Qualche giorno fa, in assemblea, la Signora Gabriella Liberatore ha chiesto timidamente la parola e, altrettanto timidamente, ha detto: "vorrei proporre di portare le carriole alla Perdonanza aquilana. Tutto qui, ho finito". Son rimasta spiazzata. Non avevo mai partecipato al corteo della Perdonanza, ricorrenza laica della città dell'Aquila. Giubileo del Perdono, proclamato con una bolla papale da papa Celestino V, l'eremita del monte Morone.Il papa del gran rifiuto. Bolla consegnata alla municipalità e sottratta alle indulgenze a pagamento offerte dalla Chiesa. Indulgenza per il popolo.Sentivo gli echi del corteo da casa mia, quando avevo una casa. E, da lontano, scuotevo la testa. Troppo anarchica, troppo cavallo pazzo per riconoscermi nella sfilata di autorità, gonfaloni, confraternite ed associazioni. Quest'anno sentivo che i cittadini responsabili avrebbero dovuto partecipare alla sfilata, ma non riuscivo a trovare la forma. Le carriole quindi, proposte al corteo. Le carriole fanno parte della storia della mia città, mi son detta. Le carriole hanno segnato il risveglio delle coscienze e della volontà di tanti cittadini. Hanno segnato la rinascita di un popolo tramortito dall'evento naturale e dall'oppressione di coloro che erano venuti a "salvarci". Ed allora ho realizzato che l'invito di Gabriella era sano. E giusto. L'assemblea ha votato la proposta favorevolmente, ma in molti si sono dissociati. Molti ritenevano che le carriole sarebbero state fuori luogo e, addirittura, ridicole. Sarebbero state bersaglio di vibrato dissenso. Insomma, le carriole si sarebbero bruciate da sole. Fine ingloriosa, ha detto qualcuno. Il dibattito, poi, è continuato su facebook. C'è stato chi ha ritenuto opportuno, pur avendo lavorato con le carriole, di affermare che la partecipazione era inappropriata. C'è stato chi ha sostenuto che chi sarebbe andato in corteo con le carriole lo avrebbe fatto esclusivamente per avere visibilità personale. Chi, con un briciolo di cattiveria, devo dirlo, ha addirittura sostenuto che le carriole cercavano visibilità per scopi elettorali. Alcuni si sono scatenati asserendo che le carriole sono detestate dalla maggior parte della popolazione. Che la partecipazione sarebbe stata un boomerang che si sarebbe ritorto contro tutti. Anche contro coloro che dissentivano dal riportare le carriole in pubblico. E tutto questo ha diviso l'assemblea. Allora mi son detta " ma non è che queste carriole fanno paura?" Ed ho capito che, comunque, sono un testimone forte, fortissimo. L'assemblea aveva deciso, democraticamente, che ognuno avrebbe potuto fare ciò che desiderava. E così è stato. C'è stato chi ha scelto la strada della contestazione, che io, pur accettando, non approvo,poiché non ritengo opportuno il luogo, e l'occasione. C'è stato chi, invece, come me, ha portato le carriole. Ed eravamo una cinquantina. Ordinatamente ci siamo disposti lateralmente sul corso ed abbiamo atteso la sfilata.Ero intimorita, devo dirlo, ma determinata. La paura di essere fraintesa ed addirittura contestata dai miei concittadini è svanita subito. Immediatamente ho percepito l'affetto e l'approvazione negli sguardi dei tanti che percorrevano il corso. E tanti si sono avvicinati a noi, chiedendo i cartelli che avevamo approntato con i nomi delle vie, delle piazze, dei palazzi, delle frazioni. E ci sono stati vicini. Ho taciuto, abbiamo taciuto, al passaggio delle autorità. Abbiamo applaudito i gonfaloni dei paesi, e quelli dei nostri quartieri. Abbiamo applaudito e ringraziato i vigili del fuoco che portavano le spoglie di Celestino. Poi, alla fine del corteo, tra il popolo, abbiamo iniziato a sfilare. E lì è accaduto ciò che non mi aspettavo: abbiamo percorso il lungo tratto, fino alla basilica di Collemaggio, fra gli applausi della popolazione. E gli applausi sono stati solo per noi. E gli sguardi di affetto. E di solidarietà. E noi cantavamo "L'Aquila bella me' te voglio revete' ". E si è pianto di commozione. Tutti. Mi son fermata, li ho guardati gli Aquilani che ci applaudivano ed io ho applaudito loro. "Uniti ce la faremo" ho urlato. Ho incrociato lo sguardo di una signora. Piangeva. L'ho abbracciata. Lei mi ha detto " pensetece vojatri a refalla sta città". L'ho stretta con affetto. Ed ho continuato a cantare. Piangendo anch'io. Delle giovani si sono avvicinate " siamo della Caritas, dateci una carriola". E si continuava a cantare e le persone che ci facevano ala cantavano con noi. Seguivo le mie parole sulle loro labbra. La città ci ha abbracciati. Da qui ripartono le carriole. Testimoni di forza, di speranza, di volontà e di lavoro. Non ci siamo bruciati. Chi non è venuto ha perso tempo ad elucubrare dietro una tastiera. Avrebbe potuto abbracciare con noi la nostra città.
