venerdì 31 luglio 2009

Si stupisce lui

Bertolaso si stupisce. Lui, uomo del fare, braccio esecutivo di colui che del fare fa bandiera, si meraviglia del fatto che i cittadini aquilani, fino ad oggi, abbiano presentato presso il Comune solamente trecento domande per la riparazione degli immobili distrutti o danneggiati dal sisma. Nonostante la sua tempestività nell'emanare le ordinanze. Immagino che il plenipotenziario, sgranando gli occhioni, stia lì a dirsi " che ignavi questi Aquilani, gente del meridione, abituata all'assistenzialismo. Stanno lì ad aspettare cosa? Perché non si rimboccano le maniche?" Da Aquilana posso affermare, senza tema di smentite, che siamo un popolo abituato a rimboccarsele le maniche e a fare da soli. Di assistenzialismo da queste parti se ne è visto sempre ben poco. Dimenticati fra i nostri monti, abbiamo imparato a sbrogliarcele da soli le cose. E ci piacerebbe continuare a farlo. Ma le ordinanze, come detto e ridetto su questo sito, sono assolutamente incomprensibili. I cittadini del centro storico ne sono ancora esenti, ché neanche si pensa ad emanarle per loro, 'ste benedette ordinanze. Gli altri stanno lì, fra ingegneri e avvocati a cercare di capire cosa devono fare. E fra riunioni di condominio. Ha mai partecipato il superman in questione ad una riunione di condominio? Sa quanto sia difficile trovare linee comuni? Ed intanto il tempo passa. Inesorabilmente, la scadenza dei novanta giorni si avvicina. E se scadono quei novanta giorni, pufff.... i rimborsi vanno a farsi benedire. Le parole di quella norma che, all'articolo 10 dell'ordinanza, recitano:
La documentazione da presentare per riscuotere il contributo consisterà in documenti di spesa costituiti da:
a) computo metrico estimativo redatto sulla base del prezziario regionale,
b) fatture di pagamento ,
c) documenti attestanti l'avvenuto pagamento delle fatture
preoccupano non poco chi quel danaro per pagare le fatture non ce l'ha. E preoccupa il dover accendere un mutuo per poterle pagare. E comporta il dover riflettere molto bene sul da farsi. E ponderare. Questo sempre con la scure dei novanta giorni. Non si meravigli dottor Bertolaso. Siamo noi a meravigliarci della sua meraviglia. E anche ad arrabbiarci, poiché sotterraneamente tacciati di non essere in grado di badare ai nostri fatti. Provveda ad allungare i termini. E a fare chiarezza su quelli che sono per ora solo proclami pubblicitari. Spot.Non stiamo parlando di mulino bianco qua.
E Fintecna è pronta. Dientro l'angolo.

mercoledì 29 luglio 2009

Aspettando il miracolo

Lo aveva dichiarato trionfalmente, come nel suo stile: " in agosto prenderò casa a L'Aquila, per seguire personalmente i lavori della ricostruzione (leggasi piano C.A.S.E.) perché l'occhio del padrone ingrassa il cavallo". E noi, sudditi, qui ad aspettarlo. Presidente terremotato, fra i terremotati. E presidente palazzinaro, fra i palazzinari. Oggi dichiara, non smentendosi nel suo stile che lo vede smentirsi ad ogni pie' sospinto:"nel mese di agosto andrò tutte le settimane a L’Aquila per fare un lavoro che mi piace molto e che è diventato una sfida. E continua: "entro novembre daremo case completamente arredate a diciannovemila persone”. Quindi, orgoglioso:"anche in Cina ed in America chi ha subito la perdita di una casa a causa di terremoti, uragani o altro, mai ha avuto una risposta così veloce e tempestiva".
Già lo vedo il nostro presidente, non più residente in vacanza-lavoro in città, ma pendolare forzato, novello gesù cristo, provvedere alla moltiplicazione dei posti letto, dato che noi sfollati siamo circa cinquantamila.

