lunedì 12 aprile 2010

Quello che è importante



Son rimasta in silenzio in questi giorni. Il silenzio che il dolore mi imponeva. Ma ho continuato a lavorare, insieme con i cittadini coscienti ed attivi, per la mia città. Sono accadute tante cose. Molte, a mio avviso, prive di importanza. Altre, invece, degne di nota e foriere di soddisfazioni. Il consiglio comunale che si è svolto la sera del 5, prima della fiaccolata della memoria, è stato un'indegna farsa. Un insulto ai cittadini dolenti, ai parenti delle vittime, alla verità. Sindaco, consiglieri e ospiti, del calibro di Alemanno, Polverini, Bindi, hanno sfilato nella vetrina mediatica offerta dalla ricorrenza. Nessun ordine del giorno da offrire alla popolazione in Piazza Duomo. Gli ordini del giorno vengono stilati quando il consiglio si riunisce nei laboratori del Gran Sasso. In montagna, lontano dalla città e dalla gente, nel tentativo di scongiurare la partecipazione. E nessuna commemorazione. Solo autoncensamenti per l'operato svolto. E bugie. La popolazione ha vibratamente protestato, soprattutto durante la lettura del messaggio del presidente Berlusconi. Il Consiglio ha risposto con pesanti rimbrotti e minacce di ritorsioni. Cose da far accapponare la pelle. I nostri rappresentanti che minacciano i propri elettori. Stendiamo un velo pietoso e releghiamo la circostanza fra quelle non degne di nota. Degna di nota, al contrario, l'assenza del dottor Bertolaso che, percependo il dissenso, ha preferito glissare alla volta di vetrine migliori. Grande assente anche il presidente del Consiglio: L'Aquila non è più un set attraverso il quale mostrare il falso all'Italia intera. E queste son soddisfazioni. Il viscido aquilano Vespa, untuoso e prono con i potenti, arrogante e prepotente con i dissenzienti, ha preparato in differita il teatrino per l'occasione. E' stato bravo a togliere la parola agli Aquilani attivi ed a ridicolizzare le amministrazioni deboli ed insipienti. Bravissimo ad offrire a Bertolaso l'occasione per ripulirsi le mani e la faccia. Dopo gli scandali che lo vedono coinvolto. Ha tentato anche di dividere la popolazione: quelli con il popolo delle carriole e quelli che si dissociano. Con scarso esito. Alcuni cittadini dissenzienti, dopo aver fondato su facebook un gruppo chiuso, nel quale si entra dopo vaglio dell'amministratore, gli hanno inviato una lettera di scuse e ringraziamenti. Si dicono riconoscenti all'operato della protezione civile e delle istituzioni tutte. Idee rispettabilissime. La nota interessante, però, è che i firmatari si definiscono "coloro che si dissociano". Senza nome, senza faccia. Senza il coraggio di affermare le proprie idee in maniera riscontrabile. Anonimi. Come gli anonimi che popolano questo blog da sempre e che mai sono stati costruttivi per il dibattito. Archiviati gli argomenti privi di importanza, ma che vanno riportati per onor di cronaca, passiamo ai fatti. Ieri, domenica, ci siamo incontrati di nuovo per spalare. Il tempo impietoso, il freddo e la pioggia, ci hanno consentito di lavorare per un paio d'ore. Piazza IX Martiri è stata ripulita dalle macerie. Abbiamo iniziato con l'attigua piazzetta del Sole. Il 25 aprile i cittadini attivi restituiranno la piazza simbolo della resistenza alla cittadinanza e celebreranno la giornata con un programma in via di definizione. Alle 12 si è svolta l'assemblea cittadina nel presidio permanente di piazza Duomo. Partecipatissima e costruttiva. E poi i tavoli dell'open space che stanno producendo documenti di partecipazione. E programmi. E che implicano tanto lavoro e il tempo di tutti noi rubato ai gravosi impegni che la nostra condizione ci impone. Presto si vedranno i risultati. Per chi voglia avere un'idea, invito a visitare questo sito, in via di perfezionamento, ma già in grado di aprire una finestra sul lavoro che stiamo svolgendo http://www.anno1.org/home
E la stampa internazionale è interessatissima al nostro progetto poiché lo considerano valido ed esportabile . L'Aquila è diventata un laboratorio di democrazia e di partecipazione dal basso. E questo grazie ai cittadini che volontariamente ed indefessamente lavorano da mesi per la sua rinascita. E i risultati fin qui prodotti sono soddisfazioni. Il resto, per me, non è degno di nota.

Il trailer del cortometraggio del nostro Luca Cococcetta esprime la rabbia e la disperazione di chi si sente ingiustamente colpito dalla prepotenza di chi tenta di strumentalizzare la nostra condizione.

14 commenti:

Segreti Inconfessabili [ di una mente culinaria ] ha detto...

Ciao Anna,
ho letto il tuo post e mi è piaciuto molto e mmi ha pure fatto in....are.
Ho deciso di dargli maggiore visibilità pubblicando un link ad esso sulla mia bacheca di Facebook.
Che ne dici?
Ciao Gualtiero.

