E' arrivato l'ultimo giorno dell'anno. Era inevitabile. Il tempo scappa veloce. Anche se vivi in un non luogo dove tutto è fermo. I giorni, uguali l'uno all'altro, si cumulano, nell'attesa che accada qualcosa. E completano le stagioni. Mi piacerebbe dire una parola di speranza ai miei lettori. Ai concittadini e a quelli lontani. Ma non c'è, per noi, in questa fine d'anno. L'ultima mazzata, ché le mazzate non sono solo quelle che ti arrivano da un manganello, l'abbiamo presa due giorni fa. In un consiglio regionale che ci ha fornito la dimensione di quanto la nostra tragedia non sia compresa persino in quella sede. Che ci ha fatto capire quanto, per quei signori accomodati sugli scranni del potere, noi Aquilani siamo solo un fastidioso frangente. Il decreto milleproroghe non contiene il rinvio della restituzione delle tasse non versate nel periodo dell' emergenza. Per tacitarci, continuando a prenderci per i fondelli,ci dicono che la sospensione ci sarà, ma priva di copertura finanziaria. Sempre e solo denaro virtuale per noi, terremotati di serie b. Vi parlerò, nell'anno nuovo, dell'atteggiamento assunto dal consiglio regionale: è raccapricciante. Ora è solo tempo di auguri. E voglio farli, nonostante sia amareggiata e stanca. L'augurio è quello che tutti noi si riesca a comprendere che il tempo di delegare è terminato. Che una nuova consapevolezza sorga in noi. E che si inizi ad agire dal basso, con tanta pazienza, non temendo i fallimenti. Solo così si può cercare di risorgere: uscendo allo scoperto e non temendo di mettersi in gioco. Noi Aquilani, noi Italiani.
Buon anno amici cari. Alzo il bicchiere alla vostra salute.
Dall'inferno di questa terra martoriata.






















