tag:blogger.com,1999:blog-88539411617744131382024-03-27T18:52:49.708+01:00Miss Kappa<img src="http://photos1.blogger.com/x/blogger2/5458/1080803364474415/1600/z/579228/gse_multipart5896.jpg" align="left"><br><br><br>Ebbene sì, mi scappa spesso. A volte trattengo, ma poi devo farlo. Scriverò, dirò tutto. Benvenuti nel blog di Anna Pacifica Colasacco
<br><br><br><br><br><br><br><br>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.comBlogger560125tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-10355307766700645792012-01-01T23:18:00.002+01:002012-01-01T23:27:23.967+01:00Ci sonoScrivo di getto. Sono commossa dalle tante richieste di tornare a scrivere. Lo farò, presto. E' una promessa. Ho taciuto per tanti mesi perché mi è parso opportuno dare voce ad altri che ora iniziano a scrivere della nostra tragedia, da dentro, dalle macerie, dalla desolazione. La vita scorre inesorabile, nonostante il dolore, il lutto, la mancanza del necessario. E ci costringe a confrontarci con il tutto, che diventa troppo, se sommato a quello che ci portiamo dentro e che ci ha cambiato per sempre. Il 2012 ci trova ancora dispersi, frammentati, doloranti. Molti tristemente rassegnati. Ma la voglia di reagire c'è ancora. Buon anno a tutti. A presto. Grazie!Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com33tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-40096631942719218332011-06-11T18:28:00.004+02:002011-06-12T10:19:08.666+02:00Vado<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQmE442VdoigUojL3yfocV7Hicl9UOjOBfWvj8ABgSlbGSPS3iXlOs-BwyMnbGHDiTZwOhF84ujx7N8F7prQWDZtW5o_sL3P_aV0W6vZu37DavzUcEJEUMXRXwiTOOvE2o2_FLLwOsWak_/s1600/valigia%255B10%255D.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 173px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQmE442VdoigUojL3yfocV7Hicl9UOjOBfWvj8ABgSlbGSPS3iXlOs-BwyMnbGHDiTZwOhF84ujx7N8F7prQWDZtW5o_sL3P_aV0W6vZu37DavzUcEJEUMXRXwiTOOvE2o2_FLLwOsWak_/s200/valigia%255B10%255D.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5617244579589130834" /></a><span class="Apple-style-span" >I miei lettori, che sono ancora tanti, nonostante io scriva su questo blog sempre più di rado, riescono ancora a commuovermi ed a rafforzare in me la convinzione che, senza di loro, senza di voi, sarebbe stato ancor più difficile affrontare la mia tragedia. Scrivere, raccontare, mi ha fatto bene. Oggi la mia vita è talmente strampalata, senza alcun punto fisso, senza nessuna certezza, neppur minima, senza obiettivi concreti,senza punti di arrivo, da rendermi difficile fare quello che mi darebbe gioia e quello che, in tanti, continuate a chiedermi: scrivere. Il mio umore è così cangiante: oggi a terra, quando mi sembra tutto impossibile, domani speranzoso, quando riesco ad immaginare che riusciremo a farcela, noi Aquilani. Insomma, amici cari, è dura. Sempre più dura. Ho, dopo più di due anni, ritegno a tediarvi ancora con le mie paure, che sono quelle di tutti noi sopravvissuti, senza casa, senza riferimenti, senza più radici. E ho quasi vergogna nel ripetermi, nel dire che qui, se possibile,è ancora peggio di due anni fa. Abbiamo bisogno di credere in qualcosa, di alimentare la speranza, ma tutto sembra impedircelo, dall'inettitudine di chi ci governa, allo squallido spettacolo dell'Italietta dell'orticello di casa. Fino a chi del nostro dramma sta facendo profitto. <span class="Apple-style-span" >"<span class="Apple-style-span" style="line-height: 20px; ">Gli aquilani sono colti, orgogliosi, testardi. Qualcuno li chiama gli snob dell’Abruzzo: non li abbiamo mai visti piegati, vinti. Sono gente di montagna, forgiata da un passato di bellezza, cultura e potere, che negli ultimi due anni ha vissuto lunghi mesi nelle tendopoli facendo la fila per mangiare e andare in bagno, ha perso amici, parenti, conoscenti, gente che in moltissimi casi non ha più un lavoro né una casa ma deve continuare a pagare il mutuo di quella che aveva appena comprato". Queste le parole che Daria Bignardi affida al suo blog, dopo essere stata all'Aquila, per la prima volta, nei giorni scorsi. Ha saputo fare un'analisi lucida, in questo post </span></span></span><a href="http://barbablog.vanityfair.it/2011/06/05/riavro-la-casa-il-lavoro-la-chiesa-la-vita/">http://barbablog.vanityfair.it/2011/06/05/riavro-la-casa-il-lavoro-la-chiesa-la-vita/</a>. Le parole degli altri, oggi, sono più efficaci delle nostre, che viviamo la tragedia da mesi e che abbiamo quasi timore di continuare a ripeterci. Ci diamo da fare, tanto. E la fatica ci rende nervosi ed intransigenti, anche fra di noi che lottiamo e lavoriamo tanto da quel 6 aprile. Vorremmo che la nostra rabbia fosse quella di tutti, ma la rassegnazione per molti è in agguato. Me ne vado via per un po', nella Sicilia che amo. Lascio una casa che tutti i giorni qualcuno mi ricorda che non è mia, pur pagando, con grande sacrificio, un fitto salatissimo, ed i miei cagnolini adorati. Voglio tentare, per tre settimane, di essere "normale". Se qualcuno mi chiederà di dove sono, dirò "vicino Roma". Sento l'esigenza di non sentirmi terremotata, di non sentirmi commiserata. O considerata ingrata. Al ritorno, lei sarà ancora qui ad attendermi: sventrata, incerottata, morente. Ancora tenacemente bellissima.<div><br /></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com41tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-87052354404517747032011-05-07T21:53:00.014+02:002011-05-08T13:27:19.226+02:00L'orto insorto<div style="text-align: center;"><br /></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCs9lkaYk8sRS2Fb7TWbj_yltYuQBxusbpYjeuMqRuvfV1Hex1cq-cCqYwMYh6sqLi2Dkph-QgwpHWIbO49WbzmpcZGUE2o-fogQsTqriE2jy71fhOKkxrd-WfNOvZLAAnxUfXKmrs_9PY/s1600/orto+insorto1.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCs9lkaYk8sRS2Fb7TWbj_yltYuQBxusbpYjeuMqRuvfV1Hex1cq-cCqYwMYh6sqLi2Dkph-QgwpHWIbO49WbzmpcZGUE2o-fogQsTqriE2jy71fhOKkxrd-WfNOvZLAAnxUfXKmrs_9PY/s400/orto+insorto1.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5604082739074671714" /></a><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><b>Anna Barile</b> sorride sempre. Ti incontra e ti abbraccia. Ti bacia. E sorride. E' una mia amica, una nuova amica, di quelle, tante, che ho conosciuto dopo il terremoto. Canta, suona, compone testi di musica popolare. Ha un gruppo musicale. Ed ha un orto. Bella la storia del suo orto, ve la racconto. Anna ha perso la sua casa quella notte, come tanti di noi, e, come tanti di noi,ha vissuto nella precarietà assoluta per mesi. Poi le hanno assegnato, in comodato d'uso, un alloggio nel progetto c.a.s.e., le case del miracolo berlusconiano, a Camarda, proprio alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso e monti della Laga: palafitte "durevoli" nel nulla, dove prima c'erano solo alberi, di fronte al paese vero, ancora ferito . Hanno espropriato dei terreni per costruire quelle c.a.s.e., terreni agricoli. E non li hanno pagati ancora. Fra i terreni espropriati c'è anche quello dei suoceri di Anna che lo usavano per tenere le galline e per coltivare quello che poi mangiavano. Su quel pezzo di terra non hanno costruito, lo hanno tenuto selvaggio, non curato. Allora Anna se lo è ripreso, senza chiederlo a nessuno. E ci ha fatto su un orto. E lo ha chiamato Orto Insorto. E ci sono anche le porte, sempre aperte: quella di ingresso, quella della montagna e quella di casa, che guarda verso la casa di una volta. E c'è l'angolino per le chiacchierate intime, la passeggiata a gradini che guarda la valle, le altalene, i giochi per i bambini, i fiori e i cavoli. E panche, sedili, una tettoia piena di piccoli tesori: barattoli che si reggono capovolti, come per incanto, pennelli, casine per gli uccelli, cesti e cestini di vimini, sassi che sono sfere levigate, e vasi di coccio che suonano. <div>Anna ha voluto dare un luogo agli abitanti di quel nulla. Ha donato a sé ed agli altri il suo orto insorto. Insorto contro il sopruso perpetrato sulla nostra terra, contro l'ingiustizia, contro la speculazione, contro il consumo insensato di territorio . Una piccola oasi accanto alla disperazione. Oggi ci ha invitato per l'arrostata di primavera: ho vissuto un'atmosfera di altri tempi, i nostri altri tempi, quelli di due anni fa, quelli di "prima". <img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcQolfDmV_7hicqOmRgUTD3tczSZDQ-4jbPrMILAUo90pOygJf0cRli-eeeX9Tbs1IY_YV2W4VB6FX5-60teumDixutnhK9m5TwXxaM5EXOrM-WmqHOFbYbEAWXtYfLkXLtkOauCNKTmaC/s400/orto+insorto.jpg" style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5604082511555131634" /></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-36846441230947569342011-04-24T00:06:00.004+02:002011-04-24T00:40:59.366+02:00Buona Pasqua<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqdtI2ggOaE8vnF1NS9pmaD8sD4IbD_GhRFl4lN2aLFnN3QUf6uAUBbCdJ0kizuj7_7ExELVqzAQyxygXG4DOf-7HSGnVkr5I_7vEyfRTcp95R8wz2t1B-u67stKRZbfxo8DL1gjinMqyU/s1600/Prima_vera_-_Mandorlo_in_fiore_.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 347px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqdtI2ggOaE8vnF1NS9pmaD8sD4IbD_GhRFl4lN2aLFnN3QUf6uAUBbCdJ0kizuj7_7ExELVqzAQyxygXG4DOf-7HSGnVkr5I_7vEyfRTcp95R8wz2t1B-u67stKRZbfxo8DL1gjinMqyU/s400/Prima_vera_-_Mandorlo_in_fiore_.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5598911260252553026" /></a><br />E' la terza Pasqua, da quando la mia vita è cambiata. La prima, subito dopo il disastro, mi sorprese ancora incredula: era difficile rendersi conto della portata di quello che ci era accaduto. La seconda, lo scorso anno, cadeva a ridosso dei giorni della prima commemorazione. Ed avevo dentro la rabbia di un anno di totale immobilismo, di un anno di bugie e di privazione della libertà. Questa che sta arrivando mi trova stanca e ancor più disillusa. Disillusa dagli eventi, e dagli uomini. Ma l'istinto di sopravvivenza mi fa andare avanti. Ancora a crederci, ancora a sperare. In un domani migliore per tutti noi. Terremotati e non. Buona resurrezione a tutti. Resurrezione nella consapevolezza e nell'impegno civile. Solo ricostruendo noi stessi, possiamo sperare di ricostruire questa nazione terremotata.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-83887669853713397552011-04-14T13:14:00.003+02:002011-04-14T13:49:12.145+02:00Cazzomifrega<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgiZ0fZgYuWUxEyMkrlU1MTByol2PXEDsaiJLS-jczeYMA-0IRsoMumkqtIn_5CNjO-dENBKabrfsgTF2Iw5GZort1OOOzYokPnp5kI264OZMnGj0J1UB683ZWuqm5TO3YSTluI8yw2sGc/s1600/spumante.JPG" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 266px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgiZ0fZgYuWUxEyMkrlU1MTByol2PXEDsaiJLS-jczeYMA-0IRsoMumkqtIn_5CNjO-dENBKabrfsgTF2Iw5GZort1OOOzYokPnp5kI264OZMnGj0J1UB683ZWuqm5TO3YSTluI8yw2sGc/s400/spumante.