venerdì 28 novembre 2008

Finalmente la sinistra ha vinto qualcosa

Meglio ridere che piangere......

mercoledì 26 novembre 2008

Falce e vangelo

Lo ha detto il presule, sardo e pensionato, penitenziere emerito della santa sede,in una conferenza di radio vaticana. Lo ha rivelato alla presentazione di un catalogo di santini ed immagini sacre, roba da rappresentati di commercio, insomma. Lo ha avallato l'immancabile Cossiga, asserendo che il suddetto presule penitenziere è persona, dopo il santo padre, informata dei fatti. Antonio Gramsci morì con i sacramenti e chiese alle suore che lo assistevano di baciare l'immagine di Gesù Bambino. Pare, inoltre, che conservasse gelosamente, sin da fanciullo, un santino di S. Teresa di Lisieux. Il Signore non si rassegna mai a perdere le sue pecorelle, dice l'alto prelato, e sembra che con Gramsci la ebbe vinta. Francamente a me nulla interessa se il grande politico ed intellettuale e fondatore del Partito Comunista Italiano Antonio Gramsci sia morto o meno con i sacramenti. Non so quale sia l'intento del vaticano nel diffondere tali notizie, per altro basate su nessuna prova confutabile. Vorranno convincere tutti noi atei comunisti a seguire le sue orme? In attesa, quindi, di scoprire che Lenin era seguace delle suore benedettine e che Marx in punto di morte lasciò tutto ai frati trappisti, mi permetto di far presente all'emerito penitenziere che il senso del bene sociale che ispira il pensiero gramsciano è molto più vicino all'insegnamento di Cristo di quanto siano e siano sempre stati la politica ed il comportamento del vaticano e di molti cattolici. Ciò che egli ha deciso in punto di morte è solo cosa sua, privata. Di lui resta il grande insegnamento di un uomo che ha saputo soffrire e morire per le sue idee. Il fatto che ora lo si voglia mettere sull'altare di un compromesso storico ante litteram, a mio avviso, è solo bieca propaganda.

domenica 23 novembre 2008

Tre

Sono tre. Uno arriva, si annuncia alzando la voce, all'improvviso. L'altro lo segue a ruota, gelido e disarmante. Il terzo è subdolo e faticoso, inizia a sfiancarmi ancora prima che lo veda. Mi basta annusarlo.Sono tre e mi vogliono.Tutti e tre mi reclamano. Pretendono di possedermi contemporaneamente. Io mi sento perduta, so che sarà difficile sottrarmi. Tutto sarà come sempre. Loro lo sanno e infieriscono. Mi prenderanno, lo sento sulla pelle. Li accetto come si accetta l'ineluttabile. E soccombo. Il gomitolo del mio masochismo inizia a dipanarsi. So che soffrirò, ma egualmente mi abbandono a loro.Uno mi prenderà la mente, l'altro il corpo e l'ultimo l'anima. Si avvicenderanno su di me, spietati e languidi al tempo stesso. Ed io subirò, sorridendo. Ma piangendo dentro di me. Li sentirò nelle viscere, andare lentamente fino a trafiggermi. Mi spalancherò a loro, vittima sacrificale. Fate di me quello che volete e poi andate via. Ma non sarà breve. Loro amano dilungarsi sopra di me, dentro di me. A volte in carezze lievi, altre in impietose cavalcate, che mi stravolgono. Uno mi terrà ferma, mentre un altro mi guarderà sfiorandomi e l'ultimo mi trafiggerà, con ricordi di echi lontani. Echi mai felici. Andranno via e mi lasceranno sfinita, ma serena, con lo sguardo ed il cuore che guarderanno avanti . Ad una nuova primavera. Dietro di loro la scena della mia stanza disfatta.Tutto sarà passato e non gliene vorrò. So che è così. Sono loro: l'inverno, tenebroso e troppo forte per me, il freddo, paralizzante e triste, il natale, angosciante e bambino.

