mercoledì 28 gennaio 2009

Un film politico


Ho visto l'ultimo film di Gus Van Sant, il "Milk" plurinominato per l'Oscar, con Sean Penn. E' la storia di un uomo comune che, costretto fino ai quarant'anni a nascondere la sua omossessualità, diventa il fulcro di un movimento per la rivendicazione dei diritti non solo dei gay, ma di tutte le minoranze che non hanno voce nei palazzi del potere. Harvey Milk è stato il primo gay dichiarato ad essere eletto per una carica pubblica, nello specifico quella di consigliere comunale per la città di San Francisco, dalla quale ha potuto opporsi con successo ad un emendamento che voleva che agli omosessuali venisse impedito di insegnare nelle scuole pubbliche, in quanto corruttori e manipolatori di giovani menti. Uscendo dal cinema, la sensazione che ho avuto è stata quella di non aver, di certo, visto un capolavoro. Poi, però, riflettendo, ho capito che l'intento di Van Sant forse era proprio questo: narrare con estrema umiltà, quasi sotto tono, con il tocco del narratore artigianale e del fedele documentarista, un film decisamente militante. Il regista ha voluto, insomma, indossare quegli stessi abiti buoni, della domenica, che Milk indossa per entrare nel Palazzo, dismettendo quelli colorati del contestatore. Arrivare cioè, anche attraverso l'immagine, a parlare a tutti. Il film è il ritratto quasi tangibile di un'intera generazione fuori dal comune, che ha saputo fare da ponte fra il passato ed il futuro. Ed è un film "facile", leggibile, immediato, come è giusto sia un film di propaganda. Fa rabbia, quasi male fisicamente, vedere come le posizioni contro le quali Harvey Milk lottava trent’anni fa sono spesso le stesse contro cui non solo i gay, ma le persone intelligenti di tutti gli orientamenti sono costretti ad ascoltare ancora oggi. Ancor più nel nostro paese, se si pensa ad alcune recenti e meno recenti dichiarazioni dei nostri politici. Ma né il film, né il suo protagonista si piangono mai addosso, pur consapevoli entrambi del peso della responsabilità che portano. Sono fieri ed orgogliosi e festosi e vitali. E sembrano puntarti il dito contro e dirti: tutto è possibile, ora fai qualcosa anche tu, e fallo subito. Un film che apre alla speranza. Quella della quale tutti noi abbiamo bisogno. Dovrebbe essere proiettato nelle scuole, ma questo è un altro dei miei sogni da comunista.

29 commenti:

Pellescura ha detto...

Questo film è assolutamente da vedere. DAVVERO!

Anonimo ha detto...

Il cinema dovrebbe essere un mezzo culturale da ultizzare a scuola. Il film, necessario materiale didattico. Non capisco perchè lo si faccia così di rado. Il video imprime i concetti, emoziona, sensibilizza e appassiona. Ricordo in 5° elementare, ci fecero vedere Gandhi... mi colpì moltissimo! Andrò sicuramente a vedere Milk. Non mi piace Val Sant, ma adoro Sean Penn e son sicuro che ci sarà la sua mano anche alla regia. E poi, adoro questo genere di film...

Saretta ha detto...

ok lo vedro! e tı dıco che non é cosı ımpossıbıle. glı studentı possono decıdere dı farlo proıettare... quando trono (se lo vedo e mı pıace) posso proporlo...
un bacıotto

Anna ha detto...

@Saretta,
Gelmini e vaticano permettendo, vero?

intrigantipassioni ha detto...

....ehi sinistroide... non sognare troppo comunista...

Uffa... ultimamente vedo tutto rosso :-P

Anna ha detto...

@Intri,
rassegnati, sei sulla via della conversione :-)

dario ha detto...

Cara, anna, scusa se vado un po' fuori tema ma la cosa che mi e' saltata in mente leggendo il tuo post e' una constatazione che ho fatto quando ho conosciuto la realta' americana, tramite mia moglie. Se qui da noi i gay sono ancora dei marziani, negli states sono accettati come normalita', o quasi. Ricordo mia moglie che mi presenta una sua amica, e poi lei che presenta ad entrambi la sua nuova fidanzata, cosi', con una naturalezza tale che ho dovuto faticare per nascondere lo stupore. In italia questo non sarebbe assolutamente possibile.

Martin ha detto...

Appena possibile andrò a vedere questo film, di cui ho letto ottime recensioni, e ti dirò la mia opinione. Ciao, Martin

Anna ha detto...