Gianfranco ha detto...

E' triste vedere come molti nostri compagni di sventura (leggasi veri aquilani da non confondersi con altri nativi non aquilani) abbocchino all'esca di quella che io definisco la guerra dei pezzenti.
Questo è quel che vuole l'autorità costituita ai massimi livelli.
E questo è quel che accade e che mi trovo a verifcare giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Cerco di parlare poco a causa dela professione che svolgo perchè nella guerra dei pezzenti io e i miei colleghi veniamo definiti come quelli che hanno fatto bingo.
Inutile stare a dire che non è così, che il lavoro che avevo prima mi appagava completamente e che avevo una qualità della vita conquistata dopo decenni di sacrifici che oggi è solo un lontano ricordo.
Oggi corri come un pazzo, lavori nel peggiore dei modi pensabili, ti scontri quotidianamente con muri di gomma invisibili a chi ti commenta come prima ho detto.
Sono sopravvissuto alla scossa ...
Speso mi viene da chiedere se sopravviverò al dopo terremoto.
Non lo sò ... sò solo che mi manca la mia vita ... quella di prima.
Gianfranco Ruggieri
(uno che passa, scrive e si firma)

Anna ha detto...

Manca a tutti noi, Gianfranco. Se mi soffermo a pensarci, colgo il peso di tutta la tragedia. Aver perso tutto quello che si è faticosamente costruito nella vita, e le sicurezze e ciò cui eravamo affezionati e che amavamo. E tante persone care.
A volte mi domando chi mi dà la forza di andare avanti.
Ma tu partecipi al presidio di Piazza Duomo. Spero di sì. Se no, ti aspetto. Ti aspettiamo. Per essere attivi e cercare di superare insieme tanto dolore.

@Chef,
certo che puoi pubblicarmi, ne sono felicissima. Grazie!

zefirina ha detto...

come spesso quando ti leggo, anna, mi viene un groppo in gola e non trovo le parole

Anonimo ha detto...

Penso che la puntata di Porta a POrta abbia fatto il giro del mondo. Che dire, Vespa ha una lingua a mo' di tappeto e non ha rispetto manco per la sua città. Una mia collega di corso mi ha detto che in uno dei nuovi quartieri del progetto C.A.S.E. c'è uno striscione con scritto 'GRAZIE SILVIO'. Anche questo è imbarazzante. NOn è stato lui a costruire quelle case, non ha cacciato un euro, eppure la gente lo ama.

Anonimo ha detto...

E' difficile tornare al mondo fuori, a Roma, ascoltare i commenti ignari della gente, anche quella più obiettiva, e rimanere indifferenti e pacati.

Ancora più difficile spiegare proprio a quella gente quanto sia "diversa" la vostra realtà. Quanto ci sia di abbandono da parte delle istituzioni, di rassegnazione negli sguardi dei vostri cittadini vestiti a festa che passeggiano la domenica, mentre il traffico è prodotto solo da carriole.

A me chiedono come mai mi prendo tanto a cuore, oltre alle altre cose, la vostra situazione e mi cadono ancor più le braccia. Come faccio a dir loro che non è la vostra situazione ma la nostra? Che il prendersi cura delle ferite della propria città è un esempio impagabile che tutti noi dovremmo seguire? Non c'è un vostro problema, c'è un problema di tutti noi incapaci di fare altro che delegare con cambiali in bianco a qualcuno - non importa chi - che sdemplicemente affermi di voler fare.

RESISTETE!
Irene del Prato

Anna ha detto...

Cara Irene Del Prato,
mi permetto di pubblicare qui la tua nota di FB. Per quanti non c'erano.
Un abbraccio.
(sei la ragazza che mi ha chiesto di intevenire alla fine dell'assemblea?)



Giravo per le strade di quella cittadina, gocce di pioggia fastidiosa e fredda sul viso non riuscivano a fermare il fermento. Ero arrivata alle 10 a piazza del Duomo che, deserta fino a poco prima, sembrò prendere vita in un lampo: prima 10 poi 30 poi un centinaio di persone che armeggiavano, carriole che uscivano dal loro provvisorio garage, piene di pale e piccozze e cappelli da muratore.

Dietro l'angolo, dietro la piazza e i detriti, oltre i cancelli che delimitano la zona rossa, una gara podistica dai colori sgargianti strideva in contrasto con la polvere ed il vecchio dei detriti, abbarbicati sulle vecchie pietre delle strade. Mi ricordo di aver accelerato il passo, con un sottile senso di pudore e di vergogna, non volendomi confondere con l'euforia di quella gara, ai miei occhi tanto fuori luogo rispetto allo scenario triste su cui aveva allestito il proprio palco.