venerdì 21 novembre 2008

Sulla corda

Sono sempre più sfiduciata e nauseata. Tutto questo teatrino imbastito dietro la commissione di vigilanza della RAI è ridicolo ed assurdo. Villari rimane appiccicato con l'attack alla poltrona e non la molla a favore dell'ottantacinquenne Zavoli che sembra un fantoccio scelto per coprire con un pietoso velo uno dei peggiori manovrismi da sottogoverno degli ultimi anni. Zavoli non è stato scelto per il suoi valori, ma viene indecorosamente usato per risolvere un pasticcio. Pasticcio di palazzo e di persone che vede inqualificabili guerre tra correnti, gruppi, congreghe, salotti. Un patetico luna park con nani e mangiafuoco. Sono sicura che, se proviamo a chiedere all' Italiano medio qualcosa in merito a questa faccenda, nulla sa e nulla gliene importa: lui la televisione la subisce e la assorbe e se ne nutre così come gliela propinano. Avrà visto Latorre passare il pizzino a Bocchino, lo avrà visto a Striscia, avrà anche accompagnato le risate preregistarte di sottofondo, ma non ci ha capito un tubo. Ne sono certa. La maggioranza è forte del suo strapotere ed il PD è lontano anni luce dalla gente che deve comprare la pasta, acqua, farina e plastica da imballaggio, a settanta centesimi. Sto PD non è interessato a spiegare alle persone quello che la destra sta combinando nel nostro Paese, e che di loro non si occuperà, presa come è a difendere gli interessi di casta, di appartenenza e di privilegio. Deve spiegarglielo di presenza, porta a porta,ché diversamente non può, visto che la tv è in mano al grande capo. Mentre la sinistra, quella a sinistra del centro sinistra, annega nell'autoreferenzialismo più masochista. E non ha più fantasia, né sensibilità.
Mi sento in bilico. Siamo in bilico. Che nessuno provi a soffiare, ché qui si casca tutti.

mercoledì 19 novembre 2008

Mani

Detesto le mani troppo curate, quelle imbellettate,quelle finte. Non mi piacciono quelle mani che non parlano di noi. La mano è la nostra vita, è quello che facciamo ed abbiamo fatto. Le mani lavorano e parlano. Si crea con le mani, si comunica con le mani, si ama con le mani.E le mani fanno l'amore. Sono veicolo di emozioni e sensazioni. Le mani spiegano e non mentono. Sono la parte più eloquente della nostra umanità. Mani forti, mani delicate, mani dure, mani impazienti, mani nervose,mani vinte, mani che hanno vinto,mani che han lavorato, mani che han fatto lavorare, mani che hanno dato amore,mani che non ne hanno ricevuto, mani che distruggono, che costruiscono, che giocano e che si cercano. Le mani sono un prolungamento dell'intimo, esprimono un desiderio,ma anche solo un'intenzione: sono una meravigliosa fusione di corpo e spirito. Ho sempre pensato che chi nasconde le sue mani dietro il belletto, o le cura troppo e non le mostra per quello che sono, ha paura di mostrare se stesso.

martedì 18 novembre 2008

Mulino bianco

Il Brunetta dei ricchi si erge sulle punte dei piedini e, agitando il ditino ammonitore,inveisce contro i fannulloni di sinistra, ché a destra, si sa, quelli non ci stanno. Conosce il problema dall'interno lui che è, fondamentalmente, un uomo di sinista: socialista in prestito a Forza Italia. Intanto, patito come è per le belle case, già pregusta la gioia per l'acquisto di una nuova magione, a spese de L'Espresso che ha avuto l'ardire di gettare un'ombra su tanta ostentata irreprensibilità. Speriamo che la destra se lo tenga ben stretto cotanto fustigatore di costumi, ché il PD deve già fare i conti con Villari che è stato ufficialmente investito della carica di oppositore dalla maggioranza stessa. Non mi meraviglierei se la destra decidesse di scegliere accuratamente i candidati della sinistra alle prossime elezioni. Tanto ormai qua siamo tutti trasversali. Una bella campagna elettorale senza liti, senza contraddittorio, tutti d'accordo, e un bel candidato unico alla presidenza del consiglio: i sudditi andrebbero a votare senza tentennamenti e vivremmo tutti felici e contenti. E' uscita pure la rima.

