lunedì 16 agosto 2010

Vivere la propria città

Da anni le mie vacanze del mese di giugno sono in Sicilia. Per l'esattezza, a Siracusa. Nel centro storico di Siracusa: la splendida Ortigia. Luogo d'incanto: un'isola nell'isola. Centro storico abbandonato dai Siracusani negli anni scorsi, e , da qualche tempo, pian piano, in via di recupero. Lo scorso giugno, dopo essere mancata l'anno precedente, e dopo il nostro terremoto, ho visto, per la prima volta, Siracusa con gli occhi di chi ormai è abituata a vedere case cadenti e puntellate. E rovine. E, per la prima volta, ho realizzato che Ortigia è simile ad una città terremotata. Case disabitate, ponteggi, cantieri. Finestre come occhi oscuri che aprono alla vista di interni fatiscenti. Pietre ed intonaci sgretolati. Tanti. Portoni segreti. E soli. E balconi con vecchie piante arse dal sole. Assetate ed orfane di mani premurose. Ed ho realizzato che è proprio questa condizione che me la fa amare. Città vera, che non si nasconde. Che mostra le sue ferite. E va orgogliosa delle medicazioni che lentamente si vanno operando. Ed è piena di vita: negozi e negozietti, bar, ristoranti e musica e voci. E odore di pane caldo e brioches. E granite e gelati. E il mercato: vivo, vivissimo. I banchi pieni di meraviglie del mare e della terra. E le spezie. E l'odore dei peperoni arrostiti sulla brace, del finocchietto selvatico. Dell'origano. E le grida dei venditori che ti invitano a comprare. E mi son detta, ci siamo detti, con mio marito, che forse potremmo vivere in quel posto. Mare, e storia, e arte. E mito.
La mia amica Giusi Pitari http://giusipitari.blogspot.com/è in vacanza lì. Sta per tornare in questi giorni. E, su facebook, scrive di Ortigia. Le faccio notare quanto io ho notato: una città ferita, ma viva. Ci fa eco l'amico Marco Morante, giovane architetto aquilano, e ci invia un link http://www.collettivo99.org/?page_id=693 al sito del suo collettivo.
E da qui nasce il mio proposito, da perseguire con tenacia. Voglio chiedere la riconversione del centro storico della nostra città. Voglio negozi, e ristoranti, e bar, e gallerie d'arte,e luoghi d'incontro. Voglio che gli Aquilani vivano la ricostruzione e ne prendano coscienza. Voglio che i bambini di oggi imparino a diventar grandi in un luogo bello, da amare e curare. Voglio che i giovani non abbandonino il centro, la città vera, per i centri commerciali anonimi ed avvilenti. La loro città, quella che hanno sempre vissuto, prima di quel 6 aprile, come luogo di incontro e divertimento. In mezzo al bello della storia. Che non va dimenticata. Voglio che gli anziani tornino fra le loro pietre, a raccontarci la loro memoria.Voglio che il turista non arrivi più qui, nel nulla. A fotografarsi vicino alle rovine. Voglio che trovi un luogo vissuto e curato. E amato.
Questo è un proposito dal quale ripartire. E trovare vigore e speranza.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

... e pensare che la proposta di cui al link è datata (prima presentazione a roseto) 24 maggio 2009!!
marco

Anna ha detto...

sì Marco, ma ora dobbiamo proporla di nuovo. Farla nostra, farla assorbire ai cittadini. Presentarla alle istituzioni. Ai "saggi".Insomma: crederci!

Rebelde ha detto...

Cara Anna, vedi che non mi sbagliavo? Solo qualche ora fa commentavo (riporto il mio commento qui sotto) il tuo precedente post e non volevo credere che stavi meditando la resa, ne ora ne mai. Mi si allarga il cuore sentire che in te c'è ancora il barlume della speranza e la voglia di andare avanti. Anche se con devastante fatica ma andare avanti.
Un caro saluto. Aldo


"Cara Anna, la frustrazione purtroppo è uno dei sentimenti più deleteri per lo spirito e per il fisico. Porta alla depressione se non si è in grado di farsela scivolare addosso e di conseguenza toglie forze e volontà, soprattutto a chi sin' ora ha lottato per se stesso e per gli altri. Occorre reagire. In momenti come questo occorre un gran colpo di reni per tenersi in carreggiata.
Poi io dico che non vale la pena farsi ulteriormente rovinare la vita dagli elementi e dalle situazioni che descrivi nel tuo post. Il mondo non finisce domani anzi, continuando a lottare si ha la sensazione che ricominci ogni giorno.
Non ci credo che mediti di tirare i remi in barca e di unirti alla schiera di coloro che si sono dati per vinti sin dall' inizio. Vorrebbe dire morire dentro, vorrebbe dire vivere una vita vuota di passione e piena di rimpianti. Solo la lotta, la partecipazione critica e costruttiva, indipendentemente dal risultato che si raggiunge, può dare a te e a tutti coloro che partecipano, la voglia di andare avanti verso gli obiettivi che vi siete posti. E sono nobili e importanti.
Un abbraccio. Aldo"

SanVitoCH ha detto...