Come si può passare tra i palazzi, dove giacciono addormentati negozi che ancora parlano di una vita che non è più, senza provare il desiderio di fare qualcosa per svegliarli? E' stato facile capire subito cosa fare, dopo una minima esitazione di fronte ad un mucchio di detriti nel bel mezzo di una piazzetta, un mucchio alto come una persona in piedi e largo come un camion. Ho scavato con mani e pala, diviso i guanti con chi non li aveva, cercando coppi - abbastanza grandi da poter essere riutilizzati - e pietre e ricordi.

E la pioggia, frequente quel poco che serve ad appesantire la terra e i detriti dentro le carriole, ma incapace di fermare il nostro impegno. Non abbiamo smesso finchè il mucchio non è stato completamente domato e la strada, ferita ed interrotta fino a quel momento, resa di nuovo fruibile e pulita.

Ho ascoltato quei cittadini riunirsi nella piazza dopo il lavoro, parlare di progetti e desideri, cercare modalità per organizzare questo loro impegno con un unico fine condiviso: il bene comune, il bene della loro città. Sotto quel tendone bianco, non ho potuto fare a meno di fare mentalmente il paragone con i consigli comunali spesso indecenti e rissosi cui mi è capitato di assistere, al caldo confortevole e storico delle aule capitoline, e quasi mi venivano le lacrime a notare la differenza.

"Cosa facciamo per mantenere in vita la nostra città?" questo era il tema.

Tra le macerie, io pensavo a me, a Roma che non ha un terremoto, a Roma cementificata e distratta, abbandonata e sconfitta, sporcata dagli escrementi dei cani, sfruttata dai suoi abitanti, più o meno inconsapevoli. Abitanti sconfitti o addormentati che non ricordano più quanto il bene comune li riguardi da vicino.

Lo so, sono stata egoista a pensare a me in questo frangente. Ma ringrazio gli aquilani che sono li, che non si arrendono pur sapendo che i detriti da rimuovere sono solo un piccolo passo - ma esemplare - perchè mi insegnano a non aspettare un terremoto per occuparmi della mia città, ed il lavoro che mi aspetta è senza dubbio meno faticoso.

E' un corso di formazione aperto a tutti, io andrò a fare un aggiornamento il 9 maggio.

Anonimo ha detto...

Si, sono io (grazie per il ragazza!) e stiamo già organizzando il prossimo appuntamento, probabilmente per il 9 maggio.

A presto e grazie.
Irene

oscar ferrari ha detto...

Vicino a me, in Val Venosta, una frana ha travolto un treno e ucciso 9 persone. E anche qui si parla di evento imprevedibile e di fatalità. E non è vero

Future Jurist ha detto...

E' vero, Anna, l'anniversario ha dato a gran parte della stampa internazionale l'occasione per dimostrare quanto distante sia stata e sia la propaganda berlusconiana dalla realtà del dopo-terremoto. Il 6 aprile, alle 3.32, ho messo qui, sotto il post del giorno, come omaggio alle vittime, una prima serie di link a tali articoli, allora appena pubblicati.

Oggi segnalo un altro articolo assolutamente degno di essere letto, scritto per il "Washington Post" da Laura Benedetti e tradotto in italiano da Giovanna Liberotti. L'articolo parla del "popolo delle carriole" e è apparso in inglese tre giorni fa. Vorrei sottolineare che sia l'autrice che la traduttrice sono giovani Aquilane residenti all'estero, l'una negli Stati Uniti, l'altra in Messico, ma hanno seguito entrambe molto da vicino le vicende di tutto questo periodo:

http://vallesubequana.blogspot.com/2010/04/washington-post-dell11-aprile-2010.html

Unknown ha detto...

Quello che è importante.
Quello che è davvero importante siamo noi, è la nostra città, sono le persone che abbiamo perso.
Solo per questo continuiamo a spalare, non contro le istituzioni che non ci aiutano, non contro il freddo, non contro le ossa e i muscoli che fanno male ma per Quello che è davvero importante, mi dispiace solo che per Vespa e co. questo sia un discorso incomprensibile...pazienza, peggio per loro, spero che se lo trovino uno scopo serio nella vita, penso che alla loro età sia anche giunto il momento ;)

marina ha detto...

cara Anna siete forti, davvero. Quanto ai dissenzienti fanno semplicemente pena.

siete davvero un esempio importante di democrazia e partecipazione
sono fiera di voi
un abbraccio, marina

Unknown ha detto...

Ciao Anna, anche stavolta sei riuscita a darmi una scossa e gli si sono riempiti di qualche lacrimuccia ( a 50 anni ci si commovue facilmente).
Sono tornate le clientele ed il vecchio atavico Sud... ci vuole tanto coraggio e la consapevolezza che non sara' facile.
Occorre riflettere, studiare, e sopratutto essere onesti.
Un abbraccio a tutti voi.
Coraggio
Jacomo

Anonimo ha detto...

Sono un'anonima lettrice che vive a Milano e legge sempre le tue parole perchè cerco fino allo sfinimento la verità che i media non dicono. Ti ringrazio per quello che fai e per quello che sei.
titti
bertoni.titti@gmail.com