domenica 16 novembre 2008

Ora lo dico

Quando, raramente, prendo atto di un mio difetto sono seccatissima. Non mi piace neanche un po'. Non è che mi dia fastidio che gli altri lo notino, affatto. Mi dà enormemente fastidio doverlo ammettere a me stessa. Questo difetto qui lo avevo già constatato e rimarcato. Ma tendenzialmente soppozzo. Dimentico. Non ci penso, quindi : il difetto non esiste. Troppa autostima a volte fa male. Il problema in questione è quello di voler sempre dimostrare, e far credere a me stessa che tutto va bene. L'ostentare un'inossidabile serenità. Di quelle che, nonostante tutto, la vita mi sorride. Mi pregio di guardare gli altri che si arrabbiano, che soffrono, che mostrano i lati peggiori del loro carattere con una sorta di superiorità. Come a dire: sciocchi esseri umani, si sa che il mondo va così, non prendetevela.E mi rendo disponibile ad offrire una spalla sicura, alla quale appoggiarsi. Ci penso io. E mi convinco che tutto va bene, anche quando tutto va male. Ci sono, però, giorni in cui, come oggi, sento un dolore allo stomaco e, anche se mi ostino a volerlo vedere, il sole non c'è. Oggi è un giorno in cui nulla mi sta bene e mi sembra che le mie spalle siano diventate deboli per reggere le piccole e grandi cose. Forse domani passerà. Ma ora voglio dirlo, a voi ed a me, con altri non avrei il coraggio di ammetterlo ,voglio dirlo che oggi mi sento terribilmente debole e vulnerabile. Che nessuno si appoggi a me.....

venerdì 14 novembre 2008

La sentenza vergognosa

Ne parleranno in tanti oggi, ne parlerete in tanti. Nulla ho da aggiungere allo sgomento di queste ore. L'esito della sentenza sui fatti della Diaz, in quel luglio del 2001, me lo aspettavo tutto. Ma prenderne atto è doloroso. Lo stato ha difeso se stesso e le sue istituzioni, a scapito di tanti giovani massacrati. E quei crimini sono stati perpetrati davanti agli occhi del mondo intero. Lo stato ne esce pulito, i mandanti della mattanza sono stati assolti e gli esecutori materiali hanno avuto pene lievi. Il popolo , i cittadini che quella notte subirono inermi le violenze, esce sconfitto. Ma viene affermato anche un altro principio secondo il quale pagano comunque i sottoposti, mai i capi. Quello che è successo a Genova non è un caso isolato, è successo, succede e succederà ancora. Prendiamo ancora una volta atto che l'impunità per le forze dell'ordine è una realtà. Sono stata nelle caserme di polizia, picchiata ed oltraggiata. Senza la speranza di essere compresa, neanche dai familiari. Pensavo che qualcosa fosse cambiata. Mi sbagliavo. Oggi c'è solo maggiore visibilità per questi accadimenti, ma, nella sostanza, quel sangue che ha imbrattato i muri della scuola Diaz è stato speso inutilmente. L'unica arma che abbiamo in mano è quella di mantenere viva la memoria di quanto di gravissimo è stato commesso e di non permettere che questa sentenza cancelli con un colpo di spugna quello che è stato un vero e proprio assalto delle forze dell'ordine che hanno creduto di essere libere, legittimate oggi da questa vergognosa sentenza, di sospendere lo stato di diritto. Lì, in quella scuola, protetti da quelle mura. Alla scuola Diaz, quel luglio di sette anni fa, la democrazia è stata sospesa.

martedì 11 novembre 2008

Accade di notte

Accantoniamo per un po’ Obama, le figuracce che ci fa fare il nostro premier, le elezioni in Abruzzo, le proteste e quant’altro, e passiamo ad una storia, una vicenda personale.

