mercoledì 17 marzo 2010
Gli strumentalizzati
Godetevi questo bel video di Luca Cococcetta. Un po' di sano umorismo non guasta mai. Il popolo delle carriole fa parlare di sé. L'Aquila torna alla ribalta. Ma, mentre noi lavoriamo davvero, differenziando tonnellate di macerie, in molti vogliono mettere il cappello alla dimostrazione. Politici in periodo elettorale, prelati in cerca di adepti, politicanti che tentano di stigmatizzare quanto viene fatto, attribuendolo a volontà politiche di non si sa bene chi, partiti scomparsi dall'arco costituzionale che cavalcano quella che definiscono una protesta. Noi andiamo avanti. Determinati. E sorridendo. Nonostante tutto.
domenica 14 marzo 2010
Tonaca e carriole
Quinta domenica del popolo in piazza. Terza a spalare le macerie di piazza Palazzo. Un sms ha ricordato agli Aquilani, stamani , che la statua di Sallustio, che campeggia sulla piazza, ci aspettava "te sci rizzatu? Stengo ecco da na frega d'anni, ma se oggi non ve', scendo da sto piedistallo e me ne vajo. Rizza gli amici, piglia la carriola. L'Aquila è la te".In stretto dialetto ci ha ricordato che non c'è tempo da perdere: L'Aquila è nostra. E allora si è continuato a spalare e differenziare. Ma anche la casa dei cittadini, il tendone di piazza Duomo, ha preso vita. Si è cucinato, si son preparati i tavoli. E le pareti di plastica hanno iniziato a vivere con i manifesti ed i cartelli scritti da noi. E c'è stata musica dal vivo e spazi per i bambini. Una festa di speranza. I ragazzi delle scuole medie superiori erano in prima linea, a lavorare sul mucchio di macerie. Intorno a mezzogiorno, quando l'aria era tiepida, il vociare ed il rumore di pale e secchi si sono fermati per un attimo. Abbiamo capito che qualcuno stava arrivando. Sindaco e politici in odor di elezioni erano stati cortesemente invitati ad intervenire solo per ripulire le macerie. Non si son fatti vedere. Abbiamo apprezzato. Stavolta è arrivato il vescovo ausiliario, una sorta di commissario, monsignor D'Ercole. Gonnella e zucchetto rosso d'ordinanza. Qualche fischio. Qualche "vattene". Ma si sa, i presuli sono abituati a porgere l'altra guancia. Il monsignore, imperterrito, ha preso la pala ed ha iniziato a spalare. "Sono con voi, per questa giusta causa", ha detto davanti alle telecamere. Avvicinandomi gli ho chiesto come mai la Curia si fosse appropriata di uno spazio dei cittadini, laico, quale piazza d'armi,per impiantare una chiesa provvisoria ed un convento per sei fraticelli, non usufruendo dei numerosissimi terreni che possiede. La risposta è stata "io non ne so nulla". Siamo al solito rimpallo di responsabilità. Ci siamo abituati. Gli ho chiesto allora di individuare un terreno della curia e di darcelo in cambio, visto che la chiesa e l'intero complesso provvisorio sono stati costruiti con i soldi degli Italiani. Mi ha chiesto quale. Studierò la mappa dei terreni di proprietà della chiesa. Gli avanzerò formale richiesta. Ma non ho avuto modo di chiedergli conto della nuova casa dello studente, costruita sull'unico terreno della curia individuato per ricostruire. Gli altri non son stati neanche sfiorati dagli espropri che hanno tolto,invece, la terra a chi aveva già perso molto. La cosa sorprendente è che tale terreno è stato concesso in comodato d'uso per trent'anni, dopo di che tornerà al legittimo proprietario, con l'annesso immobile. E, ancor più sorprendente,la sede sarà gestita non già dalla Regione, ma dalla curia stessa, alla discrezione della quale viene data l'individuazione degli studenti aventi diritto all'alloggio. E monsignor D'Ercole viene a spalare. Lui nulla sa di queste beghe. Qualcuno lo ha ringraziato, altri fischiato, altri abbracciato. Qualcuno ha persino bestemmiato. Il popolo delle carriole è eterogeneo, come lo è la popolazione di qualsiasi città. Pranzo insieme in piazza Duomo.Zuppa di ceci e tante cose buone portate da casa. E domenica prossima si continua a spalare. E ci sarà anche uno spazio di discussione aperto a tutta la cittadinanza, per individuare una mappa dei bisogni e le priorità dalle quali partire. "L'Aquila anno 1.Spazi aperti per un'agenda dei bisogni" lo abbiamo chiamato.