@Dario,
nei puritani States i gay hanno lottato molto più di quanto si faccia o si sia fatto qui. Qui si tende ancora a rimanere nel buio e a non fare outing. Una cosa che pretendeva Milk dai suoi militanti e simpatizzanti era quella che affermassero davanti a tutti, per prima cosa in famiglia, la loro omosessualità. Solo uscendo allo scoperto e mostrandosi si può affermare una realtà. Quella cioè che l'omosessualità è normalità. Per rispondere al tuo racconto te ne faccio uno mio. Anni fa mi trovavo a Cambridge ed accompagnavo il figlio di un'amica al parco. Iniziò a giocare con dei bimbi uno dei quali, piccolo, sui 5 anni, si avvicinò a me attratto da un grande anello con pietra azzurra che indossavo. Mi domandò di quale pietra si trattasse e se poteva provarlo sul suo ditino. Si avvicinò la mamma e mi disse che il bimbo era attratto dalle donne bionde e soprattutto dai gioielli che amava indossare. Concluse dicendo "credo che da grande sarà gay". E lo disse con una naturalezza che mi lasciò di stucco, pensando alle mamme nostrane. Non so se in Italia arriveremo mai a ciò, c'è ancora troppo machismo, anche da parte di moltissime persone di sinistra.
Il gay è comunque e sempre deriso e visto come uno sfortunato. Due anni fa partecipai al matrimonio di mio cugino che vive a Londra e che ha sposato il suo compagno Simon. Credimi, mi veniva da piangere, pensando a quanti anni luce siamo indietro....

dario ha detto...

Non so se si tratti di machismo, perche' mi pare che anche le donne tendano a nascondere la loro eventuale omosessualita' (ovviamente in ambienti eterosessuali), e non penso si tratti di outing.
Se fossi gay credo che non accetterei a cuor leggero di dichiararmi tale, perche' il problema non e' il mio pudore, ma la mia collocazione sociale in una societa' che non accetta i gay. Certo, finche' nessuno si dichiara e' difficile immaginare una societa' che cambia, ma forse non lo farei lo stesso.

Anna ha detto...

@Dario,
da te non me lo sarei aspettato. Credo che, se le persone come te dicono ciò, davvero non usciremo mai da questo stato di cose. Io proclamo e sono fiera da sempre della mia diversità dalla massa. Non mi uniformo, non mi riconsco nei più. Perchè, qualora fosse, dovrei aver timore di rendere pubblica la mia omosessualità? Io me ne farei una bandiera: per me e per tutti quelli come me. Ogni volta che affronto questo discorso mi sento profondamente sconfortata.

dario ha detto...

Fermi tutti. Mica ho detto che me ne vergognerei!
Dico solo che a dichiararlo sarebbe talmente difficile essere accettati che forse non lo dichiarerei.

dario ha detto...

...pur sapendo che sarebbe giusto dichiararlo...
In fondo sono un cacasotto :-(

marina ha detto...

Io ho amici gay dichiarati e altri che riservano la confidenza solo a pochissimi intimi. Ognuno si regola secondo la sua forza. Certo è orribile che per dire ciò che si è ci voglia coraggio!
marina
sean piace anche a me

Silvia ha detto...

Io conto di vederlo al più presto!

Anche se è davvero demoralizzante dover sentire ancora qualcuno dire che questi sono film da femminucce o peggio ancora...
Accade purtroppo, io testimone.
E lì partono le mie "prediche" per far sì che qualcosa cambi, che si apra uno spiraglio nelle menti chiuse di queste persone.

Non so se sia fiato sprecato ma io non posso fare a meno di dire la mia! E ne vado fiera.

Un caro saluto a te Anna...

Anonimo ha detto...

Anch'io voglio riuscire a vederlo. E' vero certi pregiudizi resistono ancora oggi anzi forse stanno cercando di farci regredire nel tempo.

Anonimo ha detto...

Non ho visto questo film, cara Anna, ma posso capirne il significato da quello che descrivi.

dario ha detto...

Dunque. Ora raccontero' una cosa.

