martedì 30 marzo 2010

Vi prego.....

A L'Aquila la sinistra ha ottenuto il 58% dei consensi. Nonostante tutto. Nonostante il comportamento criticabilissimo avuto prima e dopo il terremoto. Nonostante la politica di spartizione di potere e di privilegi. Nonostante non si sia mai posta dalla parte dei bisogni dei cittadini. Nonostante non abbia avuto mezzi, né possibilità, di fare campagna elettorale. Nonostante non siano stati approntati i collegamenti con i seggi per gli elettori lontani dalla città. Nonostante i seggi fossero dislocati nei posti più impensabili, e fosse difficile capire dove conferire le proprie scelte. Non chiedetemi, quindi, perché gli Aquilani hanno preferito la destra. Così non è. Anche gli Aquilani di destra hanno votato Stefania Pezzopane, poiché sapevano che l'altro candidato era impresentabile e sarebbe stato pernicioso. Del Corvo, voluto fortemente e sapientemente da Berlusconi, è marsicano. E la Marsica è territorio esteso e popoloso. Avezzano da sempre richiede di fare provincia a sé. Il voto di quella gente è stato volgarmente funzionale alle loro aspettative. Il terremoto dell'Aquila, ché così si chiama, poiché ha colpito solo L'Aquila ed i paesi limitrofi, non ha sfiorato la Marsica. I marsicani ritengono che non sia problema loro. Vi prego, non caricateci di un ulteriore peso che non dobbiamo portare. Ne abbiamo già troppi.
Berlusconi e i suoi emissari, qui, nella terra del terremoto, hanno perso.

domenica 28 marzo 2010

La domenica delle palme


Domenica delle palme. La stessa domenica che, un anno fa, ha visto spezzate le nostre vite.Le carriole aquilane sono tornate in piazza, nonostante i divieti e le intimidazioni. E le voci che davano rimandata per motivi elettorali la giornata di lavoro sulle macerie. Abbiamo trovato la Digos ad aspettarci alla villa comunale, stamani. Divieto categorico di introdurre le carriole in piazza Duomo. "Sono un simbolo elettorale", ci siamo sentiti dire. Alle nostre vibrate proteste, "siamo lavoratori", sono state sequestrate. Non ci siamo dati per vinti. Abbiamo raggiunto il presidio permanente in piazza Duomo ed abbiamo tirato fuori dal tendone le carriole che stavano lì dalla scorsa domenica. E ci siamo diretti verso piazza Nove Martiri, per ultimare il lavoro iniziato la scorsa settimana. Correndo e spingendo le carriole, abbiamo guadagnato la piazzetta attraverso i vicoli che costeggiano il corso. E abbiamo iniziato a spalare, come sempre. E nessuno aveva provveduto a svuotare i cassoni che avevamo riempito con il lavoro dell'ultima domenica. Ma la catena umana si è formata ugualmente. Tante persone hanno il desiderio di lavorare e di apportare il loro contributo materiale alla città. E si è cantato, mentre si lavorava. La Digos, imperterrita, rispettando