martedì 28 luglio 2009

Di tetti sulla testa, ritardi ed indennizzi

Prima seduta ordinaria dopo il terremoto quella che si è tenuta ieri mattina presso l'aula del Consiglio Regionale, nel bellissimo palazzo dell'Emiciclo, sulla villa comunale di L'Aquila. Reso di nuovo agibile con poco lavoro. Ha esordito il Sindaco Cialente, rendendo finalmente noto a tutti ciò che i comitati cittadini vanno sbandierando dalla prim'ora: lo scellerato progetto C.A.S.E. non sarà sufficiente a mettere un tetto sulla testa a tutti gli sfollati. 12.500 i nuclei familiari che rimarranno senza casa per l'inverno. Fallimento ratificato, quindi: è stata ammessa la necessità di soluzioni abitative temporanee, in legno. Scempio compiuto, soldi intascati, terreno reso fertile per le associazioni mafiose, aree agricole rese per miracolo edificabili e cittadinanza disgregata fra tendopoli e alberghi. Una comunità annientata. Dopo quattro mesi in alloggi di fortuna, gli sfollati si sentono dire che avranno case temporanee. Non sarebbe stato il caso di approntare tali abitazioni per tutti e velocemente, in modo da tenere unita la comunità? Se così fosse stato, oggi, tutti saremmo nella nostra città, a minor prezzo per le tasche dei contribuenti. E' apparso chiaro che, se tutti avessimo agito, cittadini ed istituzioni locali, in coesione ed energicamente, e con decisione, forse, la Protezione Civile non avrebbe fatto di noi e dei nostri luoghi terra di conquista. Parlando di ricostruzione leggera, quella che vede le abitazioni rese agibili con lavori di medio e piccolo onere finanziario, i ritardi appaiono vergognosi. L'ordinanza del capo indiscusso dott. Bertolaso è stata firmata il 25 maggio. E' uscita il 6 giugno, ma le linee guida da intraprendere sono state rese note dall'alto solo il 23 luglio, pur decorrendo dal 6 giugno l'inappelabilità dei novanta giorni per la presentazione delle domande di contributo. A tutt'oggi, non è stato ancora designato un ufficio preposto a istruire tali pratiche. Di fatto, ancora nessuno ha iniziato a ricostruire, poichè i cavilli burocratici sono talmente macchinosi da disorientare anche il tecnico più scaltro. Se non ammanicato con chi di dovere, e dallo stesso indicato alla cittadinanza. La Regione Abruzzo non lavora insieme con il Comune di L'Aquila e, a tutt'oggi, non ha chiarito quanto sia stato stanziato, all'interno del piano finanziario, per il territorio aquilano e per le sue attività produttive. Quando Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo, ha preso la parola ed ha iniziato un breve quanto sterile excursus sulle vicende attraversate dalla popolazione aquilana, vicende che tutti gli astanti ben conoscevano, il dissenso fra i convenuti in sala si è reso palese. Il Chiodi, non amando, come il suo capo e maestro, chi non lo osanna, ha abbandonato il Consiglio, causando il successivo scioglimento dei lavori per mancanza del numero legale. E noi qui, ad aspettare che si decida delle nostre vite. Ci rendiamo conto che ci aspetta una battaglia di diritti. Una lotta per la difesa del nostro territorio, per sentirci ancora figli della nostra terra. E questo nonostante un governo che ci penalizza vergognosamente. E cerca di destabilizzarci.
Nel frattempo, oggi, a quasi quattro mesi dal sisma, è giunta per mio marito e per me la prima rata del danaro che ci ripaga per aver scelto la sistemazione autonoma. Riguarda il solo mese di aprile. Quel mese che ci ha visto dormire in automobile, e mangiare panini nei chioschi di fortuna. Il confortante importo è stato, per due, di ben centosessanta euro. E già, il terremoto ci ha distrutti il 6 aprile. Ci hanno decurtato i primi sei giorni. Cento euro a testa, diviso trenta, per ventiquattro : uguale ottanta euro. Stasera si va a ballare. Di questo passo, entro la fine dell'anno, ci avranno indennizzati con ben cinquecentottanta euro a testa. Pari a sei mesi di alloggio e vitto autonomi. Già vi ho parlato dei cinquanta euro giornalieri che uno sfollato in tenda o in albergo costa agli Italiani. Abbiamo fatto risparmiare allo stato ed ai contribuenti tutti 16.240 euro. Dicasi sedicimiladuecentoquaranta. Che non sono andati ad ingrassare albergatori compiacenti e vertici della Protezione Civile. Ci aspettiamo un applauso......

venerdì 24 luglio 2009

Dal di fuori

La chiavetta Alice per la connessione internet qui, nel centro di Roma, non funziona. O meglio, funziona per non più di due minuti, poi la linea cade, quindi bisogna ricollegarsi e poi cade di nuovo. Roba che neanche la calma di Giobbe basta. Mi sto abituando a diventare più paziente di lui. Pare che, dopo un terremoto catastrofico, ci si abitui a tutto. Bene inteso, parlo di disagi. Non di mister B. e company, e del teatrino della politica tutta.A loro non mi abituerò mai. Insomma, guardare da lontano gli eventi che hanno sconvolto la mia e tante altre vite è, al tempo stesso, inquietante e, con tanta buona volontà, persino interessante. Qui a Roma, ad un tiro di schioppo dalla terra della tragedia, le persone, anche quelle che ritieni essere informate e che sappiano guardare al di là del proprio naso, ignorano la vastità dell'evento e, soprattutto, le nostre reali condizioni. Ho trovato uno stratagemma, per cercar di far comprendere loro la prima delle due cose, e dico "immaginate Roma, all'interno dell'anello della circonvallazione, distrutta, ridotta in macerie, più o meno pericolanti". Sguardi attoniti. E increduli. Quindi parte la domanda: "siete tornati nelle vostre case?" Deglutisco: "no, nessuno è tornato nella propria casa, siamo di fatto tutti ancora sfollati. "Ma la ricostruzione è iniziata ed è a buon punto". Qui l'irrequietezza inizia a farsi sentire, ma sono paziente più di Giobbe, "no, nessuna ricostruzione, anzi, non si provvede neanche alla messa in sicurezza delle case che peggiorano sempre più, sotto le continue scosse". "Suvvia, non possono mentire, dicono che tutti avrete un tetto sulla testa, a settembre le vostre case saranno pronte". Ora Giobbe vacilla, fortemente: " alcuni di noi, solo alcuni, avranno sulla testa il tetto delle case/loculo, mostri di cemento che andranno a rimpinguare le tasche di qualcuno". "Mbe, meglio quelle delle tende, la gente sarà contenta". A questo punto sto per mordere, ma persevero nella calma apparente, temprata dalle avversità: "no, le persone non sono affatto contente, sono disperate direi. Avrebbero preferito degli alloggi provvisori per poi tornare nelle proprie case. Anche a costo di sacrifici durissimi. Tutti siamo legati alla nostra terra e ai suoi campi arati, e agli alberi". Vedendomi lievemente alterata, il discorso scivola sul lieve " i negozi hanno riaperto?". Serafica " solo qualcuno e con i prezzi alle stelle, molti commercianti sono arrivati da fuori. Per partecipare al bottino della tragedia. Molti ne arriveranno ancora". So perfettamente, lo vedo dai loro visi, che non sanno se credermi, o considerarmi una disfattista. " E la tua attività? Sei in ferie ora?" Demoralizzata: " non sto lavorando, ma non direi che sono propriamente in ferie. Mio marito ed io abbiamo perso tutto quello che avevamo. E non abbiamo, per il momento, la possibilità di avviare dal nulla la nostra attività. Nessun aiuto per noi. Solo strombazzamenti fasulli." Ancora: " ma come? vi daranno ottocento euro mensili, e poi l'aiuto per la ricostruzione delle attività distrutte". Sfinita: " gli ottocento euro sono stati solamente per tre mesi, e l'aiuto per la ricostruzione consiste in centoventi giorni di lavoro, calcolati sulla base della dichiarazione dei redditi dell'ultimo anno. In pratica, qualche spicciolo". Facce compunte, e, spesso, solidali. " E già, siamo in un momento di crisi. Soldi non ce ne sono. Da gennaio dovrete anche pagare le tasse, con gli arretrati.Vi dovete far coraggio..."
Sì, ci dobbiamo far coraggio.
Qualcuno, il solito demente che mai manca, mi ha detto: " però potete acquistare le auto nuove con il 25% di sconto, che fortuna!"
Lì Giobbe è andato in ferie....