Anni fa avevo (ora ci siamo purtroppo persi di vista) una cara amica. S.
Era una splendida ragazza anche se aveva sempre quel fondo di tristezza e rabbia nei confronti delle persone "normali" (cioe' eterosessuali in potenza, me compreso), perche' rappresentavano coloro che avevano modellato la societa' per calzare alla perfezione su quel modello "normale".
Ovvio che aveva ragione, ma altrettanto ovvio che io, individualmente, non ho mai modellato proprio un cavolo di niente! Ed era per quella mia evidente innocenza (e, dunque, disapprovazione per quel modello) che la nostra amicizia era possibile.
Be', il dramma principale di S era che cercava di superare (con successo, ma in questi casi i successi si misurano in innumerevoli passettini piccolissimi e faticosissimi!) un problema alimentare. Quando l'ho conosciuta io mangiava pochissimo, ma almeno mangiava. Il suo problema era pero' evidente, perche', pur una ragazza bellissima, la sua magrezza era innegabile, anche se la mascherava con vestiti ampi.
Non sono uno psico-qualcosa, ma era facile dedurre che il suo rifiuto di mangiare derivava dalla situazione familiare che viveva da anni, dal momento in cui aveva dichiarato la propria omosessualita'. Mi raccontava che il fratello la ignorava, la madre le causava forti sensi di colpa perche' d'improvviso aveva assunto la disperazione di chi ha un figlio anormale, il padre aveva preso a rifiutare ogni rapporto con lei, proprio durante la sua adolescenza.
L'odio della mia amica nei confronti del padre, trasportato in parte anche sugli altri esseri umani di sesso maschile, mi ha fatto pensare anche che il padre avesse abusato di lei in tenera eta', anche se di questa cosa non ho alcun riscontro (ovviamente non le ho mai parlato del mio sospetto). Cosa che giustificherebbe anche la sua omosessualita', se mai ci fosse necessita' di giustificare i propri gusti sessuali.

Nel periodo di amicizia con lei, ho conosciuto anche A, la sua ragazza. Un tipo molto piu' allegro, senza una famiglia, che se ne fotteva bellamente e dichiarava apertamente la propria omosessualita'... salvo che poi si sposo' con un uomo per soddisfare un desiderio di maternita'... ma questa e' un'altra storia.

Oh. Questa e' la mia limitata visione di quella coppia.
In realta' non ero molto amico di A, ci conoscevamo appena, ma nemmeno S, davvero amica fidata, ha mai avuto alcun motivo pratico per dichiarare la propria omosessualita' esplicitamente. Non e' che la mia considerazione per loro si sia modificata per la conoscenza dei loro gusti sessuali. E' evidente che, da amici, prima o poi l'avrei saputo, ma non era assolutamente necessario farlo. In effetti quando S me l'ha detto, io, pur sentendomi un po' confuso, le ho risposto con una analoga dichiarazione della mia eterosessualita'. La situazione era talmente grottesca che fini' in una delle rarissime occasioni in cui l'ho vista ridere.

Ma il punto e' che certo, non e' giusto negare la propria condizione, sia dal punto di vista sociale sia da quello interiore.
Pero', in una societa' come la nostra, credo che il coraggio necessario per dichiararsi sia da non sottovalutare, sapendo quali possono essere le conseguenze.

E poi c'e' anche un'altra cosa che mi lascia perplesso, anche se non so come venire fuori dal dilemma. Dichiarare la propria omosessualita' puo' comportare approvazione o disapprovazione. Dichiarare la propria eterosessualita' invece e' cosa talmente ovvia da perdere assolutamente di significato.
Quindi la societa' relega la sessualita' dell'eterosessuale nel campo privato, come in effetti mi pare dovrebbe essere. Vivere privatamente l'omosessualita' dichiarata invece viene reso impossibile anche dalla parte di societa' che io considererei "sana", cioe' quella che approva l'omosessualita'.
Dichiarare la propria omosessualita' significa quindi rinunciare a vivere privatamente la propria condizione di omosessuale.

Scusa Anna, se sono tornato al mio vecchio stile logorroico, ma non credo di essere in grado di sintetizzare questo racconto in un minor numero di parole. ;-)

silvano ha detto...

Il film lo andrò a vedere ce l'ho programmato al cineforum.
ciao, silvano.
P.S. ora il post c'è.

Anna ha detto...

@Dario,
l'argomento mi interessa non poco.
Neanche io sono una psico-qualcosa, ma conosco molto bene e da vicino il mondo omosessuale. Soprattutto quello maschile.
Concordo con te sul fatto che la sessualità è cosa privata ed ognuno dovrebbe essere libero di viverla come crede, senza doverla pubblicizzare. Sai bene che ciò, per molti uomini e per alcune donne, così non è. Moltissimi uomini esternano la loro eterosesualità in maniera anche fastidiosa. Ma ciò è considerato normale.Faccio un esempio:un uomo può vedere una donna e dire, liberamente, che le piace e farle delle avances più o meno esplicite. Tutto ciò rientra nella normalità e viene accettato anche da noi donne. Altrettanto non può fare una donna, ché susciterebbe nella maggior parte dei casi disapprovazione, se non disprezzo. La stessa cosa dicasi per il caso rovesciato: un uomo che faccia avances ad un altro uomo. Tutto questo continuerà ad accadere sin tanto che l'omossesualità non verrà considerata del tutto normale. Personalmente sono convinta che si nasca omosessuali così come si nasce eterosessuali. Anche io ho avuto un rapporto disastroso con i miei genitori e con mio fratello, quando era ragazza, eppure ciò non ha cambiato il fatto che fossi NATA eterosessuale.
Il discorso di Milk, che è lo stesso mio, è che la rivendicazione del proprio diritto alla normalità va fatta esclusivamente uscendo allo scoperto. Se i gay restano criptici e non fanno outing, cosa della quale non ce ne sarebbe bisogno se non esistesse il pregiudizio di considerarli diversi,la loro condizione rimarrà per sempre relegata a quella penosa di minoranza discriminata.
Non so se hai sentito parlare della canzone che un tale Povia presenterà a San Remo. Ecco, quella è l'espressione deteriore della discriminazione di cui stiamo parlando.E del pregiudizio. Si dipinge l'omosesuale come un malato di una malattia dalla quale è possibile guarire. Luca ERA gay, è infatti il titolo. Poi si è curato, ed è diventato etero. Purtroppo Povia è un cretino e tale resta. Lì non c'è possibilità di guarigione.
Secondo me sto Luca è semplicemente bisessuale, e non escludo il fatto che, anche se aiutato dalla madonna di Medjugorie, come egli stesso afferma,un domani possa tornare ad amare un uomo.O semplicemente a portarselo a letto.