Da abruzzese non aquilano, non posso che augurare al nostro splendido capoluogo che le cose tornino a nuova vita. Che la partecipazione cittadina a tutti i livelli stimoli tutti a riappropriarsi ed essere più coscienti di una ricostruzione in cui i primi protagonisti siano gli aquilani. L'Aquila tornerà a volare se la ricostruzione non cancellerà via i segni e il senso del tempo, nelle vie, nelle case e nelle attività che lentamente riapriranno: Old town is better.

Anonimo ha detto...

Nuotare!
(rispetto al precedente post!)
Nuotare in questa m...a non Affogare!
Saggia decisione Anna Combattente.
Un anno fa Ti chiesi di sognare la Tua Città rinata...ed adesso lo stai facendo...
L'ho sempre detto ,la parte più difficile di questa situazione è che mancano strategie efficaci(a parte quella del Popolo delle Carriole).Strategie mediatiche da contrapporre al Caimano che sguazza nelle paludi della mediocrità,dell'avidità...e dell'ignoranza!Strategie organizzative per ricompattare un Popolo e rifondare una Meravigliosa Città!
Non Ti mancano i mezzi Anna per trovare una strada...
Tutti i problemi hanno una soluzione!
Arriverà il giorno della Gioia!
E' sempre arrivato nella Storia...basta combattere e resistere per ESSERCI!
un abbraccio
Watka Yo Ota

Luciano B. L. ha detto...

Considerandola comunque legittima, spero che questa visione di città consumistica-mercantile non sia la sola a prevalere. Anche se sostenuta da "architetti" e "saggi" con o senza la erre moscia ma abbastanza miopi.
E benché valida per una strategia organizzativa finalizzata a ricompattare una parte del Popolo.

GG. ha detto...

Uno dei blog più interessanti che abbia mai letto. i miei più sentiti complimenti. Se non ti è di troppo disturbo potresti fare un salto sul mio? SollievoApatico.blogspot.com
Sono nuova e mi piacerebbe avere un blog come il tuo. Se non ti interessa, non importa grazie lo stesso.

Anna ha detto...

Luciano,
nessuna visione di città consumistica e mercantile. Semplicemente il centro dell'Aquila come era. Almeno nella parte commerciale e di intrattenimento. Il centro era vivo, pieno di negozi, e bar e ristoranti, e uffici, e gallerie d'arte.E con il mercato sulla piazza del Duomo, tutti i giorni.Le abitazioni possono arrivare anche dopo.

Geillis ha detto...

Sono tornata da pochi giorni da una parte della tua regione risparmiata (stavolta) dal terremoto, ma case, strade e chiese sono state rifatte più e più volte, dall'origine medievale del paese, fino ai giorni nostri...eppure ogni volta il popolo abruzzese riesce a tirarsi di nuovo in piedi, e a ricostruire meglio di prima...mi ricordo la zona di Scanno e Pescasseroli negli anni 80, faceva pure un po' tristezza, mentre oggi i paesi sono puliti, restaurati, pieni di fiori, così accoglienti che ci torniamo volentieri da tanti anni!
Ti auguro proprio che anche stavolta la tua bellissima regione possa ricominciare daccapo, non vinta, anche se tutto rema contro i vostri progetti di ricostruzione....

Luciano B. L. ha detto...

Chi può dire che le abitazioni, quelle vere preesistenti, possono attendere? Tuttavia, spero che non si faccia solo residenza con spacci d'opulenza e di prodotti per la pancia. Giammai solo nel capoluogo che non deve morire, come tutte le risorse assorbire.
Servono anche le pubbliche attrezzature. Se capire tu non puoi, chiamale se vuoi ... emozioni.
Per ricreare il corpo e lo spirito. Chi più ne ha più ne metta. Giacché non creano obesità, ma civiltà.
Poi, scusa se dico ancora che nella mente tua non c'è, per ora, qualcosa che serva a creare una stabile risorsa. Né speculativa, né degenerativa. Non come quelle prodotte dal consumo elevato di suolo pre e dopo il terremoto.
Perché, al turista ed al politico una tassa di scopo si può chiedere solo se aiutati a capire che, per L'Aquila, la speculazione più non passa.

Anna ha detto...