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5595404398318506290" /></a><br />Il terremoto porta anche delle cose buone. Poche. Quali? Nel mio caso le nuove amicizie. E quelle ritrovate. Ho incontrato, o rincontrato, persone a me simili, quelle che decidono di reagire, di non lasciarsi andare, di lottare, di attivarsi per la città,di restare ad essa attaccati. Di amarla. Una di queste è<b> Cristina Rosa</b>: amica nuova, discreta, silenziosa. Entra sempre in punta di piedi: è timida, ma è una donna di grande spessore. Spesso sa farmi sorridere, con le sue battute sarcastiche e sempre al punto giusto. Cristina ha scritto una cosa che vi voglio proporre come post di oggi. Parla degli "altri", di quelli che questa città già l'hanno seppellita. Di quelli che se ne fregano. Quelli che lasciano fare e si adattano, cercando le scorciatoie. Quelli che, se fosse per loro, qui, potrebbero farci di tutto. E di più. Quelli che esistono dappertutto. Quelli che non cambiano le cose.<div><br /></div><div><p class="MsoNormal"><span style="font-size:14.0pt;line-height:115%">"Mi fa impressione. Se fosse stato per me non sarei tornato. Poi mi hanno dato la casetta. Cazzomifrega. C'è tutto nella casetta. A casa mia vado poco mi fa impressione. Non so quando la sistemeranno ho firmato la delega all'amministratore. Non vado alle riunioni fa tutto lui. In centro non vado la città è morta mi fa impressione. Mi viene da piangere. Potrebbe venirmi da piangere. Forse mi verrebbe da piangere. Sono stato una volta in piazza e avevo un nodo in gola. Avrei quasi pianto. Mi fa impressione. La città è morta non rinascerà o chissà quando. Spero che i miei figli se ne vadano. Con la liquidazione comprerò una casetta al mare. Ci sono tanti amici al mare. Qui non c'è nessuno non c'è niente che ci sto a fare. Appena possiamo andiamo via. Al mare. Ci sono tanti centri commerciali e poi andiamo a mangiare il pesce. Vado a trovare l'albergatore dell'anno scorso ci sono stato bene mi chiede come va e gli dico tutto apposto e daccordo la città non riparte ma che centra io sto nella casetta. Ho la macchina nuova. Dopo un anno in hotel capirai. Poi non paghiamo affitto e neppure bollette. Lasciali protestare non hanno altro da fare hanno tempo da perdere. Cosa pretendono i miracoli. Fanno pena. Ridicoli. Loro le carriole il tendone l'asilo occupato. Comunisti. Li conosco erano comunisti anche prima. Ma la casetta se la sono presa. Con tutto quello che c'è dentro. Certi no non l' hanno presa. Stupidi snob cosa si credono che gli rifanno la casa prima? Sì sono stato solo in piazza il centro non l'ho visto. L'ho visto al telegiornale. Mi fa impressione. Preferisco i centri commerciali, l'Aquilone il Globo. Porto i figli mangiamo qualcosa gli compro un gioco nuovo mia moglie va dal parrucchiere e poi a casa la casetta di berlusconi. Non sono andato neppure alla fiaccolata. Basta piangere bisogna guardare avanti magari andarsene. Mio cognato si è fatto la casetta di legno su un pezzo di terra adesso la sta facendo per la figlia ma con le fondamenta tanto chi gli dice un cazzo lo fanno tutti. Se mio cugino mi da la terra la faccio pure io. Abusiva come le altre. Per i figli non si sa mai. Se la potranno affittare agli studenti male che vada. Questo mio cugino ha una villa in campagna. Gliel'hanno classificata A ma aveva qualche crepa. Una crepa o due le altre le ha fatte lui. Gli hanno dato diecimila euro. Ha stuccato le crepe e si è fatto ridipingere la facciata. Lilla. La moglie l'ha voluta lilla. Io dicevo falla gialla è più allegra ma lì vicino c'è una casa rosa e la moglie ha detto meglio lilla che gialla ce l'hanno tutti.<br />Mia madre? Cazzo lo sai che sta male che me lo chiedi a fare. Sta lì in ospedale in geriatria. Io non ci vado non ho tempo mi fa impressione. Che se poi non mi riconosce mi viene da piangere. E se mi riconosce piange lei. Basta piangere. Non ne voglio parlare non voglio pensarci. La sua vita l'ha fatta ora io devo fare la mia.<br />Oggi è domenica andiamo a mangiare il pesce e poi al centro commerciale. Ormai mia moglie vuole solo quel parrucchiere e mentre i figli giocano alla pleistescion io guardo il culo delle commesse"<o:p></o:p></span></p></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-63667417366502832452011-04-11T13:15:00.006+02:002011-04-11T16:59:51.553+02:00Di identità e comunità.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTn0XcUawGkAnU7YxKo3LHIkOBg9vetTsjKGopXwRnJtlJSmq35SRn9hHqTnDdYfpjGas3RJ61rv88a10PSGNUDR41S2GU21z2kpME4VpgNZ4LTE1uzl02bsBFY7k_ZhC4qvTRev4tQxQR/s1600/costa+masciarelli.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 225px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTn0XcUawGkAnU7YxKo3LHIkOBg9vetTsjKGopXwRnJtlJSmq35SRn9hHqTnDdYfpjGas3RJ61rv88a10PSGNUDR41S2GU21z2kpME4VpgNZ4LTE1uzl02bsBFY7k_ZhC4qvTRev4tQxQR/s400/costa+masciarelli.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5594340399063344178" /></a><br />Dico e scrivo spesso della mia paura di sentirmi sopravvissuta per sempre. A vita. Nasce dal fatto che, dopo due anni, nulla è cambiato nel mio sentirmi tale. E noto che nulla è cambiato per le persone che mi circondano: famigliari, parenti, amici, conoscenti, concittadini che incontro casualmente. Abbiamo ancora il terremoto e la condizione che ne è seguita dentro le ossa, nella mente, nell'anima, in fondo al cuore. E in cima ai nostri pensieri. Prima di quel maledetto 6 aprile ero soprannominata, scherzosamente, in famiglia "la donna con la valigia". Sempre pronta a partire. Tornavo e programmavo una nuova partenza. Per lavoro, per diporto: ogni occasione era buona. Partivo felice, tornavo contenta di riabbracciare le mie mura: quelle della città, quelle di casa mia. Le montagne sempre ad aspettarmi. Rassicuranti. Ora, invece, non riesco proprio ad andare via da questo nulla. Vi resto attaccata tenacemente. Resto attaccata alle transenne che mi impediscono di entrare in casa mia, all'odore di muffa, di marcio, di desolazione che esce dai vicoli della mia vita. Al provvisorio delle tende che costituiscono ancora i nostri spazi di socialità. Al traffico impazzito. Al panorama cambiato,deturpato dalla mano dell'uomo. Alle brutte casette di legno sorte come funghi. Alle cupole sfondate, ai palazzi puntellati. Ai visi smarriti dei miei compagni, tanti, di sventura. Quando mi costringo, rarissimamente, ad inoltrarmi nella normalità degli altri, sto male. Non la voglio. Voglio il mio nulla. Le città mi lasciano tramortita. I visi degli abitanti di quelle città, le altre, mi gettano nello sconforto. La normalità mi destabilizza. Desidero di tornare a "casa mia". Al nulla, appunto. A quegli occhi che mi parlano, anche se muti. A quelle persone che hanno il mio stesso dolore, che vivono la mia stessa condizione. Scopro uno spirito di appartenenza che prima non conoscevo. Voglio solo questo, come se solo in questo io possa vivere. Nonostante tutto. Nonostante le piccolezze che noto in molti, come quelle in un incontro nel tendone della Piazza del Duomo, dove si sarebbero dovute coordinare le azioni dei cittadini responsabili, quelli che fra i miei concittadini dovrei sentire ancor più vicini, per il sì al voto referendario: ho visto volti cupi, astio, panche brandite come randelli, avversioni personali portate sul piatto comune, desiderio di immotivato protagonismo, giovani donne urlanti, alcuni mostrare insofferenza, altri ancora non accettare il pensiero altrui, favorendo la divisione, poiché non si riesce a fare come loro vorrebbero. Non si cercano punti comuni. Si cercano primati, si rivendicano paternità. Leggo sui giornali, su internet, cattiverie contro chi si attiva per la città, anche solo con una carriola. Si gettano ombre. Tutti in corsa, verso cosa? Le elezioni del prossimo anno? Ottima cosa che i cittadini responsabili provvedano a candidarsi, mi pare d'obbligo. E l'unica speranza. Ma questa guerra è sciocca e sa di vecchio, stantio e marcio. Un terremoto come il nostro avrebbe dovuto cambiare i rapporti fra disgraziati, rapporti che, invece, se possibile, sono peggiorati. Ebbene, per quanto mi riguarda, tranquillizzatevi, potete guardarmi con maggiore bonomia : non ho intenzione di candidarmi, né di mettere il bastone fra le ruote ad alcuno. Rispetto il lavoro di tutti. La lealtà è sempre stata per me una necessità assoluta, mi capita, però, di commettere l'errore di pretenderla anche dagli altri. Voterò in base al programma, come ho sempre fatto. Sperando che venga rispettato. A me interessa solo il bene di questa "comunità". <div>Le virgolette, ahimé, sono d'obbligo.</div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-36996695475634872492011-04-04T23:58:00.005+02:002011-04-05T00:59:36.844+02:00Il silenzio<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAjkG3xrAdms1ocvDi160KZoXR4wIaL3EqtDCRxhvWWbggUd1q2MKA6UKgniC8saMYGYdIEdux-lfkwn21Mj5al-POueDBxjKNtOoYYPdp7AG1uLjTJHmDrLK0G9ZVFsxJvCuvriuOOR8T/s1600/lutto+%25281%2529.jpg" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 142px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAjkG3xrAdms1ocvDi160KZoXR4wIaL3EqtDCRxhvWWbggUd1q2MKA6UKgniC8saMYGYdIEdux-lfkwn21Mj5al-POueDBxjKNtOoYYPdp7AG1uLjTJHmDrLK0G9ZVFsxJvCuvriuOOR8T/s200/lutto+%25281%2529.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5591862887231017506" /></a><br />Il blog è fermo da tempo. Troppo. Il silenzio è voluto. Voluto perché nulla c'è da raccontare. Se non piccole cose di piccoli uomini. Cose che fanno male, ma insignificanti per i più che non sono costretti a vivere il nostro quotidiano. Addirittura, ai più, incomprensibili. Voluto perché la mia vita, le nostre vite sono ancora sospese. Come due anni fa. Grava su di loro il peso di lunghi mesi di dolore che hanno visto spegnersi la speranza. Continuare a credere in se stessi e negli altri è diventato difficile. E allora ti senti solo, quando solo non dovresti sentirti, ché le sofferenze dovrebbero unire. Ho deciso di rompere il mio silenzio perché quella notte, stanotte, mi sembra ancor più vicina. Due anni che sono un soffio. Due anni che sembrano non essere trascorsi, perché è impossibile ricostruire te stessa nell'incertezza dell'immediato e nel buio del futuro. Senza radici, senza identità, ti chiedi se resterai così per sempre. Se, per sempre, sarai solo una sopravvissuta. Ti chiedi se tornerai ad avere dei desideri che non siano solo quelli di ricostruire una comunità che è, irrimediabilmente, morta. Sola, fra coloro che vivono il tuo stesso dolore. Dietro quelle transenne, la città morta. L'odore inconfondibile della morte.La popolazione sbandata, sfiduciata, sempre più disgregata, accetta la realtà che vede come ineluttabile. Si adatta, pur soffrendo. Cerca scorciatoie. Mentre il mondo intero, intorno, muta repentinamente i suoi scenari. E tu, con il tuo dolore, ti senti un granello. Fermo, mentre tutto, fuori dalle tue mura cadenti, cambia velocemente. Il blog cambia anch'esso: si occuperà solo di me. Di me parlerà. Ché questa comunità, per ora, all'inizio del terzo anno della nuova non vita, nella quale ha scelto di relegarsi, non merita di essere raccontata. E di nuovo il silenzio, per il lutto rinnovato, mi accoglie. Benevolo. Perché il silenzio spesso cura le ferite meglio di ogni parola.