mercoledì 22 luglio 2009

Compleanno

Immersa nella normalità, sola, in una casa non mia, nel cuore di Roma, in questa sera di compleanno, ho acceso il televisore. Dopo mesi. Esco dal microcosmo della mia realtà, fatta di bisogni primari e necessità impellenti, ed entro nella vita di tutti. Quelli che non vivono l'emergenza, e la disperazione. Mi introduce il volto fresco di lifting della conduttrice del Tg1 e scopro che quello che noi terremotati, lontani da tutto e tutti, viviamo sulla nostra pelle, sciacallaggio, falsi annunci, sensazionalismo sterile, altro non è che quello che tutti gli Italiani vivono sulla propria pelle. Si parla di caldo soffocante in estate, di influenza suina, di superenalotto, e si sorvola brillantemente sulla crisi economica incalzante che colui che non è un santo afferma essere sorpassata. Gli Italiani appaiono fiduciosi del futuro e apprezzano l'operato del governo. Siamo uguali, Signori miei, terremotati e non. Nello stesso carrozzone, siamo presi tutti per i fondelli. E manovrati verso il pensiero unico. Dopo il pomeriggio trascorso nella biblioteca romana del Senato, con un cicerone di eccellenza, amico che ha saputo trasmettermi pacatezza e rilassatezza, e attento commentatore di questo blog,celebro sola il mio compleanno. La bottiglia che mi sono regalata è agli sgoccioli. Il gelato della gelateria San Crispino, la migliore della capitale e, forse, del mondo, mi aspetta. Prima del terremoto non amavo il gelato. Si cambia, sto imparando a conoscerlo. Melone, pesca bianca e crema allo zenzero e cannella sono davanti ai miei occhi. Il TG è terminato, il caldo estivo porta Mina e Battisti che cantano di emozioni. Mi tuffo.
Buon compleanno, Anna.

martedì 21 luglio 2009

Lontananza

Eccomi a Roma. Ormai da qualche giorno. Echi lontani mi giungono dalla mia città. Fatti di parole confuse, pronunciate da persone confuse. Quanto tutto appare irreale. A pochi chilometri di distanza. Qui, tra le meraviglie di un posto che amo e che non smette mai di sorprendermi, e le orde di turisti, e il caldo afoso, tra asfalto e pietre, potrei anche sentire di non appartenere a nessuno. Luogo o persona. Di essere solo carne. E anima. Niente memoria. Solo oggi. E niente domani. Camminare confusa fra tanti, ognuno con la sua vita, con la sua storia. Io con la mia. Realtà che cerco di allontanare. E incertezza. Solo questo gelato, che si squaglia in bocca. E sparisce. E allora, a notte fonda, quando il rintocco vicino di una campana ed il respiro conosciuto di chi mi dorme accanto sono gli unici suoni che mi dicono che la vita è ancora qui, posso fingere con me stessa che tutto è normale. Che questo incubo, fatto di privazioni, stenti, sofferenza e tanta paura, aspetta solo il mio risveglio.

venerdì 17 luglio 2009

Il distacco



Parto. Ma sono tristissima. Immaginate una madre che lascia il figlio morente. E che nulla sa cosa sarà di entrambi al suo ritorno. Seppur mi allontano di pochi chilomentri, il distacco è dolorosissimo. Accarezzo dentro di me il ricordo di quello che era la mia città, e la mia vita. Ben consapevole del disastro del presente. Il video merita di essere visto: girato dai ragazzi de L'Accademia dell'Immagine, vive da dentro il dramma. E lo esprime con delicatezza. E fierezza.
A presto.

