Il 7 settembre del 2001 Berlusconi, da poco eletto Presidente del Consiglio per la prima volta, cancella per decreto l'Agenzia di Protezione Civile, diretta da Franco Barberi, organo indipendente sottoposto alla vigilanza del Ministero degli Interni e della Corte dei Conti, che basa la sua azione sulle organizzazioni di volontariato. Con il suo decreto Berlusconi la trasforma in un dipartimento della Presidenza del Consiglio e chiama Guido Bertolaso a dirigerlo con poteri ampissimi. Gli consente di agire in deroga ad ogni legge vigente nello stato Italiano. E non solo nei dichiarati stati di emergenza, ma anche per i grandi eventi. Viene così a decadere quello che fino ad allora era stato il compito della Protezione civile: prevenire le calamità, svolgendo attività atte ad evitare o ridurre al minimo le conseguenze degli eventi naturali, intervenendo per mitigarne il rischio. Dal 2001 ad oggi sono stati dichiarate decine di grandi eventi, e le attività di prevenzione sono state drasticamente abbandonate. Sulle ordinanze, legittimate dallo stato di emergenza, non possono intervenire i due organi di controllo dello Stato: Corte dei Conti e Corte Costituzionale. La protezione civile vede nelle sue mani un pozzo senza fondo dal quale poter attingere a proprio piacimento, senza dover rendere conto ad alcuno. Bertolaso è detentore del potere assoluto, con un solo padrone: il presidente del consiglio. Ed è talmente trasversale da riuscire a passare indenne anche con il governo Prodi. Ecco che l'istituzione nata per affrontare le calamità diventa una calamità essa stessa. E' ovvio che, quando ci si dichiara esercito del fare, in barba a tutte le leggi, la democrazia sia in serio pericolo. E questo può accadere con un evento catastrofico, ma anche per una visita del Papa, o un'emergenza traffico o spazzatura,i mondiali di nuoto,la Vuitton Cup, il G8, fino ad arrivare alla costruzione di un'intera città, come da noi. E l'interesse sono gli appalti, che vengono gestiti senza regole, in nome dell'emergenza. E si usa l'esercito, e tutte le forze dell'ordine, per stabilire chi comanda e chi deve obbedire. E si usano art director, esperti di immagine e di comunicazione, con consulenze esterne pagate a peso d'oro. Per convincere i più deboli, e quelli che non vogliono vedere. Quanto siamo ingenui, noi cittadini dei comitati, quando chiediamo chiarezza sulle cifre spese qui a L'Aquila. Non si avranno mai risposte, loro non sono tenuti a darle. Lo stipendio base di un funzionario di terza area è di 42,400 euro annui. Se questo funzionario viene in missione a L'Aquila, scatta subito un'indennità di 70 euro al giorno, più i rimborsi delle spese. Nonché una speciale indennità onnicomprensiva pari a duecento ore di straordinario festivo e notturno. In soldoni, un funzionario qui è costato a tutti gli Italiani più di settemila euro al mese. Ben pagati i nostri protettori. Però ci tengono a dirci, ogni volta che hanno l'occasione di parlare con noi, che si stanno sacrificando fino allo stremo delle loro forze. E per spirito di abnegazione. Lo sanno fare talmente bene che gli Aquilani sono convinti di doverli ringraziare per il resto dei loro giorni. A capo chino. "Bertolaso è uno di noi", sento dire da più parti. Bertolaso è il padrone assoluto, non ha mai consultato i rappresentanti della cittadinanza, ed ha un reddito di un milione e mezzo di euro all'anno. Che rappresenta solo il danaro che intasca "visibilmente". Qui a L'Aquila ha deciso, con una deroga all'articolo 188 della legge 167 sugli appalti pubblici, che i subappalti possono arrivare fino al 50 per cento del valore delle opere, contro il 30 stabilito dalla legge italiana. Ha spalancato le porte alla criminalità organizzata ed agli sfruttatori di manovalanza. Non si fanno controlli sui cantieri del progetto c.a.s.e. Lì si deve andar di fretta. Non importa se non si osservano affatto le leggi di sicurezza, o se gli operai sono regolarmente assunti. L'organizzazione del lavoro è condotta senza contrattare con i sindacati. Ed ora il Governo sta predisponendo un decreto legge secretato in cui si prevede, tra l'altro, il trasferimento di competenze dal Dipartimento per la Protezione Civile ad una costituenda S.p.A. In questo modo anche il soccorso diventerà ancor di più un affare sulla pelle della popolazione.
Bertolaso lascia L'Aquila solo nominalmente: ha già dato gli ordini ed i nomi di chi gestirà il dopo emergenza.
I dati del post sono stati estrapolati dal libro "Potere assoluto" del bravo giornalista di "Left Avvenimenti" Manuele Bonaccorsi. Edizioni Alegre. Ne consiglio la lettura a quanti vogliano approfondire l'argomento.