Dioniso, il Bacco dei Latini, era figlio del grande Zeus e di Semele, la quale, sventurata, morì incenerita per aver voluto vedere il volto del suo divino amante che si era copiosamente congiunto a lei sotto le sembianze di vari animali. Il fanciullo fu allevato dalle ninfe dei boschi, che lo nutrirono di dolcissimo miele. Crebbe bellissimo e vigoroso e, nonostante fosse irresistibilmente attraente per ogni figura femminile che lo incontrasse, fino a trascinarla verso la perdita di ogni inibizione,il suo primo amore fu Ampelo, un bellissimo giovane che viveva fra i Satiri. Erano coetanei e giocavano presso le rive del fiume Pattolo. Giocavano nelle acque, si riposavano lungo gli ombrosi argini, si rincorrevano nei boschi, lottavano fra di loro e cacciavano. Il giovane dio amava far vincere l'amato compagno il quale si cimentava in imprese ardite,cavalcando tigri, orsi e leoni, per colpire l'attenzione dell' amante.Ma Dioniso, in seguito ad un sogno premonitore, raccomandava sempre al giovane efebo di evitare accuratamente il toro e le sue corna. Un giorno l'improvvido destino, spinto dalle mani della gelosa Era, moglie perennemente tradita di Zeus, gli fece scorgere un gigantesto toro che si abbeverava alle acque del fiume. Deciso a sfidare le raccomandazioni del dio, il giovane ornò il capo dell'animale di narcisi ed anemoni e gli montò in groppa. Galoppando fra i boschi, l'imprevidente osò farsi gioco della luna, la quale, per punizione mandò un tafano a pungere il toro, che, imbizzarrito,disarcionò Ampelo e lo trafisse con le corna. Dioniso, immediatamente sopraggiunto, versò lacrime disperate sul corpo dell'amato e cosparse di ambrosia le sue ferite, tentando di rianimarlo. Subito Eros, i Sileni, Helios e le Ore accorsero a consolarlo senza successo: il dolore era troppo grande. I lamenti giunsero sino ad Atropo, la Moira che filava il destino di ogni creatura, che, pietosa , dette nuova vita al corpo di Ampelo il quale mise subito radici e si trasformò in un tralcio di vite. Dioniso, avido di abbracciare ancora il suo compagno,strinse fra le amorose mani un grappolo d'uva e dallo sconociuto frutto stillò un nettare, più dolce dell'ambrosia e di colore rosso sangue. E donava l'ebrezza, quella necessaria per dimenticare il dolore.
Il vino aveva fatto la sua prima apparizione sulla terra.