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13 commenti:
Ed hai avuto la soddisfazione di ammirare Letta senior
Non so se hai idea della forza delle tue parole. Ti leggo da una settimana, e sei già entrata nella mia personalissima filera: stasera guardavo le immagini della contestazione durante la Perdonanza e mi sono ritrovato ad aspettare il tuo commento. Io, che all'Aquila sono stato in tutto una volta in vita mia, e prima del sisma. C'è qualcosa, in te e nei tuoi concittadini, che mi fa pensare che l'Italia tutta abbia ancora una speranza. Coraggio, siamo con voi.
Quando la sinistra si "abbasserà " al livello di quei cittadini che portano una carriola, solo allora potra' dire di stare con e vicino agli ultimi. Solo allora alle parole potranno seguire i fatti e non piu' le infami promesse di chi e' al potere! Giovanni Di Nino - Sulmona
Quello che hanno fatto, e che stanno facendo, all'Aquila è indegno, ma è il paradigma di quello che stanno facendo giorno dopo giorno all'Italia tutta. Quello che voi fate deve essere un segno di rinascita per tutti noi. Un abbraccio alla tua città e a tutti voi.
Un abbraccio carico di commozione Anna.
Anna, lieto che sia andata bene.
Ho ritenuto di non partecipare, ho spiegato i miei dubbi. Ma ho scelto dopo aver pensato.
A modo mio, e senza aver ricevuto la tua opinione, che ho anche cercato. Non avendo partecipato all'assemblea avrei voluto sapere cosa ne pensavi, cosa ti spingeva a partecipare con convinzione ad una forma di manifestazione che io non capivo e non capisco tutto sommato nemmeno ora.
Non sono venuto, ma consentimi di dirti che non ritengo d'aver perso tempo.
Quello trascorso a riflettere non è, secondo me, mai perso.
un abbraccio.
Ti hanno citata qui
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/29/nessuna-perdonanza/54305/
Ho letto piangendo. Io un corteo della Perdonanza non l'ho mai fatto perché lavoravo in albergo, ma questo l'avrei fatto volentieri. Anche perché il mio mito tutto personale della Perdonanza erano i concerti nei cortili dei palazzi, tutte le attività culturali che si tenevano in centro, e quindi una festa della Perdonanza senza centro agibile, la dice tutta.
Anna, a noi certe volte ci frega l'anima montanare chiusa e diffidente, però quando vedo e sento che ci sono appunto le signore di mezza età, le famose casalinghe dei paesini dello striscione (ed è da te che lo sento), mi rendo conto di quanto la gente abbia capito di venir presa in giro e come, nonostante tutte le difficoltà oggettive, qualcosa di bello, utile e costruttivo stia per succedere. Anche se ci vorranno gli annni lo spirito c'è.
Anna...Grandissima Guerriera...che sa prendere decisioni...aldilà del preconcetto...aldilà delle idee...Grande Guerriera che sa prendere decisioni per la Sua Gente...anche quella che non Ti Ama!Un Capo...
Fiero d'esserTi Amico...
Speranza d'Italia...
Questa è la strada della Strategia di cui tanto Ti ho parlato...
Lotti Come Una Leonessa!
Grande...non ho più parole!
Watka Yo Ota
Cara Anna, come si diceva altre volte parlando di partecipazione, la cosa importante è praticarla in piena democrazia, così come avete fatto. Questa volta ha funzionato alla grande, la prossima chissà, magari sarà un flop o addirittura un trionfo, la chiave di volta.
La cosa certa è che il flop lo fanno sempre coloro che non partecipano, che vanno altrove, che se ne stanno a casa. La gente che ai lati della strada applaude e si commuove è certamente con voi, va aggiunta alle cinquanta carriole e quando sarà necessario sarà pronta a sostenervi anche se partecipa solo col cuore, come la maggior parte di noi che vi segue e sostiene nell' impossibilità di una partecipazione attiva.
In questo periodo in cui il modello fiat cerca, con fatica, di affondarci sotto un livello culturale sempre più infimo, voi aquilani siete coloro che con pochi altri (ad esempio i cassintegrati sardi)riuscite ancora ad accendere un barlume di speranza in coloro che sprofondano.