ordini venuti dal Prefetto, che dice di averli ricevuti direttamente dal ministero, ha provveduto ad intimorire i cittadini. "Denunceremo all'istante i proprietari delle carriole", hanno tuonato minacciosi. Chi è sopravvissuto ad un terremoto come il nostro, chi è sopravvissuto a mesi e mesi di soprusi che hanno calpestato i diritti e la dignità dei cittadini non ha paura. Men che meno di una carriola. O di una denuncia. Per prima mi sono assunta la paternità dell'attrezzo. Per prima sono stata identificata. Dopo si sono aggiunti gli altri. Mentre partecipavamo, a mezzogiorno, alla sempre più affollata assemblea cittadina, ci è giunto il verbale di sequestro che vi produco. Abbiamo riso, per non arrabbiarci. Ma tutto ciò è gravissimo. Continuano a calpestarci, pur coprendosi di ridicolo. Non ci fermiamo qui. L'ho già detto. Lo ripeto. Le proposte per lo smaltimento delle macerie sono pronte in un documento dettagliatissimo. E altri temi sono stati affrontati e saranno discussi in tavoli di lavoro che produrranno i documenti da sottoporre alle amministrazioni. Intanto si avvicinano i giorni dell'anniversario. Il 31 sarà trascorso un anno da quel giorno in cui la commissione grandi rischi rassicurò la popolazione tutta dalla paura di una grande scossa. Ci invitarono a bere del buon Montepulciano d'Abruzzo. E a non pensarci. Mentre non si approntavano piani di evacuazione e non si predisponevano supporti in loco. La notte del 6 aprile, quasi un anno fa, erano in servizio solo quindici vigili del fuoco. Mentre qualcuno, lontano, rideva. E le macerie, e le nostre case distrutte sono ancora qui. Oggi. A dirci che poco è cambiato da un anno fa. Mentre, intorno alla nostra città, su quella terra che amiamo, incorniciata dalle nostre montagne, diciannove nuove città, che resteranno lì per sempre, ci mostrano un territorio devastato dalla mano dell'uomo. Orribili casermoni che ospitano una piccola parte di senza tetto e che lasciano lontani dalla città ancora tanti. E tanti ancora, la maggioranza, a provvedere a se stessi da soli. Non so se gli Aquilani elettori vorranno premiare questo governo. Io ho votato. Con la nausea e la rabbia. Poiché la sinistra si è comportata in maniera vergognosa nella gestione del dopo terremoto. Avallando le sconcezze volute dal governo. Ma ho preferito scegliere il nemico interlocutore. Tornando nella casa che abito da qualche giorno, ho fatto scivolare lo sguardo sulle mie montagne, le ho accarezzate. Loro, almeno, non son cambiate. E mi danno sicurezza. E le amo. Così come amo la mia città martoriata. E la mia gente battagliera. Che non si arrende. Ci aspetta una settimana pesante. Le passerelle di politici, prelati, giornalisti sono alle porte. Resisteremo anche a questo.