Qui non si scherza: stiamo attuando la vera democrazia dal basso.
giovedì 11 marzo 2010
Quando la piazza funziona
A volte la piazza funziona. Almeno così sembra, dalle dichiarazioni rilasciate dopo il vertice che si è tenuto presso il Ministero dell'Ambiente, in merito alle macerie aquilane. Dopo le affermazioni del ministro Prestigiacomo " la protesta è inutile, toglieremo le macerie dal centro storico al più presto", tutti sembrano fare un passo indietro. E ricalcare le proposte avanzate dai cittadini delle domeniche aquilane. Smaltimento a mano sul posto. Esattamente quello che noi stiamo facendo da due domeniche. E la prossima si continua.E le altre ancora. Le pietre saranno diligentemente accatastate, così come il materiale in cotto, il legno, il ferro, il vetro. Il resto in discarica. Le pietre preziose della nostra storia saranno stivate accanto ad ogni palazzo cui fanno capo. E gli oggetti di valore verranno catalogati e restituiti ai legittimi proprietari, o ai familiari.Così si lavora. E pretenderemo che vengano impiegati gli Aquilani disoccupati, uniti in cooperativa e associati con i cavatori locali. I tecnici dicono che è una loro vecchia idea. Bene, noi abbiamo provveduto a ricordargliela.
martedì 9 marzo 2010
L'incontro con Gaetano Fontana
Queste le parole rilasciate dal sindaco Cialente, a favore dei giornalisti, domenica 22 febbraio, mentre era in atto la manifestazione del popolo delle carriole in piazza Palazzo. Manifestazione che egli stesso ostacola e che poi cavalca, insieme con gli altri esponenti della sinistra locale. Lunedì pomeriggio comitati e cittadini hanno incontrato l'architetto Gaetano Fontana, coordinatore della struttura tecnica di missione che si occuperà di supportare il commissario Chiodi ed il vice commissario Cialente nell'opera di ricostruzione della nostra città. L'unità di missione è nata per individuare le strategie per la ricostruzione e per il rilancio della zona terremotata, per garantire la trasparenza degli interventi e per coordinare i soggetti pubblici con i privati. Definita “snella” dal presidente Chiodi, dovrebbe essere costituita da trenta elementi, individuati per una metà nella pubblica amministrazione e per l'altra ad incarico diretto. Con lo spettro che sia politico. Nell'incontro l'architetto Fontana ha tenuto subito a chiarire che, a tutt'oggi, la struttura non dispone di una sede, ad eccezione di una stanzetta “rubata” presso la scuola della Guardia di Finanza, ed è composta di soli quattro elementi. Alle domande dei cittadini, ha risposto con un continuo rimpallo di competenze e responsabilità. Quello che gli Aquilani vivono dal 6 aprile. Nessuna certezza, neanche minima. E l'incertezza alimenta lo sconforto. E destabilizza. E' apparso chiaro che chi dovrà gestire un compito tanto arduo poco o nulla conosce della realtà della città e del territorio. Ci siamo sentiti dire che la nostra città sarà ricostruita solo se Tremonti ci darà il danaro. Questo lo sapevamo. Ed abbiamo riscontrato la medesima tecnica di approccio con i cittadini usata da Bertolaso: apparente apertura al dialogo,sorrisi, ma decisioni già prese o da prendere nelle stanze chiuse. Alla fine dell'incontro apprendiamo che, dopo undici mesi, l'architetto Fontana è ancora alla ricerca di una vocazione per L'Aquila. Un burocrate senza anima, quale mi è apparso il deus ex machina della ricostruzione aquilana, è l'ultima cosa che serve ad una città che sta morendo.