giovedì 16 luglio 2009

Il punto della situazione


A pochi giorni da quel disastroso 6 aprile, dopo aver collocato mia madre e mia sorella in una casa, io, qui sul campo della tragedia, ripetevo in continuazione, come un tormentone che non riuscivo a tenere a freno, guardando mio marito e l'amico Fabio, con il quale abbiamo vissuto il primo mese di disperazione, " occorre fare il punto della situazione". Lo dicevo con la testa fra le mani,e, alzandola, incrociavo il loro disorientamento. E toccavo il mio. Non so bene cosa volessi significare con quella frase. Credo il desiderio di trovare un punto di partenza. Al quale attaccarci.
Oggi, a centodue giorni da quella notte, so da dove partire. E dove arrivare, per la mia ricostruzione personale. Di questo avrò tempo di parlare,ma, prima di lasciare brevemente la mia città, voglio fare il punto della situazione della ricostruzione e della vita sociale di noi cittadini. Cosa abbiamo avuto? L'aiuto, non elargito, come sottilmente è stato imposto di credere ai cittadini, da mani pietose che ci hanno fatto beneficienza, ma da un governo che ce lo doveva, essendo noi contribuenti e cittadini italiani. Un aiuto, dicevo, a scrollarci di dosso la polvere delle macerie e ad avere un riparo sulla testa e del cibo. Aiuto, devo riconoscere, immediato. Ma dovuto. Chi ha provveduto a se stesso, non sottomettendosi al pietoso padrone, è stato, ed è ancora, ignorato. Invisibile. Ancor più invisibile tra gli invisibili. Inesistente direi. Poiché fonte di mancato guadagno. Cosa, invece, ci è stato imposto? La lista è lunga, armatevi di pazienza, se vorrete seguirmi.

1.Ci è stato imposto lo scellerato piano C.A.S.E. che si è presentato, sin da subito, come progetto atto a far degenerare il piano di ricostruzione della nostra città, e che non risolverà entro l'estate il problema di alloggio dei quasi cinquantamila sfollati.
2.Ci è stata imposta la collocazione del suddetto piano che contribuirà a favorire la disgregazione
della popolazione, pretendendo di mettere un tetto sulla testa solo a qualcuno di noi, senza prevedere spazi di rinascita sociale e lavorativa.
3.Ci è stata negata l'informazione sul piano C.A.S.E. Abbiamo scoperto solo dai giornali, unica fonte discutibile di informazione, il progetto calato dall'alto che mostra orribili case anonime, con la giunta edulcorante di mamme, e bimbi, e cani a passeggio fra prati in fiore. Di contro, davanti ai nostri occhi, stanno sorgendo mostri di cemento che deturpano la bellezza unica del nostro paesaggio, che era di alberi e di orti, e di foraggio ed erba medica. E grano. Ci hanno impedito di dire che tutti avremmo preferito strutture prefabbricate, di basso impatto paesaggistico,e, soprattutto, rimovibili. E molto più economiche.Tutti noi vogliamo tornare nelle nostre case. Nessuno vuole la new town diffusa. E permanente.
4.Le nostre abitazioni non sono state messe in sicurezza, se non pochissime e quelle dei soliti noti. Stanno crollando davanti ai nostri occhi. E l'esito delle verifiche di stabilità non è stato ancora reso noto per le case nella zona rossa, dentro le mura del centro storico. Nessuna stima dei danni è stata effettuata. Si sarebbe dovuta conferire, nella ricostruzione, la priorità assoluta al nostro patrimonio artistico ed architettonico.
5. E' stata fornita, al mondo intero, di noi e della nostra situazione, un'immagine falsata di città e popolazione che sta rinascendo. Di centro storico riaperto, fra concerti e star televisive. Di ospedale, ed uffici e tribunale funzionanti. Basterebbe venire qui per rendersi conto di quanto ciò sia lontanissimo dalla realtà. Ci hanno, quindi, imposto la controinformazione come unica, difficilissima, insidiosa arma. Che pochissimi sanno e possono usare.
6. Ci lesinano le ordinanze per la ricostruzione, centellinandocele con gusto quasi sadico. Le uniche rese note sin ora sono quelle per le case agibili, o da rendere tali con lavori di piccola entità. Ce le vediamo piovere addosso, e sono talmente macchinose che non riusciamo a capire come muoverci. Cosa fare. Da dove iniziare. A chi rivolgerci per chiedere delucidazioni. I lapidari siti internet del Comune e della Protezione Civile recano informazioni di difficile interpretazione, anche per tecnici e professionisti esperti. Nessun referente ufficiale che illustri il percorso amministrativo da intraprendere.
7.Ci è negato di conoscere il futuro scolastico dei nostri figli. Di fatto non sappiamo dove e come torneranno a scuola. E' impossibile qualsiasi tipo di programmazione. Si stanno così favorendo le iscrizioni nelle scuole di altre città.
8.E' stato permesso ad improbabili commercianti forestieri di collocare in ogni dove attività di ogni tipo, impedendo a noi di riattivare le attività commerciali per mancanza di reperimento di luoghi deputati.
9. Si è concessa la possibilità ai proprietari di seconde e terze case agibili, o di terreni agricoli o edificabili, o di locali commerciali di speculare sul disastro. I suddetti sono stati legittimati a chiedere per le loro proprietà importi inaffrontabili. Impossibili per chi ha perso il lavoro e non dispone di fonte alcuna di guadagno.
10.Nessun piano è stato approntato per la ripresa delle attività produttive. Una città non è fatta solo di tetti sulla testa, è fatta, principalmente, di lavoro. Lavoro, casa, piazza, intesa come luogo dove vivere la socialità. Questa dovrebbe essere la scaletta delle priorità. Invece ci hanno negato il diritto al pagamento ritardato delle tasse negli stessi tempi e modi avvenuti per i precedenti sismi, imponendolo sin dal gennaio prossimo venturo. Come se, per incanto, potessimo per allora aver ammortizzato il mancato guadagno e dato inizio all'attività produttiva.
11. Ci hanno imposto la disgregazione totale, nessun luogo comune dove poterci confrontare e prendere decisioni collettive. Subiamo l'ordine militare atto al comando della protezione civile che non risponde a nessun criterio di rispetto della libertà individuale.