lunedì 22 marzo 2010

Il potere a piazza Palazzo, i fatti a piazza Nove Martiri


Non so come raccontarvi la giornata di ieri. Non riesco a narrarla come una cronista del terremoto aquilano, quale mi sono autoeletta dal 6 aprile. Un cronista dovrebbe essere privo di coinvolgimento emotivo e parlare semplicemente degli accadimenti. Io, invece, la giornata di ieri l'ho vissuta con il cuore aperto e con tutta me stessa. Ed è stata bellissima. Ancor più bella di quel 14 febbraio scorso, quando è nato il movimento dei cittadini aquilani. Dopo giorni di scoramento,nel corso della settimana,dove sembrava di essere di nuovo soli e pochi di fronte alla macchina da guerra che organizza i consensi elettorali, e sembrava di essere inermi, quasi schiacciati, dal clero, dai politici, dall'esercito, dalla polizia, da Bertolaso che tornava alla carica con i metodi che conosciamo, ebbene siamo esplosi di nuovo. Tantissimi ed incontenibili. Alle 10 del mattino le carriole erano pronte per partire alla volta di piazza Palazzo. Sapevamo che l'esercito ed i vigili del fuoco l' avevano sgomberata dalle macerie, ma volevamo constatare il lavoro fatto. E poi, provare,senza consenso della Digos, ad avanzare alla volta di piazza San Pietro. Cuore del quarto più devastato dal sisma. Si stava partendo quando un'auto blu è arrivata. Il presidente della regione, Gianni Chiodi, voleva entrare in piazza con noi. "Vi faccio strada" ci ha detto l'ennesimo strumentalizzatore. Qualche sguardo scambiato velocemente e il corteo non è partito. Lo abbiamo mandato avanti solo, con il codazzo dei giornalisti. A riprendere la piazza pulita e vuota. Siam partiti dopo una quindicina di minuti. Lentamente. Eravamo fortemente contrariati dall'ennesimo spot. Dopo alcuni metri, ancora qualche sguardo di tacita intesa, abbiamo iniziato a correre, con pale, secchi e carriole. Qualcuno ha spostato una transenna, posta ad occultare sapientemente una delle tante piazze della nostra meravigliosa città, e ci siamo imbucati per la stretta viuzza che conduce a piazza Nove Martiri. E lì, davanti ai nostri occhi, si è svelato il mucchio di macerie che la sovrasta. Ed i giardinetti invasi di sporcizia e materiale di risulta. E abbiamo iniziato a spalare. E differenziare. E la catena umana si è formata spontaneamente. E i cittadini arrivavano, in massa. Ci siamo abbracciati, quasi piangendo. La fantasia e la spontaneità che vinceva sul potere. E quante facce nuove e quanta buona volontà. Nel frattempo, al parco del Castello, altre centinaia di persone, famiglie con bambini, ripulivano le aiuole e piantavano le primule. E i bimbi facevano disegni. La piazza del Duomo era pienissima. Nei tendoni che avrebbero ospitato l'assemblea cittadina si prendevano le prenotazioni dei partecipanti. Più di quattrocento. Ma erano in tantissimi quelli che assistevano da esterni. Alla spicciolata ci siamo diretti a piazza Palazzo, in tempo per constatare che è stata ripulita, ma che la differenziazione non è stata effettuata, se non per qualche mucchietto di pietre poste lì per le telecamere. Sarà una dura battaglia, che verrà portata avanti con la carta bollata. A suon di esposti. Vedere lo "struscio" lungo il corso cittadino, dopo quasi un anno, mi ha commossa. Gli Aquilani, anche quelli che non hanno spalato, si son ripresi la loro città. Deserta fino a qualche settimana prima. L'assemblea, facilitata da esperti volontari, giunti da Roma e Firenze, ha prodotto un primo documento importantissimo. I bisogni e le proposte dei cittadini. Tavoli di lavoro dove ognuno si è reso referente e responsabile delle proposte avanzate. I facilitatori ci hanno detto che mai avevano visto un'assemblea tanto sentita e partecipata. E poi il pranzo, offerto dagli amici di un vicino paese, con il supporto di tutti noi, ci ha visti intorno agli stessi tavoli di discussione. Ci ha visto sorridere. E sperare. Sappiamo che sarà dura. E che il percorso di ricostruzione della nostra città lungo e periglioso. Ma la ricostruzione sociale è iniziata da noi. Dal popolo delle carriole, come i media ci hanno battezzati. Un raggio di sole, nella giornata dal cielo velato, ha illuminato lo scorcio della serata. Un segno di speranza e di unità. Sappiamo bene che ormai costituiamo una realtà tangibile. E ci temono in molti. E molti vorrebbero cavalcare i risultati dello sforzo e del sacrificio che, dopo undici mesi, mostra i suoi frutti. Noi vogliamo continuare ad essere liberi. E a rivendicare il diritto alla partecipazione. Alla trasparenza. Alla verità.