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com39tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-42997383845594713752011-02-23T11:55:00.005+01:002011-02-23T14:54:05.100+01:00La speranza che non c'è<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNZwTpzvfqJr2EQmnpeXj10zGNhCFNpKkful0au11CtVX_cveocYfiBabV08y7hyphenhyphenbeYL421aU1mRCyVyhc_IU5nHzkRID5s05o2cHwpk7a3X4Z1IIm9SeULWbVVBR0NV2jLdsedgO0Fa1n/s1600/bandiere+e+facciata.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNZwTpzvfqJr2EQmnpeXj10zGNhCFNpKkful0au11CtVX_cveocYfiBabV08y7hyphenhyphenbeYL421aU1mRCyVyhc_IU5nHzkRID5s05o2cHwpk7a3X4Z1IIm9SeULWbVVBR0NV2jLdsedgO0Fa1n/s400/bandiere+e+facciata.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5576860835349230610" /></a>Il catastrofico terremoto di Christchurch riporta immagini a noi Aquilani tristemente familiari. E le vittime, i dispersi, i feriti, i sopravvissuti, i loro volti, come quelli dei soccorritori, sono i nostri stessi volti. Il dolore è il medesimo. E per noi son trascorsi quasi due anni. Quel dolore non è mitigato dal tempo. E', addirittura, da esso rafforzato. Perché noi, per certo, abbiamo vissuto, e viviamo, un dopo terremoto che è, per alcuni versi, peggiore della catastrofe di quella notte. Due anni son tanti. Due anni sono stati niente per noi e per la nostra città. Perché la gestione del nostro post terremoto ci sta togliendo la speranza. E tutti sappiamo quanto la speranza sia necessaria per ricostruire le vite. La speranza può partire solo da qualche certezza, seppur minima. Ebbene, noi di certezze non ne abbiamo. Se qualcuno mi chiede una previsione di rientro a casa mia, non so proprio cosa rispondere. Dico dieci anni, forse venti. Perché nulla so. Vedo, però, che, a due anni, le macerie sono ancora lì. E non abbiamo individuato un sito di stoccaggio. Non sappiamo neanche esattamente quante tonnellate siano. Vedo che la città ed il suo territorio vanno avanti alla giornata, senza alcun piano o progetto generale. Si va avanti rabberciando di qua e di là, costruendo dell'abominevole provvisorio che tutti sanno sarà definitivo, proponendo ancora, a due anni, tende per giovani ed anziani. Ci muoviamo in mezzo al brutto, fra un centro commerciale e una casa dormitorio. E ci muoviamo male, senza mezzi di trasporto pubblici, in auto, sempre, in mezzo al traffico. Eppure la nostra città è bella, meravigliosa. E' bella anche profondamente ferita. Io piango, di fronte alla sua bellezza. E le ferite, quelle ferite, me la fanno amare ancor di più. Sono stati chiamati esperti, luminari, saggi. Abbiamo strutture che dovrebbero partorire idee. E fatti. Ma abbiamo il nulla. Solo la desolazione dell'immobilismo. E in pochi urliamo che la rivogliamo questa città. Sempre pochi, sempre meno. Ché la speranza, lo dicevo, sta finendo. E il terreno è pronto, e fertile. Per chi vuole speculare.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-10092900788297868342011-02-13T22:41:00.014+01:002011-02-14T00:01:03.224+01:00Adesso basta!<div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcaHdzA6PalXiqErvwKZBofFgDA-3JqrFANvqgy2fM5yFZo_hvdb1viDZTZSxCR7b7CwCoMBfkuQItB7ykf4qIm1jLiUtUkfoxwduWy5AwH0Q2lUGQKygB6xbauFain_kQySwGRVFc0Gyt/s1600/scalinata+s.+ernardino+prima.png"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 267px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcaHdzA6PalXiqErvwKZBofFgDA-3JqrFANvqgy2fM5yFZo_hvdb1viDZTZSxCR7b7CwCoMBfkuQItB7ykf4qIm1jLiUtUkfoxwduWy5AwH0Q2lUGQKygB6xbauFain_kQySwGRVFc0Gyt/s400/scalinata+s.+ernardino+prima.png" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573294870540845010" /></a></div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKs6xAiYgIUMce0faPJ5xN1Qj4ShwBxvfGd-mjvkorA-BzD86wyrVmAseonDdtgmC65LYqoa_omgXFS3XxAPyBVxVPNaQOXMMGjEdb2Fpj6zRLks17t5bHyj53YvFQMfTF4xngfiVtD5CD/s1600/san+b.+pulita.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKs6xAiYgIUMce0faPJ5xN1Qj4ShwBxvfGd-mjvkorA-BzD86wyrVmAseonDdtgmC65LYqoa_omgXFS3XxAPyBVxVPNaQOXMMGjEdb2Fpj6zRLks17t5bHyj53YvFQMfTF4xngfiVtD5CD/s400/san+b.+pulita.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573294754961437666" /></a><br /><br /><div>Eccola, la scalinata di San Bernardino. Prima e dopo il nostro intervento di stamani.</div><div>Lavoro durissimo: erbe infestanti, con profonde radici, dure da estirpare. E poi lavoro di rastrelli e ramazze. Eravamo in tanti, nonostante la giornata che prometteva pioggia.In poco più di due ore, siamo riusciti a pulire quasi la metà della grande scalinata. E le donne erano, come sempre, in prima linea. A dire "se non ora quando!". E che non si può più aspettare.Donne provate dagli eventi, ma con la forza di affermare, nei fatti, che intendono lavorare per la propria città. Donne forti e libere. Donne con dignità. E gli uomini accanto a noi.</div><div>Domenica prossima continueremo. E, quindi, via via, individueremo altri luoghi di cui prenderci cura. </div><div>Alle 12, abbiamo forzato la zona rossa. E' assurdo che, dopo due anni, la città sia ancora interdetta ai suoi abitanti. </div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuXQDrFQH4D9DGo3wM153cazAYZipR2XXKDtON4S-20vz2QCUyCHzH6nqR8PU681NIjGsm1oBMlROaR33tNJHvEbsnc8ID3lw3VDLrM0zdYH90FRFLrN8pwK-Fj8yO-iVJOqXgNM4C1DWH/s400/fuori.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573298442971728050" /></div><div><br /></div><div>E questo lo spettacolo che si è proposto ai nostri occhi.</div><div><br /></div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6pGN758qaojpOZlqnAr4eeJ0sQawFaTU_zwAHlrrLKXejFDq6JCSPvRsoNQaezsO5zyeHTUuMXGiRnDD6rZ97-Fc8a9oTnDKU3Vam8xVQDA7c3d7jEDTGMflXUC7qFl43a2CHx7vPpey6/s400/dentro+1.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 400px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573298102641374146" /><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpXr5rjpVSNFQIxVOb8mCvf9Y8sHAZpNJRwamimyMghI_DH412pa3xhYFnYLFdKbbjemmwZB_qg8osxOX7EGYsd0HWb5vGfiA02NJqZYJ1pRjeR4_WtqlUlRZzG3aqbFGSu59X4t3kkOgc/s400/dentro+2.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573299417229553234" /></div><div><br /></div><div>A due anni dal terremoto, le condizioni della città peggiorano di giorno in giorno.</div><div>E' vergognoso che le amministrazioni tengano la città, la nostra città, in queste condizioni.</div><div>E' vergognoso che, con milioni e milioni di euro spesi per la messa in sicurezza dei palazzi, con affidamenti diretti, senza gare di appalto,le vie del centro siano ancora proibite alla popolazione. E presidiate dall'esercito. E' assurdo che io, e come me tantissimi, non possa avvicinarmi a casa mia. E' assurdo che gli Aquilani, e gli Italiani, non possano passeggiare in mezzo alle pietre ed alla storia di una delle città più belle del nostro Paese. E' assurdo che la ricostruzione del centro storico non sia neanche minimamente programmata.</div><div>Basta! Davvero, basta!</div><div>Le carriole son tornate per urlarlo.</div><div>Basta!</div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidCmVLw9mtmBD2VMkgv9NkYMUdfLmGUhFEMCE0qTI5KwrJs6MSTUo6O6dJZLQ32Gkbu-LxOS91LB-zEO0pk5fRPHb3GS-_Viyl22eRD34nouyWIn1rDChfmZ2TbrZGl-Tqz1c38EKE2Zz2/s400/carriole+3.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 266px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5573306433039914418" /></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-32871886711149356762011-02-10T10:16:00.004+01:002011-02-10T11:03:25.204+01:00Riabbracciamola, riabbracciamoci<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr-eUA1lHvLiw9a_GZyCZVUH1FRXLaGd3xed9tXPjacbIBSLW9wbQwqWdn5lnRpuXtriZpZ47_ZR-ByAIElkMHqnWx8VGSJG0cePIaGWCE5gQpTwrfPZUhHacOy1X11CvPicKN_y1SGefb/s1600/Riabbracciamo+la+citt%25C3%25A02.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 283px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr-eUA1lHvLiw9a_GZyCZVUH1FRXLaGd3xed9tXPjacbIBSLW9wbQwqWdn5lnRpuXtriZpZ47_ZR-ByAIElkMHqnWx8VGSJG0cePIaGWCE5gQpTwrfPZUhHacOy1X11CvPicKN_y1SGefb/s400/Riabbracciamo+la+citt%25C3%25A02.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5571997558166663026" /></a><br />E quindi si è ri-cominciato. E' duro, difficile. Penoso a volte. L'Assemblea cittadina non ha più una sede: i cittadini attivi, pur avendo più volte avanzato, e da mesi, la richiesta all'amministrazione, e avendo fatto presìdi e partecipato a snervanti colloqui con sindaco ed assessori, sono ancora raminghi, senza casa. Neanche quella comune. Neanche quel tendone, quello che tutti conoscono, quello con la scritta RIPRENDIAMOCI LA CITTA', che ha campeggiato sulla piazza del Duomo per quasi un anno. Concesso così a lungo da un generoso filantropo, è stato rimosso per ragioni sconosciute. E allora i cittadini attivi hanno dovuto reagire, per non soccombere ai voleri di un'amministrazione che solo a parole si mostra favorevole alla partecipazione, ma che, nella realtà dei fatti, la teme profondamente. E allora accade che una parte di cittadini, giustamente stanca delle troppe promesse disattese, occupi un asilo e vi stabilisca una sede dedicata principalmente ai giovani. E capita che un'altra parte di cittadini attivi, indica l'assemblea in una sala conferenze che è costretta a pagare di tasca propria. Pur avendo il Comune strutture agibili atte all'uopo. Le occupazioni sono sacrosante, soprattutto in un caso come il nostro, ma comportano denunce, conseguenze penali, spese legali. E non tutti sono disposti ad aggiungere ulteriori pene e preoccupazioni alle tante che hanno già sulle spalle. E allora ci si paga una sede. <div>Rincontrarsi è stato emozionante. Dopo quasi due mesi. E constatare che c'è la voglia di continuare, nonostante tutto, è molto incoraggiante. Quello di ieri è stato un incontro introduttivo, un dirci che ci siamo ancora. E che vogliamo lavorare per crescere, in numero ed in qualità. Tutti sappiamo che ripartire dopo gli errori non è facile, ma sappiamo bene che di quegli errori faremo tesoro. E domenica prossima riabbracceremo la nostra città. Torneremo con le nostre carriole. E le nostre braccia. A lavorare. E cercheremo di ristabilire quello spirito di unità e solidarietà che, proprio un anno fa, portò gli Aquilani a forzare le transenne del centro storico ed a riappropriarsi della loro città e della loro identità. Le transenne sono ancora lì, come un anno fa. E noi siamo davvero stanchi. La città è nostra, urlavamo il 14 febbraio dello scorso anno. La città è nostra, urleremo domenica. Ma stavolta non siamo più disposti ad accettare che ci venga negata. Quelle transenne devono scomparire.