Tutto ciò non è ascrivibile esclusivamente al Governo centrale, ma anche all'inettitudine delle istituzioni locali, assolutamente inadeguate a fronteggiare una situazione tanto grave. La Regione Abruzzo è assente, asservita al grande padrone. La Provincia ed il Comune, al di là delle belle e condivisibili parole, si perdono in piccole rivalità interne e giochi di potere. Preoccupati più di mietere improbabili successi elettorali, che del bene comune. L'unica speranza, seppur remota, rimaniamo noi cittadini. Se, armati di pazienza, sapremo lottare coesi. La partecipazione è l'unica arma che abbiamo nelle nostre mani. A settembre si vedrà se saremo in grado di metterla a buon frutto. Voglio essere speranzosa.



mercoledì 15 luglio 2009

Partenza

Il caldo è forte qui a L'Aquila. Di giorno. E, alla notte, nel container, fa freddo. Il letto ad una piazza e mezza, per questioni di spazio, è addossato ad una parete. E quella parete, quando fa buio, diventa gelata. La situazione è invivibile. Come sapete, non mi sono mai allontanata da quel sei aprile. Non per meriti particolari, semplicemente perchè non ci sono riuscita. Un collante potentissimo con questi luoghi mi ha fatto apparire inadeguata qualsiasi altra collocazione. La mia anima, ed il mio cervello, volevano solo quest'aria. E la vogliono ancora. Ma è arrivato il momento di provare il distacco. Il pretesto è quello di due biglietti, ricevuti in regalo per il mio prossimo compleanno da una caro amico, per il concerto di Bruce Springsteen. Domenica, all'Olimpico di Roma. E Giotto in mostra con il suo 300. Quello che quanti di voi mi conoscono da "prima" sanno che avrei dovuto vedere subito dopo Pasqua. Giotto, lui, mi riavvicinerà al bello. Ché la mia anima ne ha bisogno. E quindi andrò, cercando di approfittare dell'appartamento lasciato libero da un'amica fino alla fine di agosto. Sarà strano dormire con un tetto sulla testa, e in un letto, ed avere una cucina con delle pentole, e un bagno vero. Dopo quasi tre mesi e mezzo. Quanto sono diversa da tutto quello che ero prima! Quella Anna quasi non la ricordo. Vedo bene, però, quanto questa di oggi sia provata nel profondo. Senza più nulla di materiale che la leghi al passato. Solo immagini della mente. Che appaiono sempre più offuscate. So che troverò la forza per ricostruirmi. In realtà quasi nulla mi fa più paura. Forse, solo il freddo dell'inverno aquilano. Senza la prospettiva di una casa. Ma ce la farò. Partirò venerdì sera, il computer mi seguirà. Continuerò a stare con quanti di voi vorranno ancora leggermi. E tornerò spesso fra questi monti. Per cercare di capire come riuscire a districarmi nella palude burocratica nella quale le amministrazioni ci stanno immobilizzando, inibendoci la partecipazione e rendendoci sempre più simili a pacchi, da collocare a loro piacimento. E con i loro tempi. I progetti per il mio futuro sono pronti. Devono solo essere realizzati. Nonostante tutto. Nonostante loro.

martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero contro il DDL Alfano

Aderisco all'appello di Diritto alla Rete http://dirittoallarete.ning.com/ contro il DDL Alfano i cui effetti sarebbero quelli di imbavagliare la libera informazione. Il decreto esprime, di fatto, la volontà dei politici di soffocare ogni giorno di più la Rete come strumento di diffusione e di condivisione dell'informazione e del sapere. Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant'anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) ,e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, porrebbe un silenziatore alla libera espressione in Internet.

lunedì 13 luglio 2009

Buona settimana!



Inizia una nuova settimana. C'è il sole ed un venticello leggero.Devo organizzare il mio futuro. Animata da un sano ottimismo, vi regalo questo inno. E' in onore dei tanti sostenitori del presidente che popolano questo blog. E' in onore di quanti in lui vedono un faro. Voi, sporchi comunisti, rassegnatevi.
Silvio for ever!

domenica 12 luglio 2009

Il mago

A riflettori spenti, il capo del governo ha dichiarato che prenderà casa a L'Aquila, nel mese di agosto, per controllare personalmente i lavori nei cantieri che stanno costruendo i mostri che fanno scempio delle nostre campagne. L'occhio del padrone ingrassa il cavallo. Del padrone. Sarà qui, vigile, a controllare che le sue promesse vengano mantenute. Niente villa Certosa. Vacanze di montagna, fra gli sfollati e i muratori. Tra la polvere e i temporali estivi. E i primi freddi. Siamo commossi. Mentre il gradimento sale alle stelle. Intanto Bertolaso ha firmato l'ordinanza per il finanziamento degli interventi atti alla riparazione e ristrutturazione degli edifici gravemente lesionati dal sisma. Ordinanza che ci sarà illustrata dal cavaliere in persona la prossima settimana, qui a L'Aquila. Decisioni calate dall'alto, senza prendere in considerazione i nostri rappresentati, coloro che abbiamo votato.
Che dire? Ci tocca solo aspettare. Non mi fido di lui. Ancora non abbiamo gli esiti delle verifiche delle case del centro. Nulla sappiamo. Nessuna stima dei danni. E lui dice " i tempi per la ricostruzione sono quasi artigianali e il tempo sarà contato non in mesi ma in anni. Ma ricostruiremo L’Aquila entro la legislatura"
Quattro anni e con pochissimo danaro a disposizione.
Neanche Mandrake!

