sabato 7 maggio 2011

L'orto insorto




Anna Barile sorride sempre. Ti incontra e ti abbraccia. Ti bacia. E sorride. E' una mia amica, una nuova amica, di quelle, tante, che ho conosciuto dopo il terremoto. Canta, suona, compone testi di musica popolare. Ha un gruppo musicale. Ed ha un orto. Bella la storia del suo orto, ve la racconto. Anna ha perso la sua casa quella notte, come tanti di noi, e, come tanti di noi,ha vissuto nella precarietà assoluta per mesi. Poi le hanno assegnato, in comodato d'uso, un alloggio nel progetto c.a.s.e., le case del miracolo berlusconiano, a Camarda, proprio alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso e monti della Laga: palafitte "durevoli" nel nulla, dove prima c'erano solo alberi, di fronte al paese vero, ancora ferito . Hanno espropriato dei terreni per costruire quelle c.a.s.e., terreni agricoli. E non li hanno pagati ancora. Fra i terreni espropriati c'è anche quello dei suoceri di Anna che lo usavano per tenere le galline e per coltivare quello che poi mangiavano. Su quel pezzo di terra non hanno costruito, lo hanno tenuto selvaggio, non curato. Allora Anna se lo è ripreso, senza chiederlo a nessuno. E ci ha fatto su un orto. E lo ha chiamato Orto Insorto. E ci sono anche le porte, sempre aperte: quella di ingresso, quella della montagna e quella di casa, che guarda verso la casa di una volta. E c'è l'angolino per le chiacchierate intime, la passeggiata a gradini che guarda la valle, le altalene, i giochi per i bambini, i fiori e i cavoli. E panche, sedili, una tettoia piena di piccoli tesori: barattoli che si reggono capovolti, come per incanto, pennelli, casine per gli uccelli, cesti e cestini di vimini, sassi che sono sfere levigate, e vasi di coccio che suonano.
Anna ha voluto dare un luogo agli abitanti di quel nulla. Ha donato a sé ed agli altri il suo orto insorto. Insorto contro il sopruso perpetrato sulla nostra terra, contro l'ingiustizia, contro la speculazione, contro il consumo insensato di territorio . Una piccola oasi accanto alla disperazione. Oggi ci ha invitato per l'arrostata di primavera: ho vissuto un'atmosfera di altri tempi, i nostri altri tempi, quelli di due anni fa, quelli di "prima".