giovedì 18 marzo 2010

Prove tecniche di campagna elettorale

Ieri sera, all'assemblea cittadina che da quattro settimane si tiene ogni mercoledì nel tendone di piazza Duomo, mentre si concordavano le linee di comportamento da tenere la prossima domenica e quelle a venire, è arrivata la notizia Ansa che riportava l'annuncio del ministro Prestigiacomo. Si tolgono le macerie dal centro storico dell'Aquila, e si inizia da piazza Palazzo. Esercito e vigili del fuoco impegnati nell'operazione. Diecimila tonnellate da rimuovere in due settimane. Sconcerto ed apprensione sono state le prime reazioni dei cittadini. Velocemente si è stabilito che questa mattina, alle ore nove, ci saremo ritrovati di nuovo per monitorare l'intervento. Arrivata sul luogo, insieme con altri quattro cittadini, ho subito constatato che le ruspe dei vigili del fuoco erano già in azione. La Digos era pronta a fermarci. Chiamato il Sindaco, nessuna risposta. Interpellato il vice sindaco, ignorava cosa stesse accadendo in piazza. La presenza della sovrintendenza ai beni artistici ci ha leggermente sollevati. Ma, partendo dall'assunto che le pietre ed il materiale prezioso verranno salvati, nulla sapevamo, e sappiamo, cosa sarà di tutto quel materiale riciclabile che conosciamo tanto bene per essere stati sulle macerie da tre settimane. Trambusto. Siamo in cinque, ma ci facciamo sentire. Gli altri cittadini sono bloccati alle solite transenne, presidiate dalle forze dell'ordine. Le ruspe si fermano. Chiediamo di vedere l'ordinanza che regola l'operazione. Arriva il presidente della regione, commissario Chiodi. A seguire il sindaco, vice commissario Cialente. Chiodi, con il quale non avevo mai avuto modo di parlare, è sapiente affabulatore. Molto accattivante. Ci espone le sue intenzioni, concordate con il ministro dell'ambiente. Non è una mera operazione iniziata a ridosso delle elezioni, ci dice, iniziamo a togliere le macerie, questo è un esperimento. Per condurla abbiamo individuato solo referenti pubblici, visto che di alcuni privati, forse, non ci si può fidare. Uno dei nostri ha fatto notare che anche del pubblico ci si può fidare ben poco. Comunque le prime macerie saranno trasportate in una cava locale e lì differenziate. Noi vogliamo monitorare. E lo faremo con presidi permanenti. E vogliamo ben capire la strada che prenderanno. Chiodi ci ha chiesto di individuare fra di noi un unico referente al quale potrà, via via, illustrare le decisioni che si intraprenderanno. Abbiamo voluto leggere l'atto come una gesto positivo. Raggiunta di nuovo la piazza Duomo, dove si provvedeva, nel frattempo, a montare un'ulteriore tensostruttura nella quale accogliere la grande assemblea cittadina che si svolgerà domenica con la tecnica di partecipazione dello spazio aperto, apprendiamo che, nonostante i permessi richiesti ed ottenuti, l'operazione viene ostacolata da un solerte geometra comunale che si dichiara assolutamente indifferente, e insofferente, alla partecipazione cittadina. Adduce motivazioni di carattere pratico. Ci sarà trambusto domani ed il 24 in piazza Duomo. Alla nostra richiesta di chiarimenti, si lascia sfuggire che arriverà Bertolaso. Se ne pente immediatamente e cerca di depistarci. Forse mercoledì. Forse alle 13. Forse alle 9.Da domattina alle nove inizieremo un presidio permanente anche in piazza Duomo.
E il cerchio si chiude: macerie rimosse nel luogo simbolo della città e set mediatico per chi deve ripulirsi la faccia. Non la coscienza. E per chi deve acquisire consensi e voti. E tutto questo, sempre, sulla nostra pelle.

mercoledì 17 marzo 2010

Gli strumentalizzati


Godetevi questo bel video di Luca Cococcetta. Un po' di sano umorismo non guasta mai. Il popolo delle carriole fa parlare di sé. L'Aquila torna alla ribalta. Ma, mentre noi lavoriamo davvero, differenziando tonnellate di macerie, in molti vogliono mettere il cappello alla dimostrazione. Politici in periodo elettorale, prelati in cerca di adepti, politicanti che tentano di stigmatizzare quanto viene fatto, attribuendolo a volontà politiche di non si sa bene chi, partiti scomparsi dall'arco costituzionale che cavalcano quella che definiscono una protesta. Noi andiamo avanti. Determinati. E sorridendo. Nonostante tutto.