venerdì 10 luglio 2009

La manifestazione no global contro il G8

E' stato un caldo e fraterno abbraccio quello che i no global hanno portato a noi Aquilani. Solidarietà ed affetto. E comprensione. I cittadini non c'erano, presi dalla paura sbandierata dai media. E da quella della strumentalizzazione che mister B aveva già pronta. E con lui i suoi servi.I manifestanti, convenuti da tutta l'Italia, hanno parlato ed urlato solo per noi. Hanno portato avanti solo le nostre istanze. Eravamo in tanti, a mio avviso settemila. Il corteo si è svolto per otto chilometri, passando davanti ai tanti borghi distrutti. E davanti alle tende. Come in prigione, dietro le reti, i nostri concittadini ci guardavano. Silenziosi. Qualcuno ha applaudito. In molti hanno perso già la speranza. Volti tristi. Voci spente.
Si è passati davanti ad uno dei cantieri delle C.A.S.E. e si è visto lo scempio. Quello scempio che fa più male delle macerie che tutti abbiamo patito all'ingresso in città. Quando il silenzio è calato per lasciar posto al dolore. Dolore vero, che ho visto sul volto dei compagni. Uomini e donne che vogliono aiutarci. Ora più di prima. Mentre i grandi con le loro ladies lasciavano L'Aquila, senza aver avuto il minimo contatto con i diperati nei campi, loro, i compagni, lo avrebbero voluto quel contatto. Ma non è stato loro concesso. Noi, i pochissimi Aquilani, aprivamo il corteo, con il nostro carico di dolore e di rabbia. Seguiti da una grande folla di persone che sanno cosa significa esercitare la solidarietà, poiché è un valore che portano dentro e del quale fanno bandiera. I nostri politici, quelli locali, si sono pavoneggiati con potenti e fotografi, tra pranzi di gala e farse patetiche. E sorrisi fuori luogo, che fanno male.Mentre la nostra città è immobile, da tre mesi. E le nostre condizioni stanno ogni giorno diventando più preoccupati. E non abbiamo prospettiva alcuna, e nessuna certezza, neanche minima. Li aspettiamo per inchiodarli alle loro responsabilità. Ne parleremo.
Sono molto stanca. Demoralizzata. Ma vado avanti. Ora devo pensare a me, alla mia vita. A ricostruirla. Da sola.

giovedì 9 luglio 2009

The last ladies

Seconda giornata di manifestazione per cercare di dare a noi, a L'Aquila e ai problemi di tutti i terremotati la visibilità che meritiamo. La città è pienissima di giornalisti, ne abbiamo avuti tanti, tutti per noi. E di tutte le nazionalità. Stamani ci siamo resi conto che le forze di polizia erano già spiegate davanti al parco Unicef, ora Piazza 3e32, per bloccare sul nascere il nostro corteo non autorizzato. Abbiamo quindi deciso, mentre le first ladies erano in giro per il nostro centro, di procedere alla requisizione simbolica di uno dei tanti palazzi sfitti ed agibili. Prima del terremoto i palazzinari aquilani erano usciti con un documento che denunciava la loro difficile situazione. Parlavano di tremilacinquecento appartamenti invenduti. Facendo una stima al ribasso di quelli dichiarati agibili, possiamo dire che oggi potrebbero esserne messi a disposizione degli sfollati duemilacinquecento. La realtà è che solo trecento sono stati resi fruibili. Chiediamo al sindaco di procedere alla requisizione dei rimanenti, al prezzo politico di cinque euro al metro quadro. Per permettere al maggior numero possibile di Aquilani di tornare a vivere la loro città. Mentre si tornava verso piazza 3e32, in corteo sparso di automobili, abbiamo incrociato le first. Traffico fermo, polizia, e noi a gridare " yes, we camp". Alle quindici ci siamo avviati verso la villa comunale, le signore in prima linea, ognuna con un cartello che recava la scritta "the last lady". Sì, eravamo noi le protagoniste, le ultime. Gran spiegamento di forze dell'ordine, nessun tipo di problema. Eravamo lì per gridare i nostri diritti, ma, soprattutto, a celiare per mettere in ridicolo la buffonata mediatica dei grandi. La questura ha capito che non siamo pericolosi, ci guardano con sufficienza, ma noi sappiamo che cresceremo. Sappiamo che diventeremo una realtà con la quale fare i conti.Molto probabilmente le lady aquilane,le poche oggi rimaste in città, e ancora incoscie della realtà, oggi alle prese con gli autografi da reclamare a George Clooney, a settembre, in tante, si renderanno conto che non sapranno dove portare a scuola i loro figli, che non avranno un tetto sulla testa e che il tessuto sociale ed economico della loro città è inesistente. E allora il loro conto lo presenteranno a mister B&B, e alle amministrazioni locali.
Purtroppo la mia macchina fotografica oggi era a corto di batterie, e non ho potuto acquistarle nella città dove i negozi son chiusi. Le ho trovate al rientro dalla manifestazione. Per questo vi offro la foto di una last lady. Seduta davanti alla sua magione.
Domani andrò al corteo pacifico dei no global. Preparerò un cartello con la scritta "Aquilana, terremotata, no global, pacifista". Che non provino a picchiarmi.