</div><div><br /></div><div>Qui le riprese dell'assemblea di ieri <b><span class="Apple-style-span" > <a href="http://www.youtube.com/view_play_list?p=DC5FF703E4302B64"><span class="Apple-style-span" >http://www.youtube.com/view_play_list?p=DC5FF703E4302B64</span></a></span></b></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-72586909500395824342011-01-26T13:52:00.003+01:002011-01-26T15:01:25.055+01:00Si ricomincia<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdun2wSy_8tWAXHfPQO8jG2X7IJAFjXxVlbM4BQROqO7cXqK2POYWWZdTT6Dhgw94DsCRzTieq3xO2pysPV_d9dJtvnhrmqofQcIuQB2nG2BefnZ3Wjd87zE4_9mxoPmxHRxhRXzispn3o/s1600/riprendiamoci+LAquila.JPG"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdun2wSy_8tWAXHfPQO8jG2X7IJAFjXxVlbM4BQROqO7cXqK2POYWWZdTT6Dhgw94DsCRzTieq3xO2pysPV_d9dJtvnhrmqofQcIuQB2nG2BefnZ3Wjd87zE4_9mxoPmxHRxhRXzispn3o/s200/riprendiamoci+LAquila.JPG" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5566492498570063010" /></a>Mi pesa scrivere questo post. Mi pesa tanto. L'ho iniziato da tempo, e sempre archiviato fra quelli da pubblicare. Ma, ogni volta che entro in questo spazio, lo ritrovo. Iniziato e mai finito. Lo ritrovo a dirmi che c'è qualcosa di non detto. Di non raccontato. Eppure ho sempre raccontato tutto quello che sentivo essere importante rispetto alla condizione di noi Aquilani. Non lo finivo, in attesa di una conclusione che fortemente aspettavo positiva. Ma ora è tempo di dire. E' un post che parla di un fallimento. Ma voglio che sia un post che parli anche di rinascita. Un'ennesima rinascita.<div>Vi ho sempre detto dell'Aquila paradigma dell'Italia, ebbene, anche la conclusione alla quale sta giungendo questo scritto lo è.</div><div>"Perché anche un blog può aiutare a rinascere, dalle macerie", questo scrivevo, ormai ventuno mesi fa. E pensavo alle macerie fisiche. Ed a quelle morali. Ma quel movimento di ribellione, e di rinascita, che vado raccontando dal 6 aprile 2009, prima sola, poi con qualche compagno di strada, poi con tanti, è fallito. Fallito non perché morto, ma perché ha mancato il suo obiettivo. Quale? L'unico: quello di cittadini senza città che, insieme, risalgono la china. E ricostruiscono, se non le proprie case e la loro città, ché viene loro impedito, il tessuto sociale ed i rapporti umani. Il compito era quello di risvegliare le coscienze e, quindi, di unirsi. Anche solo per sperare e per farsi forza. Di trovare una strada tutti insieme, ché le macerie ed il dolore non hanno colore. Il collante c'è, il fattore comune, indispensabile in questi casi: c'è la tragedia. Ora non vi dico nulla di nuovo nell'affermare che quelli che io chiamo cittadini responsabili, o attivi, quelli, cioè, che non sono rimasti inermi e muti ad aspettare che le cose accadessero, siano per la stragrande maggioranza di "sinistra". E' innegabile che il popolo della sinistra sia più pronto a scendere in piazza, abbia più senso civico, sia più disposto a mettersi in gioco, a mostrare il dissenso. A darsi da fare per la collettività. Ma cosa avrebbe dovuto fare questo popolo? Certo non trasformare la nostra tragedia in una partita di pallone, con le opposte tifoserie. Certo non avrebbe dovuto connotarsi così fortemente, ottusamente direi, come l'unico depositario del giusto e del vero. Avrebbe dovuto aprirsi ai cittadini. Mi piace dire che avrebbe dovuto abbracciarli. Tutti. Invece, pur portando avanti tesi e percorsi utili e condivisibili, ha vestito, di volta in volta, i panni del rivoluzionario, del contestatore, del propositivo, persino dell'istituzione, mai sapendo parlare alla città. Mai smussando gli spigoli, mai aprendosi all'ascolto. Arroccato sulle proprie idee, connotato ed identificabile al massimo, lontano dai bisogni reali dei cittadini. Sempre più isolato, diviso, inutile. E cos'è, questo, se non il paradigma della sinistra italiana? Realtà senza speranza. Realtà che toglie la speranza. E allora anche qui si arriva al paradosso di lottare contro tutti, persino contro chi fa la tua stessa strada. E parla la tua stessa lingua. Si arriva al paradosso di ostacolare, anziché favorire, la partecipazione. Ché la partecipazione non può che essere spontanea, mai imbrigliata, burocratizzata, soggetta a gerarchia. Qualcuno lo ha chiamato "direttorio" quel gruppo di persone che si è autoeletto a dirigere, ma, cosa ancor più grave, ad indirizzare l'Assemblea Cittadina. L'Assemblea Cittadina, quell'esperienza da pionieri della democrazia che iniziammo a vivere nella primavera dello scorso anno. Luogo fisico, che si contrapponeva al non luogo che viviamo, e di incontro di menti. E anime. E volontà. Luogo che avrebbe dovuto accogliere e che invece ha respinto la cittadinanza, allontanando a colpi bassi chi, avvicinatosi con entusiasmo, dissentiva però dal metodo autoritario che, di fatto, ha sempre impedito il confronto aperto e leale. Il fallimento sta nel non aver trovato unità fra chi desiderava partecipare e nell'aver reso invisi al resto della popolazione, quella che è la stragrande maggioranza, coloro che, partecipando, venivano e vengono etichettati quali appartenenti ad una diversa fazione. La parola fine è stata poi imposta dall'amministrazione che ha rimosso quel tendone nel quale si tentava il percorso della democrazia dal basso. La strada di fronte a noi è ancora lunga, me lo vado ripetendo da tempo, e questa è solo una battaglia persa. Ma il movimento, questo movimento, ha fallito. Questa sinistra continua a fallire. Non abbiamo bisogno di finti eroi, e neanche di veri. Abbiamo bisogno di persone leali. Abbiamo bisogno di cittadini, e i cittadini sono di qualsiasi colore. Tutto con i loro errori, tutti con le loro paure. Abbiamo bisogno di persone che abbiano la forza di guardare gli altri negli occhi e di dire la verità. Anche se costa cara. </div><div>E da qui si riparte. Con un nuovo spazio che pretenderemo. Uno spazio di tutti che diventi realmente la casa dei cittadini. Perché l'assemblea esisterà sempre, finché esisteranno i cittadini.</div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-50008977949484000212011-01-11T23:26:00.005+01:002011-01-12T01:05:53.086+01:00Borghezio?<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Vlc7pkY9jjTzmtvj_XzZ76w7B8mqlGQkm2TR268GE7aeWaMStmBmrR0rLnf_qotVtgwpTDg7YjJj5bLCtLKLQA8czIMIxfP-hliwPpVsRzEvQoYUxvoojOOjuUuS3wyIj61l4c6B1qAf/s1600/irruzione.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 390px; height: 259px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Vlc7pkY9jjTzmtvj_XzZ76w7B8mqlGQkm2TR268GE7aeWaMStmBmrR0rLnf_qotVtgwpTDg7YjJj5bLCtLKLQA8czIMIxfP-hliwPpVsRzEvQoYUxvoojOOjuUuS3wyIj61l4c6B1qAf/s400/irruzione.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5561082782398833890" /></a><br />Tutti avrete sentito le esternazioni del leghista Borghezio a proposito degli Abruzzesi. Ebbene, non mi toccano. E non me la sento neanche di controbattere. Non è questa la pubblicità o la visibilità della quale abbiamo bisogno. Oggi abbiamo bisogno solo di fatti concreti. Dopo due anni di immobilismo. E scagliarsi contro chi ha già ampiamente dato dimostrazione della propria grossolana pochezza, e sprecare con lui energie e rabbia, non fa altro che allontanarci dagli obiettivi che dovremo prefiggerci. L'Aquila è ferma, bloccata, allo sbando. E questo dipende anche dai cittadini. Troppo rinunciatari, paurosi. Si adeguano. Ci hanno già ampiamente tacciati di essere ingrati e cialtroni. E lo hanno fatto sulla nostra terra. Sulle nostra pelle. Sul nostro dolore. Il governo dimostra con i fatti che, ormai, L'Aquila è un capitolo chiuso. I nostri stessi amministratori tacciano, vedi il presidente della Regione, nonché commissario alla ricostruzione, Gianni Chiodi , i cittadini che si attivano da volontari sul territorio quali sporadiche frange strumentalizzate. I nostri amministratori locali, nell'anniversario del 6 aprile dello scorso anno, in un consiglio comunale farsesco, al quale erano invitati personaggi del calibro di Alemanno e Polverini, hanno gridato a noi cittadini dimostranti di vergognarci, quando rumoreggiavamo al messaggio di Berlusconi. L'ex prefetto Gabrielli, ora da controllore a controllato, promosso sul campo a capo della protezione civile, ci ha chiamati cialtroni e ci ha denunciati. Cialtroni , da sempre, siamo per l'arcivescovo Molinari. Cialtroni per il neo vice commissario Cicchetti. Ci impediscono di avvicinarci alle nostre case. Ci ingabbiano in iter burocratici che, scientificamente, ci impediscono di ricostruire. Ci vietano la partecipazione, ci negano la trasparenza degli atti amministrativi. Siamo stati ostaggi mediatici di un governo che ha vigliaccamente speculato sulla nostra disgrazia. Mistificando la realtà che solo ora, a tratti e parzialmente, sta uscendo. Abbiamo visto arrivare per la prima volta all'Aquila i senatori del PD a luglio dello scorso anno.Per la prima volta, dopo quindici mesi dalla disgrazia,hanno visto con i loro occhi la nostra tragedia. Non la conosceva, disse l'onorevole Bersani, e si impegnò a raccogliere le firme per la nostra legge di iniziativa popolare. Non già di farsene carico, come sarebbe giusto. Ha comunque disatteso anche quella promessa. Promessa elettorale. Ci hanno preso a manganellate, a Roma, quando eravamo a manifestare pacificamente per i nostri diritti. Provano ad impedirci di partecipare ai consigli regionali e, una volta ammessi, veniamo trattati con sufficienza e disprezzo dal presidente del consesso, pescarese, abruzzese come noi, ed invitati, con disgusto e stizza, a lasciare l'aula. Ed ora dovremmo arrabbiarci per Borghezio? Dopo che ci hanno devastato un territorio, ci hanno inquinato l'aria, ci hanno dispersi, annientati. Soffocati. Ebbene, Aquilani, diamo un segno. Facciamo vedere che siamo vivi. Non pronti solo a ricevere, grande o piccolo che sia, il piacere personale nella campagna elettorale: una realtà già in pieno atto. Ché il piacere fatto ad uno è l'ingiustizia perpetrata a danno di tutti gli altri. Alziamo il capo. La dignità si dimostra anche non soccombendo. Si dimostra non chiudendosi nel proprio dolore. Si dimostra partecipando alla cosa pubblica. Che è nostra. Non pensando solo a noi stessi. Alziamo il capo e iniziamo a pretendere di essere attori nel risollevarci dalla nostra tragedia. Smettiamola di delegare.Alle amministrazioni inefficienti, o ai pochi cittadini attivi. Io so che le persone fiere ci sono. Non usciamo timidamente allo scoperto solo quando si parla di restituzione di tasse, ché la ricostruzione della nostra città e della nostra comunità è, per noi, la cosa più importante. L'Aquila è patrimonio nostro ed è patrimonio del mondo intero. Abbiamo il dovere di salvaguardarla.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-14010148460454615502011-01-05T13:28:00.005+01:002011-01-05T13:51:03.222+01:00Basta poco<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlF4GfsAiJnO1i_QI_6ladkyMbQYcl64POYnvygwLzmMmP1691pC3mdYrk9wP6JeHWOQGDrY0CHYjw7NR39cWe7YlcPDZqLFrn-hbBlNNBBWObbmCEM0xTFLLd9tisU7zpRQMf1e9F4m2a/s1600/la+vita+mia.