domenica 14 marzo 2010

Tonaca e carriole

Quinta domenica del popolo in piazza. Terza a spalare le macerie di piazza Palazzo. Un sms ha ricordato agli Aquilani, stamani , che la statua di Sallustio, che campeggia sulla piazza, ci aspettava "te sci rizzatu? Stengo ecco da na frega d'anni, ma se oggi non ve', scendo da sto piedistallo e me ne vajo. Rizza gli amici, piglia la carriola. L'Aquila è la te".
In stretto dialetto ci ha ricordato che non c'è tempo da perdere: L'Aquila è nostra. E allora si è continuato a spalare e differenziare. Ma anche la casa dei cittadini, il tendone di piazza Duomo, ha preso vita. Si è cucinato, si son preparati i tavoli. E le pareti di plastica hanno iniziato a vivere con i manifesti ed i cartelli scritti da noi. E c'è stata musica dal vivo e spazi per i bambini. Una festa di speranza. I ragazzi delle scuole medie superiori erano in prima linea, a lavorare sul mucchio di macerie. Intorno a mezzogiorno, quando l'aria era tiepida, il vociare ed il rumore di pale e secchi si sono fermati per un attimo. Abbiamo capito che qualcuno stava arrivando. Sindaco e politici in odor di elezioni erano stati cortesemente invitati ad intervenire solo per ripulire le macerie. Non si son fatti vedere. Abbiamo apprezzato. Stavolta è arrivato il vescovo ausiliario, una sorta di commissario, monsignor D'Ercole. Gonnella e zucchetto rosso d'ordinanza. Qualche fischio. Qualche "vattene". Ma si sa, i presuli sono abituati a porgere l'altra guancia. Il monsignore, imperterrito, ha preso la pala ed ha iniziato a spalare. "Sono con voi, per questa giusta causa", ha detto davanti alle telecamere. Avvicinandomi gli ho chiesto come mai la Curia si fosse appropriata di uno spazio dei cittadini, laico, quale piazza d'armi,per impiantare una chiesa provvisoria ed un convento per sei fraticelli, non usufruendo dei numerosissimi terreni che possiede. La risposta è stata "io non ne so nulla". Siamo al solito rimpallo di responsabilità. Ci siamo abituati. Gli ho chiesto allora di individuare un terreno della curia e di darcelo in cambio, visto che la chiesa e l'intero complesso provvisorio sono stati costruiti con i soldi degli Italiani. Mi ha chiesto quale. Studierò la mappa dei terreni di proprietà della chiesa. Gli avanzerò formale richiesta. Ma non ho avuto modo di chiedergli conto della nuova casa dello studente, costruita sull'unico terreno della curia individuato per ricostruire. Gli altri non son stati neanche sfiorati dagli espropri che hanno tolto,invece, la terra a chi aveva già perso molto. La cosa sorprendente è che tale terreno è stato concesso in comodato d'uso per trent'anni, dopo di che tornerà al legittimo proprietario, con l'annesso immobile. E, ancor più sorprendente,la sede sarà gestita non già dalla Regione, ma dalla curia stessa, alla discrezione della quale viene data l'individuazione degli studenti aventi diritto all'alloggio. E monsignor D'Ercole viene a spalare. Lui nulla sa di queste beghe. Qualcuno lo ha ringraziato, altri fischiato, altri abbracciato. Qualcuno ha persino bestemmiato. Il popolo delle carriole è eterogeneo, come lo è la popolazione di qualsiasi città. Pranzo insieme in piazza Duomo.Zuppa di ceci e tante cose buone portate da casa. E domenica prossima si continua a spalare. E ci sarà anche uno spazio di discussione aperto a tutta la cittadinanza, per individuare una mappa dei bisogni e le priorità dalle quali partire. "L'Aquila anno 1.Spazi aperti per un'agenda dei bisogni" lo abbiamo chiamato.
Qui non si scherza: stiamo attuando la vera democrazia dal basso.