Ecco un video, trovato stamani su youtube

mercoledì 8 luglio 2009

YES, WE CAMP. Sì, noi siamo attendati.





Interessante e partecipato il Forum sociale sulla ricostruzione che si è tenuto nella giornata di ieri al Parco Unicef, promosso dai comitati cittadini. Due le sessioni: emergenza democratica e ricostruzione dopo la crisi. Si sono avvicendati interventi toccanti e duri dove si è fatto il punto sull'abbassamento del livello di democrazia che si manifesta in maniera eclatante nell'Aquila del dopo terremoto, ma che è evidente in tutta l'Italia. E non di ricostruzione materiale si è parlato, ma di quella sociale del territorio, e di dignità dell'uomo, e di partecipazione attiva alla propria comunità. Economisti, sociologi, sindacalisti, giornalisti e portavoce dei comitati sono convenuti sulla ricostruzione che parte dal basso, attraverso la partecipazione diretta e democratica dei cittadini, contro la shock economy che intende lucrare sul ghiotto bottino della ricostruzione. E padre Alex Zanotelli ci ha incoraggiati con parole semplici e voce pacata "uomini e donne hanno un volto, un cuore e la loro dignità. Questo vale per il mondo, questo vale per voi. Che vinca l'umanità. Un' umanità che deve trovare forza dal basso. Chiediamo ai grandi della terra non aiuti, ma l'imposizione di un metodo di giustizia. E che non vinca il profitto"
Dopo una nottata insonne, gli elicotteri sulle nostre teste volavano bassi ed incessanti, stamani siamo andati ad apporre la scritta "yes, we camp" sulla collina di Roio. Di fronte, in linea d'aria, alla blindatissima area del G8. Tragitto impervio, a piedi, sotto il sole cocente.Tutti i permessi chiesti ci sono stati negati dalla questura. Per noi Aquilani non c'è spazio in questo G8. Nel pomeriggio i comitati cittadini si sono riuniti in assemblea. Per decidere cosa fare, come manifestare il nostro dissenso, nonostante i divieti. Domattina le first lady visiteranno il centro, per cui la nostra richiesta per il presidio alla villa comunale è stata rifiutata. Ma noi ci saremo, fin dove ci faranno arrivare. Ad affermare che la città è nostra. Nel pomeriggio, alle 15, quando loro ci hanno ammessi in centro, a riflettori spenti e prime signore al sicuro, si procederà, invece, alla requisizione simbolica di uno dei tanti palazzi agibili e sfitti. Vogliamo gli sfollati fuori dalle tende. Subito. E gli Aquilani a L'Aquila. E la nostra dignità rispettata. Dopo l'animata assemblea, siamo partiti alla volta di Piazza d'Armi, in tempo per il corteo di auto dei potenti che avrebbero varcato la cinta muraria della nostra storia. Per mostrare loro che noi resistiamo, che non andremo via. Enorme spiegamento di forze dell'ordine che, quando le blindatissime auto blu son passate, scortate da camionette con uomini in passamontagna, armati fino ai denti,ci ha completamente celati alla visuale dei grandi. Noi abbiamo urlato. Ci siamo, nonostante tutto. Eravamo pochi, ché la maggior parte sono andati via per paura, pochi, e osteggiati anche da uno sparuto gruppetto di sedicenti Aquilani, ma c'eravamo. E ci siamo. Tornati al Parco Unicef, dove i ragazzi del comitato 3e32 sono riusciti a creare l'unico spazio di democrazia in questa città, ormai landa desolata, terra di nessuno e di conquista, ci siamo dati l'appuntamento per domattina alle nove.
Concludo con una nota personale, permettemela. Ieri sera, mentre vagavo nella città deserta, ho incontrato un uomo giapponese vestito con un kimono. Accompagnava i suoi passi con il rullo di un piccolo tamburo e portava in mano uno striscione ricamato che recava scritto "pace fraternità ed armonia". Lì, tra le pietre della mia vita, a pochi chilometri dal luogo dove la farsa dei potenti che affamano un miliardo di persone si consumava, con gli elicotteri sulla testa,per la prima volta dal sei aprile, ho pianto.

martedì 7 luglio 2009

Sfollati sfollati

Gli Aquilani son sfollati, si sa. Sfollati sulla costa e sfollati in città. Ora gli sfollati cittadini son diventati sfollati sfollati. Wow... sfollati bis. Si, già sfollati, si sono autosfollati. Via dalla città blindatissima, via dai controlli, via dai pass negati, via dai negozi chiusi, via dalle forze dell'ordine che non danno respiro, via dagli elicotteri che danzano sulle teste,via dai cattivi che manifesteranno. E dai manganelli. In pochi si resta. E ci si muove in una città semideserta. Sembra di esser tornati ai giorni immediatamente successivi al terremoto. Mister B ha fatto approntare il palcoscenico dove avverrà la rappresentazione per i grandi. Cantieri per le new town (due sui venti previsti) che lavorano incessantemente di giorno e di notte, rotatorie nate in brevissimo tempo e imbellite da aiuole fiorite, centro storico con ruderi annessi, pronto per la fotina ricordo. Mi domando se ci saranno dei terremotati scelti all'uopo. A fare da sottofondo. Coloro che la crisi mondiale l'hanno determinata saranno qui a prendere impegni fasulli, finti come il palcoscenico di questa città. Qui di vero, oltre le macerie, ci sono le nostre vite estreme. Ma quelle non si vedranno. Ci hanno sfollati.

