La Sicilia dunque.
Assistere alla rappresentazione di una tragedia al teatro greco di Siracusa è un'esperienza emozionante. Questo è stato il quarto anno consecutivo in cui ho avuto la fortuna di partecipare all'evento. La fondazione INDA mette in scena ogni anno , per la stagione estiva, due tragedie che si replicano per sette settimane a giorni alterni. E, data la sconvolgente attualità dei tragediografi, l'argomento ha sempre una stretta relazione con l'attualità. La legalità è il filo conduttore della stagione corrente, vista attraverso gli occhi di Eschilo nella trilogia dell'Orestea e la dottissima traduzione, moderna ed immediata, di Pierpaolo Pasolini. Su una scena metafisica, che riecheggia atmosfere alla De Chirico, sfilano l' "Agamennone", le "Coefore" e le "Eumenidi", a rappresentare e sottolineare, con l'istituzione del primo tribunale della storia, il passaggio alla legalità. Il rimando particolare all'Italia di oggi è immediato e diventa grido civile e di speranza, degno di partire da un luogo che, per storia e definizione, è deputato al dibattito ed alla riflessione sui grandi temi etico-politici di sempre. Quel gran titano del pensiero che è Eschilo ci prende per mano con vigore, quasi imponendosi, e ci fa riflettere su temi universali quali sono il rapporto fra il destino personale e l'ordine universale,il conflitto fra vendetta e giustizia,il senso di colpa e la sua ereditarietà, fino all'affermazione di una società moderna e civile che introduce l'organo dell'assemblea con il compito del giudizio e segna l'avvento della democrazia. Inutile dire che, a scuola, vedevo Eschilo come una spina nel fianco: non ne compresi affatto la portata e, credo, nessuno mi incuriosì a tal punto da farmene capire la cocente e perenne attualità. Un'ultima nota sul luogo: pietre che parlano, questo è ciò che mi sento di dire. Sedere su quei gradini millenari, scolpiti uno ad uno nella viva roccia , sfruttando il naturale declivio del colle, è come sedere sulla storia e sulla vita intera. Pensare che prima di me altri uomini, da ventisei secoli, hanno goduto di quello spettacolo mi imprime un desiderio quasi doloroso di provare a vedere con i loro occhi quello che vivo oggi, di fronte allo stesso scenario. All'imbrunire le pietre, bianche, si accendono del colore dell' oro e poi diventano rosa, e arancio, per sfumare lentamente nel buio e sull'ultima battuta della rappresentazione: "Comincia il regno della giustizia".
Un'esperienza esaltante, e commovente: anche questa è la Sicilia.
Continua.....
7 commenti:
Anna ma non sarà troppo? Mi fai sognare ad occhi aperti.
:-)
Moltomoltomolto bello.
Come già ti ho detto in un precedente commento ad un tuo post un paio giorni fa, hai la capacità di coinvolgere, creare nel lettore la sensazione della sua presenza nei tuoi luoghi letterari
ciao, silvano.
sei un incantatrice, ecco cosa sei ;)
mi ha sempre affascinato l'idea di stare nello stesso posto dove tanti anni prima sono stati grandi menti, grandi personaggi di cui leggiamo nei libri di storia e per chi sa togliere lo strato di polvere iniziale passato e presente possono fondersi regalando grandi emozioni.
non si fa altro che parlare(giustamente) di mafia, di Cuffaro, di omertà, ingiustizia, ma la Sicilia è anche questa. Grazie Anna per condividere noi queste tue sensazioni ;)
a roma si dice st'infamone....rende meglio ;)
bello il teatro, sembra di sentire ancora le voci degli attori....
Che bellezza!
che bella recensione! invasa dai ricordi ed emozionata, marina
Posta un commento