giovedì 11 marzo 2010

Quando la piazza funziona

A volte la piazza funziona. Almeno così sembra, dalle dichiarazioni rilasciate dopo il vertice che si è tenuto presso il Ministero dell'Ambiente, in merito alle macerie aquilane. Dopo le affermazioni del ministro Prestigiacomo " la protesta è inutile, toglieremo le macerie dal centro storico al più presto", tutti sembrano fare un passo indietro. E ricalcare le proposte avanzate dai cittadini delle domeniche aquilane. Smaltimento a mano sul posto. Esattamente quello che noi stiamo facendo da due domeniche. E la prossima si continua.E le altre ancora. Le pietre saranno diligentemente accatastate, così come il materiale in cotto, il legno, il ferro, il vetro. Il resto in discarica. Le pietre preziose della nostra storia saranno stivate accanto ad ogni palazzo cui fanno capo. E gli oggetti di valore verranno catalogati e restituiti ai legittimi proprietari, o ai familiari.Così si lavora. E pretenderemo che vengano impiegati gli Aquilani disoccupati, uniti in cooperativa e associati con i cavatori locali. I tecnici dicono che è una loro vecchia idea. Bene, noi abbiamo provveduto a ricordargliela.

martedì 9 marzo 2010

L'incontro con Gaetano Fontana

"A settembre erano pronte le prime linee guida per il centro storico. Era necessario creare una struttura ad hoc, un'unità di missione solida, per affrontare una situazione abnorme. Ora l'unità di missione è fatta. Possiamo intervenire."
Queste le parole rilasciate dal sindaco Cialente, a favore dei giornalisti, domenica 22 febbraio, mentre era in atto la manifestazione del popolo delle carriole in piazza Palazzo. Manifestazione che egli stesso ostacola e che poi cavalca, insieme con gli altri esponenti della sinistra locale. Lunedì pomeriggio comitati e cittadini hanno incontrato l'architetto Gaetano Fontana, coordinatore della struttura tecnica di missione che si occuperà di supportare il commissario Chiodi ed il vice commissario Cialente nell'opera di ricostruzione della nostra città. L'unità di missione è nata per individuare le strategie per la ricostruzione e per il rilancio della zona terremotata, per garantire la trasparenza degli interventi e per coordinare i soggetti pubblici con i privati. Definita “snella” dal presidente Chiodi, dovrebbe essere costituita da trenta elementi, individuati per una metà nella pubblica amministrazione e per l'altra ad incarico diretto. Con lo spettro che sia politico. Nell'incontro l'architetto Fontana ha tenuto subito a chiarire che, a tutt'oggi, la struttura non dispone di una sede, ad eccezione di una stanzetta “rubata” presso la scuola della Guardia di Finanza, ed è composta di soli quattro elementi. Alle domande dei cittadini, ha risposto con un continuo rimpallo di competenze e responsabilità. Quello che gli Aquilani vivono dal 6 aprile. Nessuna certezza, neanche minima. E l'incertezza alimenta lo sconforto. E destabilizza. E' apparso chiaro che chi dovrà gestire un compito tanto arduo poco o nulla conosce della realtà della città e del territorio. Ci siamo sentiti dire che la nostra città sarà ricostruita solo se Tremonti ci darà il danaro. Questo lo sapevamo. Ed abbiamo riscontrato la medesima tecnica di approccio con i cittadini usata da Bertolaso: apparente apertura al dialogo,sorrisi, ma decisioni già prese o da prendere nelle stanze chiuse. Alla fine dell'incontro apprendiamo che, dopo undici mesi, l'architetto Fontana è ancora alla ricerca di una vocazione per L'Aquila. Un burocrate senza anima, quale mi è apparso il deus ex machina della ricostruzione aquilana, è l'ultima cosa che serve ad una città che sta morendo.