lunedì 8 marzo 2010
A tutti i costi
Giornata di sole ieri. Freddissima. Il vento gelido tagliava il volto e paralizzava le dita.Nonostante ciò, gli Aquilani venuti in aiuto alla città sono stati tantissimi. E anche persone di fuori. Belle facce e buona volontà. E voglia di fare. Gli amici della circoscrizione di Paganica, con il peso del loro centro storico devastato e dei troppi senza tetto, hanno percorso otto chilometri a piedi, con pale e carriole, per raggiungerci e continuare a spalare con noi le macerie di Piazza Palazzo. E il lavoro è andato avanti organizzato e veloce. E si è minuziosamente differenziato il materiale di quel mucchio di macerie divenute per noi il simbolo della nostra vita e della nostra rinascita. Il "popolo delle carriole" vede, ancora una volta, travisato dalla becera informazione che domina il nostro Paese il significato del lavoro che sta svolgendo. Non abbiamo fretta che la nostra storia venga portata via. La fretta è nemica del bene. E noi lo sappiamo, poichè sulla nostra pelle abbiamo vissuto lo scempio di ciò che la fretta della costruzione del dopo terremoto ha portato sulla nostra terra. Non vogliamo che le macerie vengano portate via indiscriminatamente, come il ministro Prestigiacomo ha annunciato ieri di voler fare, quale tempestiva risposta al nostro lavoro. Noi non lo permetteremo. E siamo determinatissimi. Le nostre macerie contengono materiale immediatamente riutilizzabile per la ricostruzione. E sono mattoni, coppi,pietre. E contengono elementi preziosissimi da catalogare e custodire gelosamente. E ancora tanto materiale riciclabile come ferro, legno, rame, plastica, vetro. Lo sapevamo, ma ora, dopo due domeniche di lavoro, lo abbiamo visto con i nostri occhi. E lo abbiamo differenziato ordinatamente, constatando che ciò da smaltire non supera il 30% degli sbandierati cinque milioni di tonnellate. Questo vogliamo che si faccia della nostra ricchezza. Non permetteremo che altri continuino a speculare sulla tragedia che ci ha colpiti. E pretenderemo la massima trasparenza sulle operazioni che si occuperanno delle nostre macerie. I numerosissimi cassintegrati e disoccupati aquilani chiedono di essere impiegati in questo lavoro. Abbiamo manodopera e professionalità per garantire il processo necessario al trattamento delle nostre macerie. Il ministro dell'ambiente dovrebbe ben comprenderlo. Ma dichiara " presto le macerie saranno solo un brutto ricordo". Noi non vogliamo che siano un ricordo, bello o brutto, vogliamo che siano la nostra memoria, la nostra storia, la nostra vita, la nostra ricchezza. A tutti i costi.
giovedì 4 marzo 2010
L'Aquila si manifesta
L'appuntamento per organizzare la giornata di domenica si è svolto ieri sera, in piazza Duomo, nella tensostruttura che abbiamo deciso diventerà il punto di incontro dei cittadini. Vogliamo farla vivere e diventare per ora la nostra casa comune. E' stato emozionante vedere tanti volti nuovi. E gli amici delle circoscrizioni e dei comuni vicini. Ed è stato ancor più emozionante constatare il desiderio di venirci incontro, senza divisioni. L'accettare e condividere il punto di vista dell'altro. Ci siamo interrogati circa il messaggio che abbiamo inteso far passare con la dimostrazione della scorsa domenica. Messaggio che non intendeva dire che vogliamo che le macerie vengano rimosse al più presto dalla nostra terra. Noi vogliamo fortemente che restino qui. Sono ricchezza, e storia. E da quelle vogliamo ripartire.E la nostra non è la richiesta di agire in fretta. La fretta indurrebbe a portare velocemente le macerie altrove. E le macerie son danaro che fa gola a molti. Non vogliamo che si continui a speculare sulla nostra disgrazia. La protesta è contro l'immobilismo di questi undici mesi. Per quelle macerie che sono ricchezza che va opportunamente differenziata, e spostata, per consentirci l'accesso alla nostra città. Ed ai borghi del nostro territorio. E noi ci siamo, con le competenze dei tecnici cittadini e le braccia dei troppi disoccupati. E son venuti anche gli studenti universitari, ricchezza dell'Aquila, che vogliono restare in città con noi, ma non hanno alloggi. E le mamme ed i padri che chiedono spazi per i loro figli.E si è evidenziato il problema del nostro ospedale regionale che versa in condizioni disastrose. Questo è solo l'inizio di una serie di proposte che la popolazione concerterà in comune accordo. Secondo le esigenze ed i bisogni di tutti. L'obiettivo di restituire piazza Palazzo alla cittadinanza, per il 6 aprile, ci vedrà impegnati, domenica prossima,nella raccolta delle adesioni di chi vuol dare il proprio contributo fattivo.Il lavoro sarà effettuato anche nei giorni infrasettimanali, debitamente organizzato e nel rispetto della sicurezza di tutti.Continueremo a differenziare ed a spostare le macerie. Piazza Palazzo, assurta a simbolo del risveglio degli Aquilani, sarà liberata dai cittadini. E domenica pranzo al sacco, da consumare tutti insieme nella casa comune. In attesa di organizzarci anche in pranzi sociali, gestiti dalla cittadinanza. L'Aquila finalmente è uscita dal guscio nel quale era stata chiusa dalla tragedia e dalla volontà dei protettori e delle amministrazioni. L'Aquila si manifesta.
