Voglio celebrare la giornata presentandovi un autore ed un quadro: Teofilo Patini (Castel di Sangro1840-Napoli1906), artista dell’Abruzzo montano, ed il suo “Bestie da soma”. Mi rincresce che l’immagine del dipinto non sia delle migliori, ma questo è quanto sono riuscita a trovare su internet, cliccate se volete vederla ingrandita.
Patini è l’artista dei cenci, dei diseredati, della povertà, dell’abbandono, della disperazione in cui la gente dei miei monti ha versato fino a non molti anni fa. Garibaldino e socialista fervente, sempre dalla parte dell’umanità derelitta, degli umili, degli sfruttati, illustrò la vita contadina con quel crudo realismo che riesce a far vibrare l’animo di intensa commozione e di partecipazione. La tela che vi mostro è un’opera monumentale, misura 416 centimetri di larghezza per 244 di altezza. E’ ospitata nella sede dell’Amministrazione Provinciale di L’Aquila, nel centro storico.
Il quadro è un grido di dolore, poesia straziante e denuncia sociale.
Le bestie da soma sono esseri umani: donne,contadine, che recano sulle spalle tronchi e fasci di legna.La prima sulla sinistra è vecchia, vinta dalla fatica: ha gettato il fascio di legna che ha raccolto nel bosco e si è lasciata cadere, sopraffatta da un torpore straziante. Lacrime e sudore sulla via sassosa. L’età avanzata le darebbe diritto al riposo, ma è ancora lì, bestia da soma. Un’ inumana legge l’ha condannata senza pietà alle sofferenze e le grida ancora: lavora!
Accanto a lei una giovinetta: forte, con le membra sane, sopporta con meno stanchezza la fatica, ma, guardando il suo viso, capiamo come le sia duro ed amaro rassegnarsi all’orribile idea che vede anche per lei la stessa via crucis che la abbrutirà,così come ha fatto con l’anziana. Il suo volto è trafitto da un sentimento di indefinibile angoscia. La terza figura mette un sussulto al cuore: è ancora giovane, ma avvizzita, invecchiata anzi tempo dagli affanni. Ha poggiato il grosso ceppo che caricava sulle spalle sulla sporgenza di una rupe. Vi è rimasta inchiodata, come crocifissa: non può piegarsi a sedere, ché è in inoltrato stato di gravidanza. Poggia la mano sul grembo, come a proteggere quella creatura alla quale sa bene è riservata la stessa sua sorte, che è già segnata prima della nascita. Bestia da soma! Sullo sfondo, tra balze e rupi della montagna brulla, sassosa, priva di vegetazione, terra che non dà frutti, altre donne sopraggiungono, con altre fascine e altri carichi di dolore. Bestie da soma!
Questa povertà oggi ci appare lontana, ma non lo è, il mondo è ancora pieno di persone che soffrono le stesse pene, è ancora pieno di ultimi.
Buon Primo Maggio a tutti voi, che la giornata del lavoro ci trovi consapevoli e partecipi delle condizioni e dello sfruttamento dei più deboli, ovunque essi siano.
Le bestie da soma sono esseri umani: donne,contadine, che recano sulle spalle tronchi e fasci di legna.La prima sulla sinistra è vecchia, vinta dalla fatica: ha gettato il fascio di legna che ha raccolto nel bosco e si è lasciata cadere, sopraffatta da un torpore straziante. Lacrime e sudore sulla via sassosa. L’età avanzata le darebbe diritto al riposo, ma è ancora lì, bestia da soma. Un’ inumana legge l’ha condannata senza pietà alle sofferenze e le grida ancora: lavora!
Accanto a lei una giovinetta: forte, con le membra sane, sopporta con meno stanchezza la fatica, ma, guardando il suo viso, capiamo come le sia duro ed amaro rassegnarsi all’orribile idea che vede anche per lei la stessa via crucis che la abbrutirà,così come ha fatto con l’anziana. Il suo volto è trafitto da un sentimento di indefinibile angoscia. La terza figura mette un sussulto al cuore: è ancora giovane, ma avvizzita, invecchiata anzi tempo dagli affanni. Ha poggiato il grosso ceppo che caricava sulle spalle sulla sporgenza di una rupe. Vi è rimasta inchiodata, come crocifissa: non può piegarsi a sedere, ché è in inoltrato stato di gravidanza. Poggia la mano sul grembo, come a proteggere quella creatura alla quale sa bene è riservata la stessa sua sorte, che è già segnata prima della nascita. Bestia da soma! Sullo sfondo, tra balze e rupi della montagna brulla, sassosa, priva di vegetazione, terra che non dà frutti, altre donne sopraggiungono, con altre fascine e altri carichi di dolore. Bestie da soma!
Questa povertà oggi ci appare lontana, ma non lo è, il mondo è ancora pieno di persone che soffrono le stesse pene, è ancora pieno di ultimi.
Buon Primo Maggio a tutti voi, che la giornata del lavoro ci trovi consapevoli e partecipi delle condizioni e dello sfruttamento dei più deboli, ovunque essi siano.