lunedì 8 marzo 2010

A tutti i costi


Giornata di sole ieri. Freddissima. Il vento gelido tagliava il volto e paralizzava le dita.Nonostante ciò, gli Aquilani venuti in aiuto alla città sono stati tantissimi. E anche persone di fuori. Belle facce e buona volontà. E voglia di fare. Gli amici della circoscrizione di Paganica, con il peso del loro centro storico devastato e dei troppi senza tetto, hanno percorso otto chilometri a piedi, con pale e carriole, per raggiungerci e continuare a spalare con noi le macerie di Piazza Palazzo. E il lavoro è andato avanti organizzato e veloce. E si è minuziosamente differenziato il materiale di quel mucchio di macerie divenute per noi il simbolo della nostra vita e della nostra rinascita. Il "popolo delle carriole" vede, ancora una volta, travisato dalla becera informazione che domina il nostro Paese il significato del lavoro che sta svolgendo. Non abbiamo fretta che la nostra storia venga portata via. La fretta è nemica del bene. E noi lo sappiamo, poichè sulla nostra pelle abbiamo vissuto lo scempio di ciò che la fretta della costruzione del dopo terremoto ha portato sulla nostra terra. Non vogliamo che le macerie vengano portate via indiscriminatamente, come il ministro Prestigiacomo ha annunciato ieri di voler fare, quale tempestiva risposta al nostro lavoro. Noi non lo permetteremo. E siamo determinatissimi. Le nostre macerie contengono materiale immediatamente riutilizzabile per la ricostruzione. E sono mattoni, coppi,pietre. E contengono elementi preziosissimi da catalogare e custodire gelosamente. E ancora tanto materiale riciclabile come ferro, legno, rame, plastica, vetro. Lo sapevamo, ma ora, dopo due domeniche di lavoro, lo abbiamo visto con i nostri occhi. E lo abbiamo differenziato ordinatamente, constatando che ciò da smaltire non supera il 30% degli sbandierati cinque milioni di tonnellate. Questo vogliamo che si faccia della nostra ricchezza. Non permetteremo che altri continuino a speculare sulla tragedia che ci ha colpiti. E pretenderemo la massima trasparenza sulle operazioni che si occuperanno delle nostre macerie. I numerosissimi cassintegrati e disoccupati aquilani chiedono di essere impiegati in questo lavoro. Abbiamo manodopera e professionalità per garantire il processo necessario al trattamento delle nostre macerie. Il ministro dell'ambiente dovrebbe ben comprenderlo. Ma dichiara " presto le macerie saranno solo un brutto ricordo". Noi non vogliamo che siano un ricordo, bello o brutto, vogliamo che siano la nostra memoria, la nostra storia, la nostra vita, la nostra ricchezza. A tutti i costi.

giovedì 4 marzo 2010

L'Aquila si manifesta

L'appuntamento per organizzare la giornata di domenica si è svolto ieri sera, in piazza Duomo, nella tensostruttura che abbiamo deciso diventerà il punto di incontro dei cittadini. Vogliamo farla vivere e diventare per ora la nostra casa comune. E' stato emozionante vedere tanti volti nuovi. E gli amici delle circoscrizioni e dei comuni vicini. Ed è stato ancor più emozionante constatare il desiderio di venirci incontro, senza divisioni. L'accettare e condividere il punto di vista dell'altro. Ci siamo interrogati circa il messaggio che abbiamo inteso far passare con la dimostrazione della scorsa domenica. Messaggio che non intendeva dire che vogliamo che le macerie vengano rimosse al più presto dalla nostra terra. Noi vogliamo fortemente che restino qui. Sono ricchezza, e storia. E da quelle vogliamo ripartire.E la nostra non è la richiesta di agire in fretta. La fretta indurrebbe a portare velocemente le macerie altrove. E le macerie son danaro che fa gola a molti. Non vogliamo che si continui a speculare sulla nostra disgrazia. La protesta è contro l'immobilismo di questi undici mesi. Per quelle macerie che sono ricchezza che va opportunamente differenziata, e spostata, per consentirci l'accesso alla nostra città. Ed ai borghi del nostro territorio. E noi ci siamo, con le competenze dei tecnici cittadini e le braccia dei troppi disoccupati. E son venuti anche gli studenti universitari, ricchezza dell'Aquila, che vogliono restare in città con noi, ma non hanno alloggi. E le mamme ed i padri che chiedono spazi per i loro figli.E si è evidenziato il problema del nostro ospedale regionale che versa in condizioni disastrose. Questo è solo l'inizio di una serie di proposte che la popolazione concerterà in comune accordo. Secondo le esigenze ed i bisogni di tutti. L'obiettivo di restituire piazza Palazzo alla cittadinanza, per il 6 aprile, ci vedrà impegnati, domenica prossima,nella raccolta delle adesioni di chi vuol dare il proprio contributo fattivo.Il lavoro sarà effettuato anche nei giorni infrasettimanali, debitamente organizzato e nel rispetto della sicurezza di tutti.Continueremo a differenziare ed a spostare le macerie. Piazza Palazzo, assurta a simbolo del risveglio degli Aquilani, sarà liberata dai cittadini. E domenica pranzo al sacco, da consumare tutti insieme nella casa comune. In attesa di organizzarci anche in pranzi sociali, gestiti dalla cittadinanza. L'Aquila finalmente è uscita dal guscio nel quale era stata chiusa dalla tragedia e dalla volontà dei protettori e delle amministrazioni. L'Aquila si manifesta.