Un abbraccio e un rinnovato forza e coraggio. Aldo
Per @ Federico.
Caro Federico,
sono contenta del tuo intervento che mi consente di risponderti qui.
Prima di tutto faccio ammenda per non aver partecipato alla discussione sul tuo blog. Ero talmente presa, e sfinita, dalle polemiche nate sul web che mi sono concentrata su altro. Forse perché pensavo che tu ed io ne avremmo potuto parlare a quattr'occhi, evitando gli schermi dei nostri computer. Così non è stato, purtroppo. Per colpa di nessuno.
Penso di non dover spiegare ancora perché ritenevo che le carriole dovessero essere alla Perdonanza. L'ho già detto nel post. Poi è ovvio che tu possa restare della tua idea ed io della mia. Nel rispetto reciproco che ha sempre animato il nostro rapporto.
Voglio solo aggiungere qualcosa che tu sai bene, avendo visto nascere le carriole, con me e con tanti altri.
Le carriole sono nate da uno stato d'animo. Non sono state "pensate". E sono state un risveglio. Abbiamo lavorato, anche. E sodo. Poi è arrivato tutto il resto.Il tendone, il sost,le assembleee partecipate, le manifestazioni con migliaia di persone, e via discorrendo.
Le carriole sono state messe a dormire quando qualcuno ha deciso che erano diventate un simbolo elettorale. Ricordi? E son partite le denunce e le intimidazioni. E lì son finite, caro Federico. Quando si provava a parlarne, ci zittivano dicendoci che, ormai, avevano fatto il loro tempo. Erano divenute ridicole.
Ebbene, io a questo non ho mai creduto. Io sentivo che le persone le avvertivano come un momento importante. Quello del risveglio, appunto. Quello dell'essersi sentiti vicini e ritrovati, per la prima volta. Quello di aver riaperto il centro storico. Il centro, Federico, lo hanno sfondato le carriole. Non i discorsi dell'assemblea.
E allora ho sfidato la mia naturale riservatezza e reticenza, mi sono violentata ed ho deciso di andare. Me ne sono fregata di coloro che volevano porre le carriole in un teca. A memoria di un qualcosa finito. E' stato una sorta di test. E ora so che le carriole possono e devono tornare. Se fossi stato con noi, ora, ne saresti certo anche tu. Le carriole dicevano alla Perdonanza che la città è ancora chiusa, transennata. E sola. E piena di macerie. E un corteo di festa non poteva ignorare tutto ciò. Il dolore andava tirato fuori. E si è visto tutto. Dentro quelle carriole. E sui volti dei tantissimi che ci hanno applaudito.
quello che leggo, dopo la commozione per quanto accaduto alla Perdonanza,mi lascia amaramente perplessa. quando una citta' e' distrutta e quelli che l'hanno persa si dividono su basi personal-ideologiche invece che unirsi per riprendersela,allora non c'e' speranza di un cambio nemmeno per motivi come la sostenibilitá della vita in italia.tutto va a catafascio in questo paese e se non risultate uniti voi che avete perso praticamente tutto, immaginate gli italiani se mai si uniranno nello sdegno e nel rifiuto di questo scempio etico,morale,economico di questo nostro paese. Per me quando si perde una cittá e poi si vede che non si ricostruisce quello che c'era, le ideologie diventano superflue,si va al sodo, e con apertura mentale e buon senso si danno idee pazze,o strambe,o ragionevoli, e si scelgono tutte, con l'unica condizione di rispettare la dignita umana e personale.Per far rumore e per riprendersi la propria cittá,la propria vita, e far reagire lo stato e ottenere l'appoggio di tutti gli italiani "brava gente". pochi sanno quello che succede a l'aquila, solo quelli che stanno su internet e nella vita reale si interessano. gli altri vedono solo la tv o leggono i giornali di massa, e la' si parla una volta ogni tanto di voi e delle vostre manifestazioni di protesta. poi passa un mese e altri pochi minuti sulla tv o nel giornale. dovete fare casino, se siete divisi voi come pretendete che gli italiani si uniscano per sostenervi? l'unione fa veramente la forza, non l'hanno inventato i "comunisti", questo. Mi dispiace molto per quello che vi e' successo, un abbraccio solidale.
sabrina gerin,trieste
Nessuna parola, nessuna frase fatta, nessun pensiero...troppo difficile oltrepassare la commozione ed essere razionali. La Perdonanza, nn poteva avere un nome migliore il giorno in cui le carriole portano via i dubbi.
Ti abbraccio forte
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