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 334px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlF4GfsAiJnO1i_QI_6ladkyMbQYcl64POYnvygwLzmMmP1691pC3mdYrk9wP6JeHWOQGDrY0CHYjw7NR39cWe7YlcPDZqLFrn-hbBlNNBBWObbmCEM0xTFLLd9tisU7zpRQMf1e9F4m2a/s400/la+vita+mia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5558680895375914194" /></a><br />E basta poco. Basta una vecchio bruciatore che si rompe, per l'ennesima volta, in una vecchia casa non tua, lontana dalla tua vita,e che ti fa piombare nel freddo che non dovrebbe farti paura. Ché lo conosci bene il freddo. E pure le sofferenze. Basta un articolo su L'Espresso: un giornale che parla della tua esistenza, e di quella dei tuoi compagni di sventura. Ne parla bene, dopo ventuno mesi. Ne parla come ne parli tu. Da ventuno mesi. Ma leggerlo, vederlo su quelle pagine patinate, scorrere le parole con lo sguardo velato, è toccare con mano quella tragedia che ti ostini a volere superare. E, a volte, non ci riesci. E allora un amico posta su facebook le vecchie immagini della strada più bella della tua città, la strada nella quale abitavi. Quella nella quale hai vissuto per cinquant'anni. Coperta di neve. E basta poco perché quelle lacrime, che pensavi di aver versato tutte, tornino come il primo giorno. Più salate, più amare. Ché nulla è cambiato. Tu sei solo molto più stanca.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-37769079654473214932010-12-31T15:28:00.001+01:002010-12-31T15:35:55.252+01:00Buon Anno<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQB41WDy3O9MsVnxfFs-9iBCHwZ5wW9fWLmxTC8czYnyo2_2OTxsFc_RS5zFRJq2f4W1QsgxsueX8p9EF5Iuls0qPqFTloAucHcajXDKcxqsenFSkZaAYMRRElUCmhEVZSINd2qQd1mSwG/s1600/duemilaundici.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 343px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQB41WDy3O9MsVnxfFs-9iBCHwZ5wW9fWLmxTC8czYnyo2_2OTxsFc_RS5zFRJq2f4W1QsgxsueX8p9EF5Iuls0qPqFTloAucHcajXDKcxqsenFSkZaAYMRRElUCmhEVZSINd2qQd1mSwG/s400/duemilaundici.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5556851973811707762" /></a>E' arrivato l'ultimo giorno dell'anno. Era inevitabile. Il tempo scappa veloce. Anche se vivi in un non luogo dove tutto è fermo. I giorni, uguali l'uno all'altro, si cumulano, nell'attesa che accada qualcosa. E completano le stagioni. Mi piacerebbe dire una parola di speranza ai miei lettori. Ai concittadini e a quelli lontani. Ma non c'è, per noi, in questa fine d'anno. L'ultima mazzata, ché le mazzate non sono solo quelle che ti arrivano da un manganello, l'abbiamo presa due giorni fa. In un consiglio regionale che ci ha fornito la dimensione di quanto la nostra tragedia non sia compresa persino in quella sede. Che ci ha fatto capire quanto, per quei signori accomodati sugli scranni del potere, noi Aquilani siamo solo un fastidioso frangente. Il decreto milleproroghe non contiene il rinvio della restituzione delle tasse non versate nel periodo dell' emergenza. Per tacitarci, continuando a prenderci per i fondelli,ci dicono che la sospensione ci sarà, ma priva di copertura finanziaria. Sempre e solo denaro virtuale per noi, terremotati di serie b. Vi parlerò, nell'anno nuovo, dell'atteggiamento assunto dal consiglio regionale: è raccapricciante. <div>Ora è solo tempo di auguri. E voglio farli, nonostante sia amareggiata e stanca. L'augurio è quello che tutti noi si riesca a comprendere che il tempo di delegare è terminato. Che una nuova consapevolezza sorga in noi. E che si inizi ad agire dal basso, con tanta pazienza, non temendo i fallimenti. Solo così si può cercare di risorgere: uscendo allo scoperto e non temendo di mettersi in gioco. Noi Aquilani, noi Italiani.<div>Buon anno amici cari. Alzo il bicchiere alla vostra salute. </div><div>Dall'inferno di questa terra martoriata.</div></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-36295884370170177152010-12-23T10:10:00.008+01:002010-12-23T16:04:48.831+01:00Il pacco<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY16jGB32qPMy_XDYcui3OBRNbjaUi_OY1ypkGAm1nDrM5zKb2bvnBcj-dgCNEA-PnaqItlvKw9hFmM4Z419Zox75qep2860l6Tg5xkXABQ-oZ3GGF2I-K4idE2V3Qnidq2axUjrvM9EfY/s1600/pacco_regalo.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 274px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY16jGB32qPMy_XDYcui3OBRNbjaUi_OY1ypkGAm1nDrM5zKb2bvnBcj-dgCNEA-PnaqItlvKw9hFmM4Z419Zox75qep2860l6Tg5xkXABQ-oZ3GGF2I-K4idE2V3Qnidq2axUjrvM9EfY/s320/pacco_regalo.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5553818593624467922" /></a>Il pacco di Natale è arrivato per gli Aquilani. In tempo per essere scartato sotto l'albero. Le premesse al bel regalo c'erano tutte: il presidente della Regione, nonché commissario alla ricostruzione, Gianni Chiodi, era andato a Roma, in conferenza stampa, in assise con Berlusconi, Letta e Gabrielli, a dire che qui tutto va bene. A magnificare l'operato del Governo. A millantare denaro a disposizione. Virtuale. Persino un'indagine de La Sapienza ci comunicava che la nostra qualità della vita è migliorata. Il presidente della Provincia, Del Corvo, eletto fresco fresco dalla Marsica, risulta perennemente non pervenuto: l'Aquila non rientra, a quanto pare, tra le sue incombenze e i suoi pensieri: che ci pensino pure quei comunisti al governo della città. Il sindaco Cialente: sempre più debole, sempre più afono, sempre più inadeguato. Dedito più alle manovre di palazzo, che ai problemi della cittadinanza , mai è stato, né è stato percepito dalla popolazione, quale portavoce delle istanze di tutti i suoi concittadini. Mai è riuscito ad unire gli Aquilani verso l'unico obiettivo possibile: quello di una ricostruzione partecipata e non delegata.<div>Il regalo, quindi, è nelle nostre "case". E peserà, il prossimo anno. Nel decreto mille proroghe, approvato ieri, non compare la proroga della restituzione delle tasse sospese ai terremotati aquilani. Nonostante le promesse. Nonostante la situazione tragica. In compenso, compare la proroga per gli alluvionati del Veneto. Oggi il succitato terzetto dei nostri rappresentanti si recherà a Roma: a pietire, e a far finta di pietire. Mai, dico mai, un guizzo di orgoglio. </div><div>Intanto le c.a.s.e. del miracolo aquilano, quelle che avrebbero dovuto chiuderci la bocca,ché siamo stati fortunati, gli altri non le hanno avute, cadono a pezzi sotto i colpi del tipico inverno aquilano. Caldaie rotte, infiltrazioni d'acqua dappertutto e fogne che rigurgitano. Un miracolo da 2.700 euro al metroquadro. Il danaro per quelle c'è stato. E speso senza appalti, ché lo stato di emergenza, durato dieci mesi, lo consentiva. E continuerà ancora a consentirlo, ché l'emergenza, quella, sì che è stata prorogata di un anno. Quindi commissario, gentiluomo di Berlusconi, e vice commissario, gentiluomo del papa, potranno fare ciò che vogliono: prima di tutto, infischiarsene di noi cittadini. E della famosa trasparenza e partecipazione. Che neanche il nostro Comune di "sinistra" vuole ed applica. Salvo poi chiamarci come soldatini, quando lo ritiene opportuno, a manifestare e protestare al suo fianco.</div><div>Natale da far west il nostro.</div><div><b><span class="Apple-style-span">I miei migliori auguri a tutti voi.</span></b></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-49056410724957846012010-12-21T21:30:00.004+01:002010-12-21T22:56:26.079+01:00RiapriamolaLe occasioni di incontrare le persone sono sempre più rare, per noi Aquilani. Ero dal parrucchiere oggi. Una volta, nell'altra vita, mi dividevano dal negozio 25 passi. Oggi son 25 chilometri. Dal parrucchiere, si vede gente. Si ascoltano discorsi. Entrando, Giampiero, uno dei proprietari, che prima lavorava in pieno centro, ed ora su una strada di periferia, mi ha chiesto "Mbè, Anna, tu che sai tutto, quando ce lo ricostruiscono il centro?" "Non lo so, Giampiero, non so nulla, nessuno sa nulla". E lui, " non vado in centro da mesi". "Io non voglio vederlo il centro, mi fa troppo male", gli fa eco una cliente. E, da lì, parte un coro unanime: clienti e lavoranti, nessuno va in centro da mesi. Soffrono troppo. Molti lo hanno già archiviato. Si sono adattati alla nuova NON vita. Si sono adattati allo squallore del brutto.Ho fatto la mia solita arringa. Ho detto loro che la nostra città ha bisogno di noi. Di tutti noi. Non dobbiamo abbandonarla. Non possiamo permettere che ce la portino via. Ci stanno provando: non dobbiamo consentirglielo. Dobbiamo tenerla stretta con i denti. Ho visto volti assenti, rassegnati. Tristi. Eppure basta poco, basta il cuore. L'8 dicembre scorso, ho organizzato per la mia associazione l'addobbo dell'albero di Natale nel corso cittadino. Ai Quattro Cantoni. E le persone convenute sono state tante, tantissime. Il corso si è riempito di volti, di sorrisi. Di pianti. Di vita.<object width="320" height="190"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/KcTv9eZTq0E?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/KcTv9eZTq0E?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="320" height="190"></embed></object><br /> <div><br /></div><div>Riapriamola questa città che ci hanno tolto. Che ci hanno proibito. Riapriamola con la forza, se necessario. Con la determinazione. Con la nostra dignità.<br /><div><br /></div></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-12736887592282888932010-12-16T19:35:00.003+01:002010-12-16T20:49:44.194+01:00Update<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJmCCa-nD7pYIMg7uraIg2SVgQ-zcaUrLBBkvtI1RhNll2c0pQTLZPCyi-OS61vgyfsrhB4kbuZhEWoHSZz7_MW0yX8ENwfqpDhKDzMbOISGrhtxONILD4cNX9Iyquk8qE2219q2iWoAQ/s1600/topo.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 169px; height: 170px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJmCCa-nD7pYIMg7uraIg2SVgQ-zcaUrLBBkvtI1RhNll2c0pQTLZPCyi-OS61vgyfsrhB4kbuZhEWoHSZz7_MW0yX8ENwfqpDhKDzMbOISGrhtxONILD4cNX9Iyquk8qE2219q2iWoAQ/s200/topo.