martedì 2 marzo 2010

Testimonianza

Lascio la parola ad Elisa Cerasoli: un'Aquilana
E le immagini a Luca Cococcetta: un Aquilano.

10 mesi e 22 giorni, 328 sveglie.
Poi ieri, il giorno più bello di questa nuova vita!
Signori, sono felice di aver vissuto domenica 28 febbraio 2010 accanto ai miei concittadini e toccare con mano oltre alle macerie (poco oltre a terra, oramai) l'amore per quel buco di città.Quasi 11 mesi a domandarmi dove fossero, cosa stessimo facendo tutti quanti... ieri li ho ritrovati... visi noti e persone mai viste... c'erano tutti: il vice preside del mio liceo, il mio pediatra, ormai un vecchietto, che rilasciava interviste, Ale, le mie amiche di sempre, il mio preofessore di filologia italiana, mio fratello con la sua macchinetta, i miei con Iris al guinzaglio, Tommaso 4 anni, il signore del ferramenta con il suo sigaro, le persone che ho conosciuto dal 6 aprile e che da quel giorno, nella dispersione degli affetti che tutti abbiamo vissuto, sono state un punto fermo.
C'erano ieri donne straordinarie che da mesi cullano sogni e lottano per questa città: Giusi, Anna, Enza, Maura, Sara, Pina...C'erano uomini che con ironia e intelligenza lavorano per una città migliore di quella in cui vivevamo un anno fa: Marco, Ettore, Ezio, Bonifacio, Pambianchi, i fratelli Frezza, Federico.
Ieri c'era L'Aquila a elaborare un lutto e a vivere una festa... ieri ho sentito che è possibile che L'Aquila torni ad essere un posto accogliente... ieri ho sentito di essere a casa, ho sentito di essere in una città viva...ieri all'Aquila non c'è stato posto per divise, simboli e bandiere...è stata una giornata di tutti, contro nessuno...ieri all'Aquila c'erano gli Aquilani e amici venuti da fuori a passarsi secchi pieni di rifiuti...ieri a L'Aquila c'è stato il miracolo...... ieri a L'Aquila, c'era L'Aquila...In ognuno dei secchi che ho passato ho sentito un pezzetto del mio dolore andare a morire, lasciarmi libera... dolore a secchi passato di mano in mano. E per ogni secchio pieno di macerie che andava, ne tornava uno vuoto, da riempire di speranza e cose belle.

lunedì 1 marzo 2010

Gli Aquilani

Abbiamo subìto, la scorsa settimana, pressioni snervanti, tentativi di boicottaggio, strumentalizzazioni, divieti, scetticismo, se non stigmatizzazione,per riuscire ad organizzare la giornata di ieri. Ci hanno oppressi per dieci mesi. Andati via i protettori, gli Aquilani si mostrano al mondo. Le immagini del nostro Francesco Paolucci parlano per me. Io le vedo e piango. Di gioia.