Pietro Angelerio fu personaggio rivoluzionario. Se si supera la lettura convenzionale della sua vita e del suo magistero, si incontra il frate benedettino che, insoddisfatto della vita spirituale condotta in convento, si ritira in eremitaggio sui monti dell'Abruzzo. Ramingo fra grotte sempre più nascoste, raggiunto sin lì dalle folle dei suoi umili seguaci, perseguiva la stessa rivoluzione spirituale di Cristo, rincorrendo le medesime utopie. La sua idea di società vedeva l'individuo riconquistare la fiducia in se stesso attraverso l'azione in comunione di intenti con altri individui, nell'onestà, nel senso della giustizia sociale e nell'esercizio della solidarietà. Istituì i primi rudimentali servizi sociali: ospizi, mense per i poveri e soccorso ed accoglienza per i viandanti ed i pellegrini. Taciturno, schivo, riservato, fra' Pietro da Morrone, il 17 luglio dell'anno 1294, quasi ottantenne, fu raggiunto, nel suo eremo sulla Maiella, dalla notizia della nomina al soglio papale. Dopo quasi due anni di regno vacante, i cardinali del conclave di Perugia, superando gli incociliabili contrasti dovuti alle mire di potere che vedevano contrapposti i casati romani degli Orsini e dei Colonna, votarono all'unanimità l'eremita del monte Morrone, pensando di poter facilmente manovrarne la mente e la presunta inettitudine al comando. Ma Pietro compì immantinente il suo primo atto rivoluzionario, rifiutando di recarsi a Roma per l'incoronazione e scegliando la citta di L'Aquila e la Basilica di Santa Maria di Collemaggio come luogo della cerimonia, dove giunse a dorso d'asino, scortato da Carlo d'Angiò e suo figlio Carlo Martello. E lo stesso giorno istituì un evento di portata grandiosa. Con la Bolla del Perdono concesse ai fedeli tutti l'indulgenza annuale. Se pensiamo che, fino ad allora, la chiesa si era servita delle indulgenze esclusivamante per perseguire e realizzare i propri programmi, quali quelli di conquista con le crociate, o di riconoscimento alla lotta per l'eresia, o dietro compenso in danaro, si comprende in pieno quanto di rivoluzionario vi fosse nell'atto del frate diventato papa Celestino V. L'indulgenza da lui concessa era per tutti, ricchi e poveri, contadini e signori, potenti e diseredati ed aveva origine e destinazione plebea e popolare. Celestino trasforma chiunque in un soggetto di diritto, in un cittadino che, di propria iniziativa, può usufruire dell'indulgenza, senza intermediario alcuno. Realizza, di fatto, l'uguaglianza sociale di tutti i figli di Dio. L'individuo diventa così, finalmente, protagonista ed artefice del suo rapporto con Dio, senza la chiesa a dover decidere e concedere per lui. Dall'anno 1294, qualsiasi fedele che, varcata la porta santa della Basilica di Collemaggio, tra il vespro del 28 e quello del 29 agosto, sarà pentito e confessato, vedrà rimessi tutti i suoi peccati e scontata la pena per essi. Ma fra' Pietro non si ferma qui. Per timore che la chiesa possa impossessarsi della bolla per distruggerla a suo beneficio, la consegna alle autorità comunali della città di L'Aquila, garantendole così la sopravvivenza fino ai nostri giorni. Il vescovo della città mai avrebbe avuto autorità sulla celebrazione del Perdono che, seppur di grande spiritualità, attraverserà i secoli restando evento laico per eccellenza. Dopo centosette giorni di pontificato, papa Celestino V, stanco e nauseato dalle lotte di potere interne alla chiesa e dai faccendieri, maneggioni e trafficanti d'ogni risma che pretendevano di manovrarlo nelle sue decisioni, impose agli allibiti cardinali la sua rinuncia al soglio pontificio. Deposto il manto dorato, assunto di nuovo il saio da frate, motivando l'abbandono con la volontà di non offendere la propria coscienza, perennemente tesa ad una vita onesta e dedita alla ricerca della spiritualità, torna agli eremi dei suoi monti, stabilendo un evento senza precedenti. Presto dovrà lasciare l'Abruzzo, conducendo una precaria vita di fuggiasco, inseguito dagli emissari di Bonifacio VIII, suo successore, che vedeva in lui il pericolo di uno scisma. Raggiunto mentre tentava di approdare in Grecia, fu rinchiuso nel castello di Fumone dove, dopo una durissima detenzione di estremo rigore, venne presumibilmente assassinato nell'anno 1296.Questo è stato il nostro Papa eremita e santo. Figura che riesco a leggere solo sotto il profilo umano. Il soprannaturale l'ho intravisto ieri. Quando Silvio Berlusconi, per mano dei suoi stessi emissari, non è potuto passare attraverso quella porta santa. Per ora la porta non è in vendita. Dovrà rassegnarsi.