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5551367639740941170" /></a>La mia nuova vita è talmente diversa, sconclusionata, folle, imprevedibile, dura, da non concedermi tempo sufficiente per scrivere sul mio blog come vorrei. Mi capita, durante la giornata, di pensare di volervi raccontare quello che accade qui. "Questo devo scriverlo", mi dico.Ma poi il tempo passa. Ed io mi ritrovo a corrergli dietro. Concludendo, in verità, poche cose. Guadagnando, in compenso, tanta stanchezza e senso di frustrazione. E di impotenza. Mi sento, a volte, come quei topolini che girano a vuoto su una ruota senza senso. Corrono, si agitano, ma sulla ruota sempre restano. Sempre nella gabbia. Sempre ad aspettare. Cosa? E' freddo da noi. Freddissimo. Nel paesino dove vivo, ancora più freddo che nella mia città vuota. Il ghiaccio scricchiola sotto i piedi. E i vetri delle finestre sono appannati. La casa, che Manitù mi benedica per aver scelto di non vivere in una c.a.s.a., è il mio rifugio. Comincio a sentirmi a mio agio vivendola. Ad apprezzarla. A volerle quasi bene. Fuori, il nulla. Se non le mie montagne. E fuori ancora? Aldilà di queste montagne? Anche lì è scoramento profondo. Lo scenario italiano non è meno sconfortante di quello della mia città. E della mia vita. Uomini e donne in vendita. Partiti politici che son fantasmi. Imperatori e saltimbanchi. Figure e controfigure. Vuoto. E una piccola parte della società civile che, forse, si risveglia. Ma il processo sarà lungo. E faticoso. E denso di pericoli. Proprio come quello dell'Aquila e degli Aquilani. Per noi è ancor più dura, ché da gennaio pagheremo più tasse di tutti gli Italiani. E pagheremo la benzina due centesimi in più degli altri: c'è da ripianare il deficit della sanità abruzzese. Una voragine di 360 milioni. E per noi Aquilani sarà ancora più difficile: tutti, indistintamente, percorriamo chilometri e chilometri al giorno, per coprire le distanze che ci dividono da tutto. Nel traffico caotico, come quello di una metropoli. Cittadini senza città. Con i disagi di una grande città e la qualità di vita di un paese del terzo mondo. Però possiamo stare allegri: aldilà della schiacciante realtà, secondo uno studio de La Sapienza, la qualità della vita all'Aquila è migliorata. Ha infatti, in barba al terremoto, scalato la classifica dal 67° al 63° posto. Nonostante l'esplosione della disoccupazione, della cassa integrazione, il consumo dissennato del territorio, l'insostenibile inquinamento di aria, fiumi, terra,la città sventrata, il crollo dei consumi , le persone disperse, quelle che sono andate via, quelle distrutte psicologicamente, i Comuni al collasso economico, saliamo in classifica. Ridere o vomitare? Intanto l'appena insediato vice Commissario Cicchetti, quello condannato per aver lucrato sulla Perdonanza Celestiniana, mostra il primo muso duro. Stretta di ferro sugli abitanti delle c.a.s.e. e dei m.a.p ( che Manitù continui a benedirmi): non sei neanche padrone di allontanarti da quei surrogati di abitazioni, ché ti mandano via. E non puoi invitare a stare con te i parenti, ché vengono decurtati del contributo (fantasma) di autonoma sistemazione. E, se hai un figlio che frequenta l'università fuori città, devi cambiare casa per una più piccola, fin tanto che lui è fuori. Quando torna, trasbordi di nuovo. Espedienti di un furfante che penalizza tutti, per colpire i furfanti. Intanto arriva un altro Natale, che ci trova peggio di quello scorso. Più delusi, più amareggiati, più stanchi. Abbiamo allestito un albero ai Quattro Cantoni, luogo simbolo della città. Il crocevia degli appuntamenti di una volta, delle "vasche" lungo il corso cittadino. L'ho voluto io, mi hanno aiutato in tanti. Ognuno portando un addobbo da casa. Lo guardo: è bello. E triste. Ci siamo abbracciati ed abbiamo toccato la nostra disperazione. Quella dei tanti che son venuti, di quelli che son passati. Abbiamo cercato di farci forza, vicino a quelle transenne che, dopo venti mesi, ci separano ancora dalla nostra storia e ci impediscono di viverla. Gridando, a chi già sta dimenticando, che i Quattro Cantoni sono la nostra vita, quella della nostra città. Non quell'orribile centro commerciale che qualcuno ha sciaguratamente deciso di chiamare come l'unico luogo che, di diritto, sta nei nostri cuori. E che in molti stanno già dimenticando.<div>A presto.</div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-59872271457296522402010-12-04T14:16:00.002+01:002010-12-04T14:29:10.542+01:00La poesia di Daniele Verzetti. Per gli Aquilani.Il mio carissimo amico Daniele Verzetti<span class="Apple-style-span" > </span><a href="http://agoradelrockpoeta.blogspot.com/"><b><span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small; "><span class="Apple-style-span" >http://agoradelrockpoeta.blogspot.com/</span></span></b></a> , poeta genovese di rara sensibilità, leggendo il mio ultimo post, ha scritto una poesia che voglio proporvi.<div>Grazie Daniele per le tue parole. </div><div>Grazie per aver dato voce alla mia rabbia ed al mio dolore. Al nostro. </div><div>Ti ringrazio. </div><div>Ti ringraziamo.</div><div><br /></div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYllD0EQ8TT8kt-B3-B4uDVGA_V3HyINos__u90OSi8dP_uR1NgLvcI3BEDsIo3hTR-UpuYjKzOySuGAP5Bm_bH6r4H4bLxHFNSRkHKI-WlWSPbj5gl8BgZQHmyepUJ_oFsqqeZy47jysL/s200/scrivo.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 135px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5546818178599873090" /></div><div><br /></div><div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><b>MACERIE DI PIOGGIA</b></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><br /></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Acqua esonda dentro sofferenze acute</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Ferite mai chiuse</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Macerie di terra, fango e pioggia</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Mai abbandonate.</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i><br /></i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Pioggia bagna volti prosciugati dall'amarezza</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Con dignità dipinta sui loro sguardi</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>E polvere tra le dita.</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i><br /></i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Terra sfatta, crollata</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Bagnata fradicia</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Ma soprattutto schiacciata da bugie ed inettitudine.</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i><br /></i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Una faccia alza lo sguardo verso il cielo</i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i><br /></i></div><div style="font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 14px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 22px; "><i>Beve lacrime di pioggia e rabbia.</i></div></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-61068979052043200422010-12-01T18:55:00.002+01:002010-12-04T14:15:03.434+01:00Il dolore. E il riscatto.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0UaEWh1MnHrpLmRoF92RZPMXuoSVe-a-dhrhUDv0K4lIwVTRUijJW08NOrwOXDNDJYPppBheHGMYAqlAC-8F5QC2ZP71wJbQK7K-Egx7zFlcsDXATmjvJe0eCAgWRVv97pWn4g5JYaIKW/s1600/l%2527aquila+maltempo.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 270px; height: 215px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0UaEWh1MnHrpLmRoF92RZPMXuoSVe-a-dhrhUDv0K4lIwVTRUijJW08NOrwOXDNDJYPppBheHGMYAqlAC-8F5QC2ZP71wJbQK7K-Egx7zFlcsDXATmjvJe0eCAgWRVv97pWn4g5JYaIKW/s400/l%2527aquila+maltempo.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5545772679932370610" /></a><br /><div>L'Aquila è con l'acqua alla gola. Piove ininterrottamente da giorni. E la città, già ferma, ora è immobilizzata. Piove sul progetto c.a.s.e. Sul miracolo aquilano, che fa acqua da tutte le parti.</div><div>Piove sulle voragini, sugli affossamenti, sui tombini occlusi. E piove sulle macerie e sui palazzi cadenti del centro storico. Sull'arte e sulla cultura. E sulla bellezza. Piove sulla nostra condizione disperata. Sui cittadini allo stremo: senza casa, con le tasse ed i mutui, e i prestiti, che bussano alla porta. La città è un non luogo allagato. Il centro storico un'enorme pozza nella quale navigano pietre e sporcizia. Nella quale galleggiano le promesse non mantenute. E le bugie. I morti sono andati via tragicamente. I vivi restano. Tragicamente. Ad annaspare fra i soliti rimpalli di responsabilità di chi le responsabilità non sa assumerle. Fra i soldi millantati e la dura realtà del danaro che non c'è.Chiodi, il vassallo del cavaliere, uomo senza dignità, ché un uomo con dignità starebbe accanto alla sua gente, in conferenza stampa, a Roma, lontano dal disastro e dai disastrati, con Berlusconi, Bertolaso e Letta, mentendo,magnifica il miracolo e invita all'ottimismo. I soldi ci sono e lui è ansioso di darceli. Ma ne arrivano pochi, col contagocce, e servono per pagare ancora l'emergenza. Il Comune è allo sbando, con il sindaco Cialente, sempre più debole ed afono, che non è capace di urlare i nostri diritti. E di pretenderli. I contributi per l'autonoma sistemazione sono fermi a sei mesi fa: 200 euro mensili negati a chi paga, per gli affitti, cifre esorbitanti. Di aiuti per l'economia al collasso non se ne parla neanche più. La ricostruzione pesante è di là da venire. Quella leggera impantanata fra le pastoie burocratiche.</div><div><div>Il vescovo tuona contro la manifestazione del 20 novembre "erano pochi, me lo hanno riferito degli amici che c'erano". Come se quei pochi, venticinquemila, sotto la pioggia incessante, fossero nulla. Persone neanche degne di rispetto. Invita, il presule, la cittadinanza a lasciar fare a chi sa fare. Perché scendere in piazza, quando c'è chi, nelle stanze chiuse, nelle quali lui siede nel posto d'onore, deciderà per noi? Ma il vescovo ausiliare D'Ercole è, invece, vescovo del popolo. Firma la legge di iniziativa popolare e plaude ai cittadini attivi. Così nessuno è scontento. Due vescovi, per tutti i gusti. L'operazione di immagine e la mistificazione regnano, come sempre, anche nella Curia. <div>E i ragazzi, gli studenti universitari, son scesi in piazza, nel centro storico martoriato,e saliti sui tetti, per protestare contro l'eutanasia imposta al sistema universitario, contro le decisioni ormai sciaguratamente passate al voto. <div>E come non dire, ancora una volta, che L'Aquila è l'emblema dell'Italia che affonda? L'Aquila è l'epicentro simbolico del sistema Italia che sta franando. </div><div>"Il riscatto è doloroso e l'Italia affronti il dolore", diceva il Maestro che ha scelto di morire. </div><div>Il dolore si affronta allontanandoci da chi ci induce all'ottimismo, da chi ci dice che va tutto bene, da chi, spudoratamente, indica il bicchiere mezzo pieno, invitandoci a nascondere la testa sotto la sabbia. Si affronta guardando in faccia la realtà. Facciamolo, il pieno di questo dolore. E iniziamolo, questo riscatto. Civile, politico e morale.<div><br /></div></div></div></div></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-51666145853759372332010-11-23T16:09:00.006+01:002010-11-23T16:59:53.953+01:00Riprendiamoci le nostre città<img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGPlFPfKeqaUjDwowmGaXp_Y_lAYpz0UK9C3T7Jof1sVxls6JPHWnJnlmiPIY6CZT8DVKTMTRKee-DhjjXdjwr67m3yEveKzUoyzPFBpTcye2JfN4FmIH-FjqovAUzvpLIAkYR6aUJVoWa/s400/dal+ponte+pioggia.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 400px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5542773234415364034" /><br /><div>Sabato pioveva sulle nostre speranze. E sulla nostra rabbia. Sulle nostre rivendicazioni. E sulla verità. L'Aquila si è mostrata, a noi e ai tanti venuti da fuori, in tutta la sua cruda realtà. Realtà alla quale troppi Aquilani rischiano di abituarsi. Realtà che, invece, va gridata, e combattuta. Eravamo tanti. Più di ventimila, al freddo e sotto l'acqua che ci ha accompagnato, impietosa come le nostre macerie, lungo tutto il doloroso tragitto. E le case sventrate, vuote e buie, sono state la scenografia della rappresentazione del dolore dal quale cerchiamo di uscire. </div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-tgZGxI_XinkzE5MNiz_hP4h0CxUQpClAvskMhyphenhyphen9AFVL0NM5SAbWYIaEEbvMElOGyJV5p9wJ82bSkadldm0DeeLmSGyz0J5EaJxUyanNYhSoCpjR2NtwpsPfoo3pm-pzm7oY74ErH-uR3/s400/corteo+e+palazzi.