martedì 2 marzo 2010
Testimonianza
E le immagini a Luca Cococcetta: un Aquilano.
10 mesi e 22 giorni, 328 sveglie.
Poi ieri, il giorno più bello di questa nuova vita!
Signori, sono felice di aver vissuto domenica 28 febbraio 2010 accanto ai miei concittadini e toccare con mano oltre alle macerie (poco oltre a terra, oramai) l'amore per quel buco di città.Quasi 11 mesi a domandarmi dove fossero, cosa stessimo facendo tutti quanti... ieri li ho ritrovati... visi noti e persone mai viste... c'erano tutti: il vice preside del mio liceo, il mio pediatra, ormai un vecchietto, che rilasciava interviste, Ale, le mie amiche di sempre, il mio preofessore di filologia italiana, mio fratello con la sua macchinetta, i miei con Iris al guinzaglio, Tommaso 4 anni, il signore del ferramenta con il suo sigaro, le persone che ho conosciuto dal 6 aprile e che da quel giorno, nella dispersione degli affetti che tutti abbiamo vissuto, sono state un punto fermo.
C'erano ieri donne straordinarie che da mesi cullano sogni e lottano per questa città: Giusi, Anna, Enza, Maura, Sara, Pina...C'erano uomini che con ironia e intelligenza lavorano per una città migliore di quella in cui vivevamo un anno fa: Marco, Ettore, Ezio, Bonifacio, Pambianchi, i fratelli Frezza, Federico.
Ieri c'era L'Aquila a elaborare un lutto e a vivere una festa... ieri ho sentito che è possibile che L'Aquila torni ad essere un posto accogliente... ieri ho sentito di essere a casa, ho sentito di essere in una città viva...ieri all'Aquila non c'è stato posto per divise, simboli e bandiere...è stata una giornata di tutti, contro nessuno...ieri all'Aquila c'erano gli Aquilani e amici venuti da fuori a passarsi secchi pieni di rifiuti...ieri a L'Aquila c'è stato il miracolo...... ieri a L'Aquila, c'era L'Aquila...In ognuno dei secchi che ho passato ho sentito un pezzetto del mio dolore andare a morire, lasciarmi libera... dolore a secchi passato di mano in mano. E per ogni secchio pieno di macerie che andava, ne tornava uno vuoto, da riempire di speranza e cose belle.
lunedì 1 marzo 2010
Gli Aquilani
Abbiamo subìto, la scorsa settimana, pressioni snervanti, tentativi di boicottaggio, strumentalizzazioni, divieti, scetticismo, se non stigmatizzazione,per riuscire ad organizzare la giornata di ieri. Ci hanno oppressi per dieci mesi. Andati via i protettori, gli Aquilani si mostrano al mondo. Le immagini del nostro Francesco Paolucci parlano per me. Io le vedo e piango. Di gioia.
