Una si allontana un attimo. Così, per staccare. E vaga in mezzo a folle ebeti ed inebetite. Ma vaga anche alla notte, nel freddo glaciale, finalmente sola. E si commuove ancora, dopo mille volte, in quella città che le smuove l'animo. E i ricordi. Un tramonto sulla laguna consola da mille delusioni. E scalda il cuore. Una non compra il giornale,deliberatamente, e si applica pervicacemente a non voler capire perchè il cavo dell'antenna del televisore, che è sempre stato lungo abbastanza per arrivare alla presa nel muro, ora è troppo corto. La radio è rotta, emetteva solo un sibilo fastidiosissimo e allora una decide che farà a meno anche del giornale radio. Una dice "chisenefrega", una volta tanto.Una decide che a Venezia se ne può anche fregare delle sorti della Nazione. Se ne può fregare per quattro giorni. Ieri pomeriggio prende il treno e torna. Torna a L'Aquila e avverte quel freddo pungente, che riconosce come suo. Quello che ti fa stare quasi bene, dopo tanto freddo inarginabile. Questo freddo qua ti permette di scaldarti con un buon piumino,una sciarpa, un cappello ed i guanti, quello là ti penetra nel cervello e nelle ossa. E non te ne disfi, neanche a casa, quando ti appiccichi al calorifero. Insomma, una va a letto al martedì notte, nella sua casa gelata, ché il termosifone ha deciso di andare in blocco mentre era lei via, e si sveglia, al mercoledì mattina, sotto mezzo metro di neve. La vede tutta lì, fuori dalla finestra, sui tetti, sugli alberi, sulle primule. E, allungando appena la mano fuori dal letto, accende il televisore. E cosa scopre? Che Soru ha perso e Veltroni è ito, ha abbandonato la nave che affonda. Una scopre anche che la prima serata del festival nazionale è andata alla grande, tutti lì a guardarlo. Ebeti ed inebetiti. Una apprende che Mills è stato condannato a più di quattro anni per la falsa testimonianza atta a proteggere chi ora non ha più bisogno di protezioni. Ma una capisce che pochissimi ci faranno caso: c'è Walter che fa le valigie e sullo sfondo le canzonette del festival. Allora una decide di non andare a lavoro, di rimettersi giù al calduccio e di far finta di nulla. Però, prima di riaddormentarsi, una lancia un'esortazione alla classe politica della defunta sinistra: "DIMETTETEVI TUTTI". Una aggiungerebbe anche un "VERGOGNATEVI", che ci sta bene e fa sempre il suo bell'effetto. Ma poi una non lo aggiunge, ché si vergogna lei per loro.La foto è quella storica della nevicata del '56, ma vi garantisco che stamani lo scenario non era molto differente dalla mia finestra.






