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 256px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5542773910826999522" /></div><div>Molti c'erano, molti non c'erano. C'era chi vuole reagire, chi non si accontenta. E chi non delega. C'era chi si rifiuta di credere e far credere che tutto va bene. C'era chi non si arrende.E c'era anche in nome dei tanti che non sono venuti. Dei tanti che non ce l'hanno fatta a ripercorrere e rappresentare il loro dolore. Dei tanti che sono deboli, e stanchi, e rassegnati. Ma chi sfilava ha assunto su di sé il compito di guardare avanti con fierezza e di procedere lungo la difficile strada della partecipazione civile. La strada della ricostruzione sociale ed etica. La storia, le lotte, i cambiamenti non sono mai stati portati avanti dalla maggioranza dei popoli. Le avanguardie sono quelle che fanno la storia. Sono quelle che, dall'Aquila e da tutta l'Italia,sopra e sotto quel palco bagnato, hanno rappresentato le loro realtà ed hanno abbracciato quelle degli altri. Non siamo soli. Ora questo lo sappiamo: siamo in tanti a volerci riprendere le nostre città.</div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgepOuu3YFH53nBldGXPsJq_BDToBhMY7WBRStTsKOgg-SOw87YWQbsnGg2EPHuAtjRl0k54x4uRi_T-EujwanjKBuBtIVBUbhzQ1zoo_N8PbmY-V8cCSpce9xOhJq-a-QEvAJFz5bY_tGE/s400/riprendiamoci+LE+CITTA%2527.jpg" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 399px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5542772941350277250" /></div><div><br /></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-626724393890457352010-11-19T21:33:00.003+01:002010-11-19T23:42:18.928+01:00L'Aquila e l'Italia rispondono<object width="250" height="200"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/6T1HmUtKNes?fs=1&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/6T1HmUtKNes?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="250" height="200"></embed></object><br />E domani L'Aquila manifesterà. E l'Italia con noi. Le nostre macerie, ancora tutte qui, saranno il simbolo delle macerie dell'Italia intera. La televisione di regime non ne parla. Quella finta di sinistra neanche. Il solito Santoro ci ha voluti, ieri, scenografia per il suo programma di intrattenimento, senza dare appuntamenti. Demolendo persino l'iniziativa della legge popolare, scritta e presentata in parlamento dai cittadini terremotati, per la nostra emergenza e per tutte le emergenze d'Italia. Il piacione Fazio, con il bellimbusto Saviano, ci hanno ignorati, troppo presi a compiacersi di se stessi. E dallo share televisivo. L'Italia che resiste, fra dolore e distruzione, l'Italia solidale, non fanno audience.Ma noi, l'Italia vera, quella che soffre e lotta, quella che non si compiace davanti alla televisione inutile,domani, saremo in piazza. Le adesioni sono tantissime: questo testimonia che la società civile c'è. E risponde. Un piccolo gruppo di cittadini dell'assemblea di piazza Duomo, riuniti in presidio, ha organizzato, con ammirevole sforzo e spirito di abnegazione, la grande manifestazione di domani. E la città ed il territorio hanno risposto. Si sono astenuti i sindaci berlusconiani: otto. E la Provincia, berlusconiana anch'essa. Non gradiscono la presenza di Vendola e Di Pietro e dei comitati di cittadini provenienti da tutta l'Italia. Quelli che, come noi, vivono un'emergenza.Ritengono che la manifestazione sia troppo connotata dalla sinistra. Come se le disgrazie, quelle naturali e quelle compiute dall'uomo, avessero colori. E partiti. Il vescovo aderisce, non potendosi astenere di fronte alla risposta massiccia della città,ma rivolge un invito agli Aquilani "migliori" a non farsi strumentalizzare. Non so a chi si rivolga con quel "migliori". Vorrà, forse, compilare l'elenco dei buoni e dei cattivi, su una lavagnetta. Alla faccia del pastore di anime. Domani ci concentreremo a Piazza d'Armi, lì dove era stata posizionata la tendopoli più grande, la più difficile. Quella che è assurta a simbolo dell'azzeramento di democrazia che abbiamo subito nella fase dell'emergenza. Quando il comando e controllo, esercitato dalla protezione civile, ci ha sopraffatti, ingabbiati. Zittiti. L'Aquila è nostra e noi abbiamo il dovere di ricostruirla. Con le amministrazioni locali che devono garantire la trasparenza e la partecipazione della popolazione. E la legalità. Il Comune aderisce e sponsorizza la manifestazione, ma non sarà esente dall'essere messo di fronte alle sue responsabilità. I cittadini sanno che le inadempienze sono e sono state troppe. E non intendono abbassare la guardia. Da dopodomani si torna a lavorare sul territorio. Io sarò al corteo con la mia carriola, insieme con le altre carriole. Il cuore, e la forza, e il coraggio al servizio della mia città.Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-41752021056806374352010-11-09T23:55:00.005+01:002010-11-10T00:39:12.904+01:00Di botte. E di cialtroni. All'Aquila<object style="background-image:url(http://i4.ytimg.com/vi/SS5MbtVP_V8/hqdefault.jpg)" width="220" height="180"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/SS5MbtVP_V8?fs=1&hl=it_IT"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/SS5MbtVP_V8?fs=1&hl=it_IT" width="220" height="180" allowscriptaccess="never" allowfullscreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br />Lo so, lo sappiamo, che viviamo in uno stato dove la libertà di espressione viene repressa. Dove la libertà individuale esiste solo se ti uniformi al pensiero unico. Dove la maggior parte delle persone a quel pensiero si uniforma. Ma viverlo, riviverlo, constatarlo ancora una volta, sulla propria pelle, anche se hai sulle spalle tante primavere, è desolante. Eravamo pochi, un centinaio. Sotto la pioggia. Gli striscioni, i cartelli, le carriole con le macerie della nostra città, un orinatoio che evocava Duchamp e facsimili di banconote tagliuzzati, a mo' di coriandoli: queste le nostre pericolose armi. Aspettavamo l'imperatore, in seconda passerella del giorno, dopo quella veneta. Ma è vietato dimostrare. E lo abbiamo capito subito. Loro, i celerini, erano più di noi. E determinati. E i poliziotti locali, quelli che , a volte, ci hanno mostrato la faccia buona, erano scuri in volto. La consegna era quella di picchiare. E lo hanno fatto. L'imperatore si è asserragliato al sicuro, nella scuola della guardia di finanza. Ed ha fatto il suo show, tra millantati meriti del governo e la solita barzelletta. Senza rispondere a nessuna delle domande che la cittadinanza gli aveva posto. Gli imperatori non devono render conto a nessuno. Men che meno ai sudditi. E il nostro sindaco ringraziava. Ringrazia, salvo poi, quando parla con la cittadinanza, evidenziare tutte le colpe della gestione del dopo terremoto. Attribuendole sempre ad altri. Quando il principale responsabile è lui, che ha consentito agli invasori ed agli speculatori di far di noi terra di conquista. Ed ai potentati economici locali di fare esclusivamente i propri interessi.Che consente che i suoi concittadini vengano trattati come delinquenti, dopo aver garantito, non più di quattro mesi fa, in una pubblica assise,che non avrebbe mai più permesso che qualcuno sollevasse le mani sui terremotati.E la farsa mediatica si è consumata per l'ennesima volta. Non guardo la televisione, quindi non so se qualcuno ha parlato di noi. Di noi resistenti da diciannove mesi. Se il sindaco ha intenzione di sfilare con noi, il 20 novembre, sappia che stavolta troverà pane per i suoi denti. Ché le nostre rivendicazioni abbiamo da farle per primo con lui. Lui che si riempie la bocca di partecipazione e di parole di sinistra, ed è il primo responsabile della tragedia della nostra condizione. Non serve che mandi i suoi emissari all'interno dell'assemblea cittadina e che pensi, in tal modo, di manovrarla. Ora basta!Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-18943663106565052712010-11-05T22:18:00.006+01:002010-11-05T23:01:20.228+01:00Non lo possiamo permettere<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZgR1oqNMAQq3zlizxf3JbjV29y8xrLduN8NRvVh695gGo74bmXu3TZl0aJTypI6VP_KT9uATaBoZsVlPtXA8ZYPpdjmvykwGbn-5lchsotywfusEbY-7dYlnw0QGwqeUHclVaHrdlXZEx/s1600/Berlusconi+e+Bertolaso.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 235px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZgR1oqNMAQq3zlizxf3JbjV29y8xrLduN8NRvVh695gGo74bmXu3TZl0aJTypI6VP_KT9uATaBoZsVlPtXA8ZYPpdjmvykwGbn-5lchsotywfusEbY-7dYlnw0QGwqeUHclVaHrdlXZEx/s400/Berlusconi+e+Bertolaso.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5536187903402514306" /></a><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Bertolaso va in pensione. Lo ha annunciato con grande rammarico il satrapo nazionale. Lascia eredità pesanti. L'Aquila devastata dall'edificazione selvaggia del piano abitativo di emergenza, con decine di migliaia di persone senza casa e i debiti lasciati alle amministrazioni locali. Napoli sommersa dalla spazzatura. Il Veneto alluvionato. Le frane che travolgono il Paese. Lascia con carichi penali pendenti, ma viene a salutarci :martedì prossimo, insieme con il fauno più amato dagli Italiani, sarà all'Aquila. Fra i terremotati? Bagno di folla plaudente? Nulla di tutto ciò: saranno, blindatissimi, nella scuola della Guardia di Finanza. Con la claque assoldata all'uopo. Saranno qui a fare il punto della situazione, l'anziano satiro arrivato al capolinea e il pensionando esecutore in deroga alle leggi dello Stato italiano. Io, noi, non possiamo permettere che il presidente del consiglio venga per la seconda volta, dopo Noemi e la D'Addario, a ripulirsi la faccia sulla nostra disgrazia. Ma nulla potremo fare. Dovremo subire, ancora, la farsa mediatica. Mentre, stremati, prepariamo una manifestazione nazionale che porti alla luce lo sfascio del nostro territorio e quello dell'Italia. </div><div>Non lasciateci soli. L'emergenza è di tutti.</div><div><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA52z5FExUXhYvu1Iy1nYLQl0oY-9xmXbA8-jaNbJRKT2zPmqkieKmqEdrBhIq3oyw0owe53ncvtMkpOmn5J4QRgfoL-_9aqo63sfg_4Ija_7R4OBdFqm0NRf3oJYXbBbL6AAvUo7qDW_M/s400/definitivo.png" style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 400px;" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5536186728596593938" /></div><div><br /></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-7848325178032167102010-11-03T15:16:00.006+01:002010-11-04T17:54:25.887+01:00Macerie di democrazia<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYleTlginCfe2K2Gkrn1PL2UZihmGN5mj4rwrUrI7w6hTuZ6PiTUj8ZXu_yPW86B4yuSRzxb4KATe86GUrIccDFxJhBOy6bYpZDkDUKt0HBJ7wlGqlwsYbIup7mdKjGEOdBriT6WCMbSOO/s1600/macerie+di+democrazia.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYleTlginCfe2K2Gkrn1PL2UZihmGN5mj4rwrUrI7w6hTuZ6PiTUj8ZXu_yPW86B4yuSRzxb4KATe86GUrIccDFxJhBOy6bYpZDkDUKt0HBJ7wlGqlwsYbIup7mdKjGEOdBriT6WCMbSOO/s400/macerie+di+democrazia.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5535738843750135426" /><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-decorations-in-effect: none; ">L'Aquila, epicentro dell'emergenza Italia.