domenica 28 febbraio 2010
Partecipazione
Eravamo in 400, domenica 14 febbraio, a dire che, alle 3 e 32 del 6 aprile, noi non ridevamo. Eravamo in 1000, la scorsa domenica, a dire che L'Aquila è nostra. Eravamo in 6.000(dati della questura) oggi a dire"liberiamo L'Aquila dalle macerie". Ed a farlo fisicamente.I numeri parlano da soli. La voglia di partecipazione cresce a vista d'occhio. E siamo stati bravi, superato il nervosismo dei primi momenti, ad organizzare la catena umana che ha passato di mano in mano le macerie raccolte e differenziate in piazza Palazzo, sino alla piazza del Duomo. Corpi e braccia di uomini, donne,bambini che erano voglia di rinascita. E vita vera.Dopo tanta morte e desolazione.La consapevolezza di essere in numero sempre crescente, la percezione netta della volontà di partecipazione, della voglia di rimboccarci le maniche per dare il nostro contributo alla rinascita della città ci ha dipinto i volti di speranza. Ed i cuori di gioia. Siamo tanti, siamo uniti nelle nostre diversità. La lotta per il diritto alla partecipazione è appena iniziata. Ma, quando si sente che non si è più soli, si diventa forti. Le macerie della nostra disgrazia sono assurte, oggi, a simbolo di nuova vita. Gli Aquilani stanno mostrando il loro volto vero, la loro natura di popolo abituato ad affrontare e superare la sofferenza. Non è stata una protesta, ma la manifestazione della nostra volontà. Gli Aquilani, finalmente, ci sono.mercoledì 24 febbraio 2010
Unirsi
Vi lascio le immagini del nostro Luca Cococcetta. Eccoci, domenica scorsa,fra le nostre macerie.
domenica 21 febbraio 2010
Le mille chiavi della nostra vita


"Quello che posso dire é che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all'Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita".sabato 20 febbraio 2010
Anno Zero
Vi allego il link per leggere una lettera aperta che Federico D'Orazio, giovane aquilano, ha scritto a Santoro http://stazionemir.wordpress.com/2010/02/20/in-che-mani-siamo/
venerdì 19 febbraio 2010
Basso impero
Gli Italiani non hanno più alcun senso civico. Né di appartenenza ad una collettività. Né dignità.
Né idee che non siano quelle,perniciose, che sfondano lo schermo televisivo.
lunedì 15 febbraio 2010
L'Aquila è degli Aquilani
L'Aquila è nostra!
venerdì 12 febbraio 2010
Riassunto breve
giovedì 11 febbraio 2010
La cricca di banditi
"Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno"
"Lo so", e ride
"Per carità, poveracci"
"Va buò"
"Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto".
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/11/news/il_grande_regno_dell_emergenza_il_personaggio-2254417/
mercoledì 10 febbraio 2010
Il Re Sole si dimette
Scrivo poche parole sull'onda dell'emozione. Quando si è gridato, invano, da dieci mesi, che qui a L'Aquila si è agito contro ogni regola, in nome dell'emergenza, concedendo appalti senza chiarezza alcuna e disponendo del danaro pubblico a proprio piacimento. Sperperandolo. Quando si è urlato che, per perpetrare tali ignominie, si è passati sulla testa di noi disgraziati, vittime di una tragedia immane. Quando si è stati oltraggiati anche dagli stessi concittadini che, non pensanti, si sono allineati con ciò che il governo ha voluto far passare quale azione meritoria di sostegno e che hanno eletto Bertolaso santo patrono del nostro terremoto. Quando si è stati isolati dalle amministrazioni locali che, vergognosamente, hanno prestato il fianco a che si facesse del nostro territorio terra di conquista per soggetti privi di scrupoli che ci hanno, per giunta, imposto un regime totalitario. Quando le stesse hanno persino provveduto ad insignire di un premio il nostro re sole, per i meriti guadagnati sul campo. Quando il presidente del consiglio annuncia l'assegnazione di un non meglio specificato dicastero, quale riconoscimento per la brillante conduzione della fase dell' emergenza aquilana. Ebbene, se si constata che le strette maglie della macchina da guerra della protezione civile si stanno allargando, e si inizia a sperare che la conduzione dell'emergenza a L'Aquila possa essere esaminata dalla magistratura, vien da piangere. Tirando un piccolo sospiro di sollievo. Forse un po' di giustizia esiste ancora.Una giustizia che indaghi lì dove, fino ad oggi, è stato vietato farlo dalla bieca arroganza di chi si rietiene legittimato a tutto.venerdì 5 febbraio 2010