lunedì 6 luglio 2009

La fiaccolata

Non ci sono parole per descrivere la fiaccolata di ieri. Solo lacrime. E' stato il funerale che noi Aquilani abbiamo tributato alle nostre vittime. L'unico e vero. Fuori dagli show televisivi e dalle promesse sulle bare. Buio e fiammelle. Silenzio assoluto. Più di tremila persone hanno sfilato, ferite nel profondo dell'animo. Abbiamo chiesto giustizia. Giustizia e verità. Alle 3 e 32 i cuori hanno ricordato. E si sono stretti in un unico abbraccio. Per le nostre vittime. Per le nostre vite di sopravvissuti.
Causa G8, la connessione va e viene. Spero di potervi informare nei prossimi giorni.

sabato 4 luglio 2009

Il G8 degli Aquilani


NOI NON CE NE ANDREMO.
Lo avevamo detto a Roma :"Vi aspettiamo al G8". Lo faremo.
I comitati cittadini hanno organizzato le manifestazioni che si svolgeranno in concomitanza con il vertice dei potenti. Noi non scappiamo, come vorrebbero, come ci incitano a fare, noi restiamo. E non abbiamo paura.
Ribadiamo l'intenzione di smascherare le menzogne e le mancate promesse. Vogliamo tutti fuori dalle tende, subito. Prendiamo atto che si sono persi inutilmente tre mesi, vogliamo gli Aquilani a L'Aquila, basta con le vacanze forzate, e denunciamo il processo di devastazione ambientale e sociale che si sta perpetrando nella nostra terra. E le nostre abitazioni che si stanno sgretolando giorno dopo giorno, senza provvedimenti per la messa in sicurezza. Insieme, vogliamo rimarcare l'unità di intenti e di programmi dalla quale siamo animati. Denunciamo la ricostruzione mai partita, le enormi difficoltà in cui versano le attività produttive, lasciate sole e senza sostegno, e la totale mancanza di dialogo con le istituzioni e la Protezione Civile. Non vogliamo inutili vetrine, chiediamo fatti. Quelli che finora non si son visti.
Il Comitato 100% riunisce i quattordici movimenti sorti spontanei dopo il sisma del 6 aprile, tutti privi di connotazioni partitiche,tutti determinati a difendere e far rinascere la nostra città ed i nostri paesi.
Ecco il programma del controvertice che non vuole iniziative strillate, ma richiesta di attenzione da parte di istituzioni e politici e visibilità al mondo intero.

La notte fra il cinque ed il sei luglio una lunga fiaccolata partirà alla mezzanotte dalla Fontana Luminosa per arrivare in piazza Duomo, dove, alle 3,32 del 6, esattamente a tre mesi dalla tragedia, si esorterà verità e giustizia per tutte le vittime. Sara' esposto uno striscione con la scritta ''Dopo il dolore, la rabbia e la necessita' di giustizia e verita' per...." e i nomi dei ragazzi assassinati alla Casa dello Studente.
Un altro cartellone riportera' una frase tratta dal libro di Paolo Mastri ''3,32 gli avvisi inascoltati''.

Il giorno 7 luglio è in programma un forum sociale presso il parco Unicef di via Strinella, diventato ormai il luogo deputato per ogni forma di proposta.

Il giorno 8 luglio, quando i grandi della Terra saranno riuniti nella cittadella della Finanza, i Comitati si ritroveranno a Roio, nell'immediata periferia aquilana, per la realizzazione di una scritta. Stessa scritta che il giorno successivo, 9 luglio, sara' fatta alla Villa Comunale dell'Aquila, con i corpi dei partecipanti allineati per dire ''NOI NON CE NE ANDREMO''
Questo è lo slogan che i movimenti cittadini hanno voluto adottare in occasione del G8.

I comitati non hanno aderito alla marcia di protesta organizzata per il giorno 10 ,dalla stazione di Paganica alla Villa Comunale dell'Aquila dal Patto di base che riunisce sigle quali Sdl, Cobas, Cub/Rdb. Tranne ''Epicentro solidale'' che si dichiara disposto a partecipare a qualsiasi manifestazione che affronti temi sociali e, nello specifico, temi sulla ricostruzione. Io ci sarò.

La sera del 10 luglio,a vertice G8 concluso, al parco Unicef si brinderà con una ''Festa Liberatoria''.
E l'11 si riparte con le nostre iniziative.
Non ci fermiamo qui.

venerdì 3 luglio 2009

Spalle

Cielo plumbeo. Su L'Aquila e sulla Democrazia italiana. Qui, con l'emergenza, i diritti fondamentali dell'essere umano sono stati cancellati. E non tutti gli esseri umani di qui se ne rendono conto. Obnubilati dalla persusione occulta di media e governo.Ieri, con l'approvazione del decreto sulla sicurezza, l'Italia ha fatto ancora un passo in avanti verso il baratro della barbarie. Spero nella disobbedienza civile delle persone per bene. Ma la maggior parte degli Italiani plaude alle misure restrittive in merito di immigrazione. E alle ronde. E intanto i potenti stanno arrivando da queste parti. I potenti responsabili delle guerre e della distruzione del nostro pianeta, e delle sofferenze della maggior parte dell'umanità. Saranno qui a non decidere nulla, come sempre. Solo promesse e foto ricordo. E ipocrite passerelle. Mentre i giochi, quelli grandi, son già fatti. Sento ancor di più sulle mie spalle il peso di tanta ingiustizia. Spalle deboli. Spalle stanche. Che comunque non resteranno a casa. Casa, si fa per dire. Ovvio.