</span></a><div>L'Aquila, con le sue macerie, ferma al 6 aprile 2009. </div><div>L'Aquila senza lavoro. Con la povertà che bussa alla porta. Economia e mercato locale al collasso. Sette milioni di ore di cassa integrazione per diciassettemila dipendenti, destinati ad aumentare. L'80% delle attività commerciali ed artigianali che non ha riaperto i battenti. Famiglie nelle quali hanno perso il lavoro moglie e marito. E nessun aiuto è previsto. </div><div>La ricostruzione pesante che non inizia. Quella leggera che si muove fra mille impedimenti.</div><div>Non c'è danaro, se non virtuale. E la vita di tutti i giorni è gravata dai mille disagi di una città fantasma. </div><div>Questo terremoto non è eguale per tutti. Paradigma dell'Italia: va avanti chi sa sgomitare, chi conosce l'amico dell'amico, chi si allea con il potere. Chi paga il potere.</div><div>L'Aquila emblema dell'emergenza democratica. </div><div>Le nostre macerie, simbolo delle macerie della democrazia che vede l'inettitudine di chi dovrebbe governarci pensare unicamente alla spartizione del potere. Più o meno grande, più o meno a brandelli.</div><div>E l'emergenza ambientale: il consumo del territorio, in mano alla protezione civile ed al furbo di turno che, comunque, continua ad edificare. Con buona pace delle amministrazioni. </div><div>Un territorio devastato: dal sisma e dalla mano umana. </div><div>I centri storici, patrimonio dell'Italia intera, lasciati a marcire nel totale abbandono. Quello aquilano ancora militarizzato. </div><div>E l'informazione mendace che svia le menti di chi si ciba di televisione, senza pensare.</div><div>Questa è L'Aquila. Questa è l'Italia.</div><div><div>E qui vi chiediamo aiuto. Ancora aiuto, dopo l'enorme solidarietà che ci avete dimostrato nella prima emergenza della nostra disgrazia. </div><div>Chiediamo aiuto agli Italiani . A coloro che credono che sia ancora possibile riappropriarsi della propria dignità e delle proprie vite. </div><div>Il mio è un appello lucido ed accorato. Condividete e raggiungeteci.</div><div><b>Il 20 novembre vi chiamiamo all'Aquila.</b> </div><div>A manifestare contro le emergenze ed i commissariamenti.</div><div>Contro le cricche e le speculazioni. </div><div>Contro la devastazione dei territori. </div><div>Contro l'inquinamento.</div><div>Per una democrazia che sia vera e fatta dai cittadini. </div><div>Per dire BASTA a questo stato di cose. </div><div>Per la rinascita democratica del nostro Paese che merita di essere risollevato dal baratro nel quale è precipitato. </div><div>Perché il Paese è uno solo e solo uniti ce la possiamo fare.</div><div>Tutti, insieme, riprendiamoci il nostro futuro.</div></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-8853941161774413138.post-9758401565650613412010-10-29T22:49:00.003+02:002010-10-29T22:55:24.600+02:00L'autorità del Presidente Chiodi<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqBSq5Ino-glT20Yqc35udGZ23D3afWr9UOK7k9QXN6jP_X0RP95fdALDbqU-1zj5qpZ-8RRucNlG97-rhNCT8BFm97UjLUZNw5D1eeCyKDII-zLdCsSOwa2bDg54mO6ncg5BpuYv5-5At/s1600/C&B.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 199px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqBSq5Ino-glT20Yqc35udGZ23D3afWr9UOK7k9QXN6jP_X0RP95fdALDbqU-1zj5qpZ-8RRucNlG97-rhNCT8BFm97UjLUZNw5D1eeCyKDII-zLdCsSOwa2bDg54mO6ncg5BpuYv5-5At/s400/C&B.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5533574305367451442" /></a><br />Il Presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, qualche giorno fa ha esternato su facebook in merito all'autorità (<a href="http://www.ilcapoluogo.com/site/News2/Politica/Chiodi-Contro-il-pensiero-unico-sull-autorita"><b><span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">http://www.ilcapoluogo.com/site/News2/Politica/Chiodi-Contro-il-pensiero-unico-sull-autorita</span></b></a>). Gli ho risposto.<div><br /></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family: Helvetica, Arial, FreeSans, sans-serif; color: rgb(71, 71, 71); font-size: 12px; line-height: 20px; "><div class="itemIntroText" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 16px; padding-right: 0px; padding-bottom: 4px; padding-left: 0px; border-top-width: 0px; border-right-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-style: initial; border-color: initial; outline-width: 0px; outline-style: initial; outline-color: initial; font-size: 12px; background-image: initial; background-attachment: initial; background-origin: initial; background-clip: initial; background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; "><b>Egregio Presidente Chiodi, vorrei reagire alla Sua intemerata in favore dell’autorità, anzi dell’Autorità, non una qualità di cui si analizzi il senso e la portata, per comprendere a chi spetti, a chi debba essere riconosciuta e perché, ma una sorta di valore assoluto. A prescindere. </b><b>Ho riletto la nostra bella Costituzione repubblicana: vi ho trovato i valori della dignità, dell’eguaglianza (art.3), della libertà (art.13,14,15,16 ecc), del rispetto della persona umana (art.32), ma non ho trovato il valore dell’autorità. La parola autorità, lì, non è mai usata da sola, ma come “autorità di pubblica sicurezza” (art.13), “autorità giudiziaria” (art.21) per definire una funzione pubblica.</b></div><div class="itemFullText" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; border-top-width: 0px; border-right-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-style: initial; border-color: initial; outline-width: 0px; outline-style: initial; outline-color: initial; font-size: 12px; background-image: initial; background-attachment: initial; background-origin: initial; background-clip: initial; background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; "><b>Ho poi letto la più recente “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”,che ha valore giuridico da appena un anno, e anche lì ho trovato che i sei valori cui sono intitolati i capitoli nei quali la Carta è suddivisa sono: dignità, libertà, eguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia. Non si parla dell’autorità. Eppure non sono affatto ignorati i doveri. Anzi, si afferma che il godimento dei diritti previsti “fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future”.<br />Il potere di per sé non è buono. Da Montesquieu in poi abbiamo imparato che deve essere diviso, controllato, soggetto alla legge.<br />L’autorità si conquista con l’autorevolezza. Se imposta forzatamente, è mero autoritarismo.<br />L’ordine senza aggettivi non è un valore. L’ordine regna anche nei cimiteri. E nei gulag.<br />L’obbedienza di per sé non è una virtù. Il dovere di disobbedire agli ordini ingiusti è una delle conquiste della nostra civiltà giuridica, frutto della profonda “rivoluzione dei diritti umani” che, a partire dal secondo dopoguerra, ha segnato una svolta nella comunità internazionale. Dopo gli orrori della guerra e dell’olocausto. Questo dovere di disobbedienza non ha nulla a che vedere col “nichilismo ottundente” o il “relativismo esangue”. Anzi, richiede un sovrappiù di coraggio e di responsabilità di cui si vedono oggi assai pochi esempi, e non certo per colpa del ’68.<br />E’ davvero azzardato sostenere che la “crisi etica” della società italiana nasca dalla “svalutazione dell’autorità”, quando sono del tutto evidenti ben altre cause. Dalla corruzione, per cui l’Italia vanta un triste primato, alla collusione fra poteri pubblici (le “autorità”, appunto) e le mafie; dall'accaparramento di vantaggi personali da parte di coloro che dovrebbero rappresentare la Nazione, od essere “al servizio esclusivo della Nazione”,ai conflitti di interesse. Sino alla trasformazione in merce e all’umiliante esibizione mediatica del corpo femminile, per dirne solo alcune. Da qui, nasce una cattiva democrazia che esprime istituzioni prevalentemente prive di minimo etico. Estranee ad ogni istanza egalitaria. Una cattiva democrazia non riscuote rispetto per le autorità semplicemente perché non lo merita.<br />Forse lei dimentica che la nostra storia non comincia, né finisce con il 1968, con i suoi pregi e i suoi difetti. C’è un lungo prima e un consistente dopo. Un prima di riscatto da regimi dittatoriali (e “autoritari”, appunto) e un dopo segnato da Tangentopoli.<br />E’ giustissimo pretendere il rispetto per chi esercita legittimamente una funzione pubblica. Dai professori ai poliziotti. Ma, appunto, “legittimamente”. Ed è purtroppo vero che molti danni hanno fatto gli egoismi di un individualismo proprietario, le chiusure e le paure di un Paese che ha perso il rispetto per se stesso e smarrito i valori delle lotte combattute per riscattarsi sia dal passato fascista, che dalla povertà e dallo sfruttamento. Fra questi il valore della solidarietà e l’importanza della conoscenza e della cultura. E’ così che cattivi genitori, aiutati dai pessimi esempi pubblici, non sanno più trasmettere ai propri figli il gusto della propria storia, della conoscenza scientifica, della bellezza dell’arte e della letteratura, il rispetto per chi lavora per loro nella scuola. Ma tutto questo non si supera invocando l’autorità, l’ordine, il potere.<br />Occorre un’autorità moralmente credibile. Un ordine fondato sulla giustizia. Un potere controllato e responsabile.<br />E’ vero che dall’assenza di regole a guadagnarci sono i forti e i furbi, mentre a perderci sono i deboli e gli onesti. Ma l’esistenza di regole che proteggano efficacemente i deboli e gli onesti si chiama diritto, si chiama giustizia. Dove regnano diritto e giustizia, dove è diffusa l’obbedienza a leggi costituzionalmente legittime, coloro che esercitano funzioni pubbliche (le “autorità”) sono rispettati e la legittima repressione contro le violazioni dell’ordine democratico non suscita rivolte condivise.<br />L’obiettivo da perseguire è la ricerca costante dell’attuazione dei valori di dignità, libertà, eguaglianza e solidarietà.Non quello dell’affermazione di un ordine purchessia. E di un’autorità fine a se stessa.<br />Non è l'autorità che fa libera una democrazia. E' la libertà che deriva dall'eguaglianza praticata. Libertà che è partecipazione alla cosa pubblica. Non già come obbedienti sudditi, ma come cittadini consapevoli.<br /><br /></b></div><div class="itemFullText" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; border-top-width: 0px; border-right-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-style: initial; border-color: initial; outline-width: 0px; outline-style: initial; outline-color: initial; font-size: 12px; background-image: initial; background-attachment: initial; background-origin: initial; background-clip: initial; background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; "><b>Distinti saluti.<br />Anna Pacifica Colasacco<br />(cittadina dell'assemblea di piazza Duomo all'Aquila)</b></div></span></div>Annahttp://www.blogger.com/profile/06289910967283710366noreply@blogger.com5