Oggi vi voglio parlare di un uomo e, badate bene, non è un tranello dei miei: alla fine non sarà un melograno, un acquazzone estivo,uno scaldasonno o un vestito, e neanche un cane. Questo è un uomo vero, in carne ed ossa. Ci siamo conosciuti lo scorso inverno, tramite amicizie comuni e, pian piano, abbiamo iniziato una frequentazione costante. Lui venne a bussare da me, una mattina. Lo accolsi, ché sono tendenzialmente aperta ai nuovi incontri. Ci siamo scambiati visite di cortesia, ascoltando la musica che lui sceglieva sapientemente ,ed abbiamo iniziato a conoscerci, pian pianino. Da un po’ di tempo, però, ci incontriamo di notte,tacitamente, senza impegno, visto che entrambi,durante il giorno, siamo presi dal lavoro e dalle incombenze familiari. Siamo due tiratardi e, alla notte, si parla, si ragiona, si diventa intimi. Si discute di amicizia: “credi nell’amicizia fra uomo e donna?” gli chiedo “mmmh, non so, forse” mi risponde . E’ un uomo che non lascia spazio a tenerezze, un po’ tenebroso, a volte brusco, schietto,di quelli che dicono “pane al pane, vino al vino”. Mi piacciono gli uomini così. E’ attratto dal mistero, mi dice. Io di misterioso ho ben poco, mi paleso subito per quella che sono. E’ attratto dalla timidezza, aggiunge, io sono l’antitesi della timidezza. Non lo attrarrò mai, mi dico. Posso stare tranquilla. Poi , una notte di qualche tempo fa, mentre ,entrando da me, dopo aver brevemente scampanellato, accendeva come al solito la lucina, io lo percepii diverso. Sentivo che voleva dirmi qualcosa. Paziente aspettavo. Forse ha un segreto, forse una rospo in gola, vuole confidarsi. Mi approntavo ad ascoltarlo, quando lui, diretto, mi dice : “vuoi vederlo?”. Non sono nata ieri, ma una cosa così non mi era mai capitata. Interdetta, velocemente ragiono fra me e me. Gli dico subito no, rischiando di perderlo? Gli dico che voglio pensarci? Accetto entusiasta? Decido, allora, per una domanda :" come mai proprio io? Come mai proprio qui, ora?” lui, imperturbabile, mi risponde "perché di te mi fido, mi piaci, siamo amici e perché poi penso che piacerà anche a te e potrai darmi pure un giudizio, alla fine”. Oh cielo, bella questa. “Sì, aggiunge, a volte mi sento insicuro, ho bisogno di conferme. Allora, vuoi? Vuoi vederlo? Dai, vogliamo farlo?” Mi rendo conto che la situazione non ammette tentennamenti, l’attimo va colto. Forse sarà per una volta sola, e domani entrambi faremo finta di nulla. Forse è l’inizio di una storia che si ripeterà. Forse questa cosa mi lascerà il segno. Mi piacerà? Non avrò a pentirmene? Pongo fine agli indugi: si vive una volta sola, ed io non ho più tempo per rimandare, meglio vivere l'attimo. Voglio viverlo ora. E mi butto a capofitto. “Sì, gli dico convinta, ci sto”. Sorride, si avvicina, uno sguardo di quelli suoi, dietro gli occhiali scuri, anche di notte, e diamo inizio alle danze. Accetta, scarica, apri…. il file è arrivato, pronto per essere aperto. Pronto per essere visto. Pronto per essere consumato. La finestra di messenger lampeggia e lascia il posto ad un’immagine: “ Mmmmm….. è bellissima, Pellescura, una vignetta magnifica. Mi piace. Sei bravo davvero. Continua così. Ancora, ancora, ancora un'altra.…. Lo rifacciamo anche domani?”