Io ritengo che si debba iniziare dagli edifici pubblici. Portare di nuovo uffici e sedi delle istituzioni in centro. Solo così le persone saranno, in qualche modo, "costrette" a farvi ritorno. Contestualmente le attività commerciali, artigianali e gli studi professionali. Quindi le abitazioni. Non avrebbe senso abitare il centro, e te lo dice chi in centro è nata e sempre vissuta, come un quartiere dormitorio. Di quelli ne abbiamo già troppi, purtroppo.
Per quanto riguarda il consumo del territorio, come assemblea cittadina, stiamo portando all'attenzione delle amministrazioni e della cittadinanza tutta il nostro nettissimo NO. Vogliamo che si proceda ristrutturando, là dove possibile, e ricostruendo nei medesimi luoghi.
Luciano, su questo blog non riporto tutto il lavoro dell'assemblea cittadina. Per quello c'è il sito specifico www.anno1.org
E tengo anche a precisare che l'assemblea deve portare i bisogni e le idee dei cittadini. Le soluzioni, anche se noi ne suggeriamo parecchie, devono trovarle altri.
Ma questo blog parla di me e della mia città.E di sensazioni. Sbagliate, secondo te, ma sono le mie e di molti che la pensano come me.

Anonimo ha detto...

si, certo, questo progetto è l'unica cosa da fare....è un ulteriore sacrificio, starsene in esilio coatto....ma per ripartire come città in quest'epoca socioeconomica....e il progetto su carta è anche oltre che bello esteticamente, ricco di innovazioni tutte a vantaggio di tutti....

rimane solo il problema della farina scaduta in cambio di benzina a 6000 chilometri dalla città, ma è una storiellina privata...


eroderba

Luciano B. L. ha detto...

Senza ritornare sul rapporto tra blog, assemblea cittadina e centro decisionale, affinché sia chiarito il dissenso malamente recepito, devo chiarire che:
a) non si tratta di declassare il centro storico a quartiere dormitorio;
b) si dovrebbe recuperare ogni centro storico o nucleo di antica formazione, rivitalizzantoli tutti;
c) occorre riqualificare anche le "periferie".
Come? Con opportuna distribuzione di pubbliche attrezzature, di servizi e d'infrastrutture. Rivedendo il decentramento precedentemente praticato di alcune assai rilevanti. Ed attraverso la creazione di nuove attività capaci di produrre reddito e lavoro, anziché solo "rendita" parassitaria.
So che tu, Anna, sei cosciente della latitanza dei centri decisionali (ne hai parlato chiaramente) e delle difficoltà d'espressione delle istanze dell'assemblea cittadina (ne parla Federico nei suoi ultimi post). Però, non so se tu sia consapevole di come, ovunque, la rendita viene alimentata. Solo per questo pensavo possibile dibatterne anche nel tuo blog. Quando si manifesta un'idea di città. Per trovare: rigore e speranza.

Fabio ha detto...

Ormai ho lasciato L'Aquila. Lavoravo al nord prima del terremoto, ma sognavo di tornarci, ora ho messo su famiglia a Verona, e tornare a vivere a L'Aquila è un desiderio che rielaborerò tra qualche anno, ora sarebbe impossibile. Volevo solo dire, che a mio parere il centro storico sarebbe dovuto essere riorganizzato anche prima del terremoto. Queste sono sempre state le mie convinzioni: via le auto, solo mezzi pubblici ed ecologici; incentivazione dell'artigianato "per turisti"; servizi per universitari e turisti; Senza terremoto non si sarebbe mai cambiato nulla, ma ora si avrebbe l'occasione di farlo, ma ho smesso di credere ai miracoli da diversi anni. Buona fortuna a tutti gli aquilani.

Anonimo ha detto...

ciao Fabio,
ti condivido, io non avevo un attività commerciale, non ero gallerista d'arte, nè' impiegato di banca, potrei solo fare il ruolo di pedone felice, con la mia reflex invisibile a tracolla, entrando ed uscendo dalla mia casa congelata a chissà quanti anni prima, vorrei tornare all'Aquila, vorrei....vorrei............!
E' iniziato con un plagio, collettivo e personale, all'inizio un ubriacatura, ora il peggiore degli incubi e per me ragazzo aquilano in difficoltà con arte ma senza parte, diventando uomo in esilio, potrei trovar qualcosa da fare solo con il mio sputo miracoloso.


Eroderba

I Care ha detto...

Cara amica, da siracusana, che ha dovuto lasciare la sua città perchè la vita spesso decide per noi, ti ringrazio per quanto dici. Nel mio cuore c'è un grande cruccio: la mia Ortigia mi manca tanto. Qualcuno (e sappiamo tutti chi) vorrebbe annullare il senso delle nostre città, qualcuno vorrebbe sostituire i nostri riferimenti con pseudo città cellophanate, finte in tutto, come finta è la sua faccia! Coraggio, tanti italiani sono vicini a voi ed alla vostra giusta resistenza ai soprusi ed alla vostra voglia di ricostruire e di riportare la vita all'Aquila.