Presidio della memoria
Domani, 6 febbraio, saranno trascorsi dieci mesi da quella notte del 6 aprile. Come ogni mese, il comitato dei famigliari delle vittime del terremoto celebrerà la ricorrenza con una fiaccolata fino alla piazza del Duomo, nel cuore della nostra città distrutta ed impenetrabile. Vietata a noi cittadini, e sempre più sola e lontana. E deserta. La piazza vedrà una riunione di anime volenterose, che non vogliono dimenticare. E il dibattito sarà aperto a chi vorrà parlare e sentirsi ed essere attivo in questo frangente che ci vede sempre più oscurati. E ignorati. Per l'apertura dell'anno giudiziario il ministro Angelino Alfano è stato da noi. A far passerella. E a riempirsi la bocca di parole inutili. Quelle parole che non dicono nulla. Solidarietà ai parenti delle vittime. Ma nessuno o pochi sanno che i parenti, che protestavano contro il processo breve, sono stati relegati dalla digos a più di un chilometro di distanza dalla cittadella della guardia di finanza. Dove si consumava la farsa a beneficio delle telecamere. Non sono stati ammessi a dire le loro ragioni. Io ero lì, sotto il gelo e la pioggia battente. Ed ho pianto. Con loro. Di rabbia e di dolore. Il mio contributo a questa tristissima ricorrenza è parlarvi della lettera che due medici aquilani hanno scritto a Guido Bertolaso. Massimo Cinque, quella notte, ha perso i due figli, Davide e Matteo, di dieci e dodici anni, e la moglie Daniela. Vincenzo Vittorini ha perso la figlia Fabrizia, di dieci anni, e la moglie Claudia. La lettera è lunga, e parla di cosa si sarebbe potuto fare: principalmente informazione. Non allarmare, ma allertare i cittadini. E la lettera inchioda Bertolaso il quale ebbe a dichiarare il 14 agosto scorso, alla domanda su cosa si sarebbe potuto fare per evitare quelle morti, "parlerò il 31 dicembre nel momento in cui vi saluterò, dirò tutto ciò che penso anche su questo argomento. Oggi ritengo che non sia ancora opportuno. Anche perché voglio che lo sappiano tutti. Su ventiquattro ore al giorno ci penso ogni minuto." Il 31 dicembre è passato da un pezzo, e Bertolaso ha pensato a ben altro, piuttosto che ad onorare le sue promesse. Ecco le domande che, dopo dieci mesi, non hanno ancora risposta alcuna:mercoledì 3 febbraio 2010
Massima attenzione
L'Osservatorio civile nasce a L'Aquila il 23 gennaio 2010, a seguito di una partecipatissima assemblea indetta dal comitato 3e32 per opporsi alla Protezione civile s.p.a. Nell'assemblea si sono confrontati comitati, associazioni, sindacati e rappresentanti politici, giornalisti, che analizzano la trasformazione della Protezione Civile da strumento di autoprotezione dei cittadini a governo parallelo e autoritario del Paese, grazie ai poteri straordinari delle ordinanze. Dall'assemblea nasce l'idea di lanciare un appello nazionale contro la Spa. Osservatorio civile è uno strumento di questa campagna. Ma non solo. Vuole essere uno spazio di documentazione sulla trasformazione della Protezione civile e sull'involuzione autoritaria del Paese.
http://www.osservatoriocivile.org/
Vi chiedo di visitare il sito. Le notizie non sono rincuoranti. Fatelo prendendovi i vostri tempi, ma cercate di farlo. Guardate anche la sezione video http://www.osservatoriocivile.org/?page_id=72
Capirete che il pericolo non esiste solo là dove c'è emergenza. Il pericolo è reale ed è quello che vede calpestata la democrazia. E azzerati i diritti della popolazione. E può accadere dovunque. A chiunque. Non vediamolo come un problema lontano da noi. Qui a L'Aquila sono state fatte le prove generali. E c'è bisogno di far conoscere, poichè la cosa passa inosservata ai più. Anche a coloro che abitualmente si informano.
Firmate poi, se lo riterrete opportuno, la petizione, il banner della quale trovate in alto, nella colonna a lato di questo blog.
lunedì 1 febbraio 2010
Il cemento dell'addio