Pietro, perdonami, non ho saputo resistere :-)

lunedì 10 novembre 2008

In Abruzzo si corre insieme

Il 30 novembre in Abruzzo si voterà per le regionali. Antonio Di Pietro, abbiamo già detto che è un uomo di destra, un populista, un ruspante, un giustizialista, ossessionato dall'odio per Berlusconi, abbiamo detto tutto, ebbene Antonio Di Pietro, in Abruzzo ha ricompattato la sinistra, quella che Veltroni è riuscito brillantemente a distruggere. Ha dettato regole ben chiare: un suo uomo alla presidenza e nessun candidato inquisito. E ce n'erano, tra le file del PD: dal sindaco di Pescara, coinvolto in storie di tangenti, all'assessore regionale ai trasporti ,coinvolto nell'inchiesta per l'inquinamento dell'acqua dei pozzi di Bussi, quella che molti di noi bevono.Entrambi forieri di un bel po' di voti. I signori del PD hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco, se vogliono avere una speranza di vincere. Il candidato Costantini promette che la prima cosa che farà, se vincerà, sarà quella di eliminare le pensioni per i consiglieri regionali. Il PD ha dovuto fare un passo indietro e rinunciare a quell'egemonia che presume di avere nell'ambito della sinistra. L'Abruzzo ha bisogno di una politica di rigore, dura e decisa: è una regione allo sbando. Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani, SDI e PD corrono insieme sotto la guida di Di Pietro, che è un leader vero. La consultazione abruzzese sarà una verifica, sia per Berlusconi, per tastare il polso al suo elettorato , sia per Veltroni, per valutare quanto sia valido l'ostracismo che ha riservato alla sinistra radicale. E, se la coalizione ce la farà, spero bisognerà fare i conti con la leadership veltroniana, che non sarà più così scontata.

domenica 9 novembre 2008

Siamo diversi da lui e da coloro che lo hanno votato


Vorrei che fossimo in tanti. Un sogno? Forse no.
Siamo Italiani e dobbiamo essere fieri di esserlo.
L'iniziativa "Yes, we are different" sta decollando. L'Unità oggi parla di noi, a pagina 35.
Rendiamoci visibili.
Possiamo farcela. Ma occorre il nostro impegno.
Diffondiamo, diffondete.
Urliamolo al mondo intero.

Siamo milioni di italiani e siamo invisibili.
Siamo milioni e non siamo volgari.
Siamo milioni e non siamo razzisti.
Siamo milioni e non abbiamo dimenticato la nostra storia.
Siamo milioni e non abbiamo dimenticato di essere un popolo di emigranti.
Siamo milioni e non abbiamo dimenticato che eravamo dalla parte sbagliata nella seconda guerra mondiale.
Siamo milioni e siamo onesti e civili.
Siamo milioni e NON CI riconosciamo nelle parole del signor Berlusconi.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON PARLA PER NOI -
SÌ, NOI SIAMO DIFFERENTI


Aderite e fate aderire. Facciamo uscire questa protesta dal mondo di Internet. Diamo un segnale della nostra esistenza. Alziamo la testa.

venerdì 7 novembre 2008

We are different

A dirla tutta, personalmente, del fatto che Berlusconi mi abbia dato della cogliona non può importarmene di meno. Come non mi interessa che abbia dato dell'abbronzato al nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Ma io non faccio testo, io sono abituata alle sue uscite. Non mi aspetto nulla di meglio da lui. Dalle corna, al gesto del mitra,dagli apprezzamenti pesanti alle signore, al consiglio di sposare un miliardario per sbarcare il lunario, siamo abituati al peggio. Non credo che il premier sia razzista, credo piuttosto che sia cretino, è diverso. Rappresenta quell'Italia obsoleta degli anni 60, quella di Alberto Sordi. Incarna, insomma, lo stereotipo dell'Italiano pecoreccio e furbastro, e opportunista, e disonesto. Quello che io non ritengo di essere. E mi preoccupa ed irrita in maniera soverchia il fatto di essere rappresentata da lui nel mondo. A tal proposito, trovo appropriata e brillante l'iniziativa lanciata da Silvano nel blog de Il Russo. Tutti i giornali stranieri hanno ripreso l'ennesima infelicissima uscita del premier, commentandola come merita. Allora Silvano dice:

"Facciamo una colletta e compriamo una pagina di un giornale straniero per dire che noi non siamo come lui. Non voglio che mi giudichino patetico come il nostro Primo Ministro."

E la cosa, velocemente, ha preso corpo.
E questo il nuovo blog creato per dare vita a questa iniziativa : http://yeswearedifferentit.blogspot.com/

Yes, we are different: facciamolo sapere al mondo che non tutti gli Italiani sono come Silvio Berlusconi.
Yes, we can. Almeno questo possiamo farlo.

giovedì 6 novembre 2008

Bananeeeeeeeeeeeee..........

