro il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Mi avete chiesto come è il tempo oggi:piove, come sempre.Il tempo sembra sospeso. E' domenica anche con il terremoto. Si aspetta domani, non si sa bene per cosa. Si aspetta.

sabato 2 maggio 2009

Lorenzo

Archiviate le maestrine dalla penna rossa, gli anonimi che, se insultano, saranno censurati, i soddisfatti o rimborsati, i volontari che hanno letto dietro il mio attacco un attacco personale, non capendo che mi riferivo all'organo al quale fanno capo ed al preciso disegno che sta mettendo a punto in Abruzzo, dopo un paio di giorni di inevitabile sconforto, scaturito dal constatare come la natura umana sia capace di mostrare il peggio di sé anche in frangenti tragici come quello che vede coinvolti noi Aquilani, oggi voglio pubblicare un messaggio di speranza. Che non viene da me, ma da Lorenzo, nove anni. L'unico bambino del nostro accampamento. Lorenzo non amava molto la scuola, prima dell'evento, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ora, in un anelito di normalità, la reclama. Si lamenta del container che ospita tutti i bambini di tutte le classi delle elementari di Arischia. E delle poche ore di lezione giornaliere. L'altra sera, mostrandomi orgoglioso il suo quaderno con un tema che lo invitava a ricordare ancora una volta l'accaduto di quella notte, mi ha chiesto, stupendomi non poco, "Anna, dammi un tema da fare". Voleva normalità. E la chiedeva a me. Ecco il tema di Lorenzo Nurzia, bambino di nove anni. Terremotato.

La vita che vorrei dopo l'emergenza del terremoto.

Dopo di questa emergenza vorrei andare a casa e poi giocare e poi andare a scuola. Poi vorrei andarmi a fare una camminata che facevo sempre per le montagne, andare a mangiare la pizza con i miei amici e festeggiare le feste. Spero tanto che la mia casa è agibile.Spero che tutti i bambini stanno bene e auguro a tutti di rientrare nelle loro case, e che mamma dopo il terremoto mi compri il cavallo.

venerdì 1 maggio 2009

I vigili del fuoco

I vigili del fuoco lavoreranno numerosi anche oggi a L'Aquila. I vigili del fuoco sono eroi. E non è retorica. Vi sfido a parlare con tutti gli Aquilani, uno per uno, e tutti vi confermeranno le mie parole. I vigili del fuoco sono eroi che ti parlano. Sono eroi che ti ascoltano. Sono eroi che ti capiscono. Sono eroi che rischiano le loro vite per recuperare anche un solo pezzetto della tua vita spezzata. Sapete, noi terremotati siamo strani. Quando ho saputo che la mia casa era distrutta, il primo pensiero non è andato alle cose di valore che ho perso. E' andato ad una gonna con un pappagallo che avevo appena comprata. Assurdo. Mi attaccavo ad una cosa che non mi occorreva affatto. Come una bimba con il suo orsacchiotto.Un vigile del fuoco, salendo su una scala pericolante, me l'ha portata. Ed ha raccolto le mie lacrime, e la mia riconoscenza. E mi ha capita.Schernendosi. Gli Aquilani tutti pregano i vigili del fuoco di conservare per loro qualcosa che è stata recuperata. Come pegno di affetto. Come si farebbe con un familiare. E i vigili del fuoco la accettano, anche se non sanno cosa farsene. Perchè capiscono che ti fanno felice.