Dopo il sogno americano, stamani son tornata alla realtà, seguendo, come tutti i giorni, Omnibus, su La7. Siccome sono contenta e non mi girano i cabasisi, l'ho presa a ridere. C'erano Gasparri, Colaninno jr, Ferrero, una bionda ed occhialuta signora leghista ed un paio di giornalisti.
Si parlava, neanche a dirlo, di Obama. Ché ora ce li scasseranno per giorni e giorni i suddetti, a dire e contraddire tutto il possibile sul presidente USA. La cosa che mi ha divertita, in questo involontario cabaret, è stato il tentativo di tutti di paragonare il nero più potente del mondo ai politici caserecci. Gasparri, solita bavetta e solito occhio sveglio, ça va sans dire, lo ha accomunato al cavaliere Al Tappone : entrambi uomini nuovi, con idee innovative, che sanno scaldare gli animi, muovere masse di elettori e che credono nel sogno del capitalismo moderno. A questo punto Colaninno non poteva essere da meno: non diciamo schiocchezze, il vero Obama italiano è Uolter, ché è davanti agli occchi di tutti la folla oceanica che è riuscito a radunare al Circo Massimo. E poi in comune hanno anche quel "yes, we can" , e scusate se è poco. L'occhialuta leghista è insorta: ma scherziamo? Il vero Obama italiano è Bossi. E lo ha detto impettita ed orgogliosa. Lui sì che è il nuovo, il nuovo vero, fattosi strada con lacrime e sangue, fra la gente. Lui ha strappato elettori alla sinistra ed alla destra, è trasversale, apartitico e osannato dal suo popolo. Gaia Tortora ha obiettato, ricordando alla signora le dichiarazioni del senatùr circa l'eventualità di un nero al capo del governo italiano. E la bionda ha risposto, imperturbabile, che non si tratta di razzismo, figuriamoci, ma semplicemente del fatto che loro non prendono neanche in considerazione la possibilità del voto per gli immigrati.
Giunti a tanto, Ferrero non poteva tacere. Ha rivelato che, leggendo la biografia di Obama, non può non pensare a se stesso: entrambi quarantasettenni, entrambi self made men.
Credo che Crozza non avrebbe saputo fare di meglio. E neanche Albanese. Ho deciso che disperarsi non serve proprio a nulla: facciamoci due risate. Questo ci tocca.

mercoledì 5 novembre 2008

Barack Hussein Obama

Da oggi l'uomo più importante del mondo è un uomo di colore. La storia dell'America, oggi, è stata smentita. Gli Stati Uniti passano da quell'apartheid che prevedeva ruoli ben preicisi per i neri, in una società apertamente razzista, ad eleggere un presidente afroamericano. E Obama si chiama anche Hussein, nome imbarazzante che evoca ,per i fratelli d'oltre oceano, terribili disgrazie. E questa è un'altra barriera di pregiudizio che cade. Non mi aspetto che il nuovo presidente americano risolva i problemi del mondo. Le sue parole sono belle, bellissime e commoventi. Le ho ascoltate, dopo la vittoria,con il cuore in gola e le lacrime agli occhi.Ma so che sono solo parole. Ora ci aspetta la realtà. So che Obama non rinnegherà quel sistema che lo ha condotto al potere, perché quel sistema non lo avrebbe scelto se non fosse stato più che certo della sua fedeltà. Forse egli rappresenta solo una promessa che l'America ed il mondo non potranno mai mantenere. Ma il simbolo della vittoria contro il razzismo, quello, rimane. E resterà patrimonio dell'umanità intera.
Oggi il mondo si è svegliato diverso.

lunedì 3 novembre 2008

Aspettando Obama


Aspetto Obama perché non voglio perdere la speranza in un mondo migliore. Di democrazia, di uguaglianza di diritti, di giustizia sociale, di pace e di solidarietà.
Lasciatemi vivere questo sogno, almeno fino a domani.....