intrigantipassioni ha detto...

@anna ... amore o non amore, io non mi converto ;-)
un abbraccio

Anonimo ha detto...

Scusa se non ci sono stato, ho avuto molto da fare con gli studi e solo oggi ho riaperto il blog, con un post atipico fra l'altro.

Oggi ho dato Diritto del Lavoro (comepreso diritto sindacale). Un esame bellissimo. Ma il diritto pare che sia tanto diverso della realtà. Ci sono troppe elusioni di norme, e studiandole me ne rendo coanto ancora di più!

Ti saluto. Purtroppo i miei post scarseggereanno ancora di più

Fra ha detto...

Me ne parlava proprio l'altra sera una mia amica e avevo giusto in programma questo fine settimana di andarlo a vedere.
Un saluto :)

Dario (Italianoallestero.com) ha detto...

Sogno comunista?
Io direi liberale ma sono altri punti di vista, compagnona!
Ho spedito la lettera, via e-mail, a Tony.

Buona notte, un bacio.

Blogger

clochard ha detto...

Anna!QUando ti incrocio per strada, vorrei fermarti e dirti chi sono, farmi offrire un pranzo e dormire al caldo.Ma poi ti vedo sempre di fretta ,incasinata, con il colbacco sugli occhi e e le mani violacee. Cosi, sorrido a Luna, si Luna, quella è Anna, si quella Anna li, si dai la prossima volta..

Anna ha detto...

@Clochard,
non aspettare la prossima volta, io ti vedo sempre e non ti dico nulla, aspetto che sia tu a parlare. Una carezza a Luna, un bacio a te.
E pensare che una volta eravamo compagni di sbronze :-)

marus ha detto...

Anna mi hai convinto devo proprio andare a vederlo. Ho proprio bisogno di "Un film che apre alla speranza".
Fra i miei timori più forti c'è quello che si continuino ad usare argomenti, come spesso succede con il patriarcato, del tipo: "ma ormai questi problemi non ci sono più, ci sono gay in tv, locali gay, anch'io ho un amico gay" (troppo simile al paternalista "ormai la donna è libera"), il tutto poi correlato da: "sono loro che si ghettizzano, si va bene ma non devono vestirsi così o cosà, dovrebbero stare normale, perchè sono più sensibili ma io ne ho conosciuto uno che faceva come i maschi maschi" etc. etc. etc. etc. etc....etc.

Mammamsterdam ha detto...

Anna, mi stai dicendo che all'AQUILA?! lo hanno fatto vedere? Allora c'è speranza.

Una mia teoria sull'esser gay in Italia e altrove, l'ho scritta tempo fa su un post intitolato Frocitudini (mi pare).

Ma in Italia gli unici gay dichiarati che vedi in giro sono le macchiette checche. Perché una persona normale ti costringe a fare i conti anche con la normalità dei propri gusti sessuali che potrebbero differire dai tuoi, e a prenderlo sul serio come essere umano.

In Italia c'è una mentalità impossibile,ma hai ragione tu che il discorso va affrontato, cion tutte le difficoltà personali e sociali che ciò comporta.

Qui in Olanda S e A si sarebbero messe insieme e avrebbero trovato un donatore, per fare il figlio. Amico o sconosciuto. Come le mamme di un nostro paio di amichetti di asilo e scuola.

Sposare un uomo per il desiderio di maternità, capisco le circostanze, ma con l'uomo ci devi poi anche andare a letto, scusa, ma mi fa pensare al Luca gay della canzone.

E copmunque l'ho notata anch'io questa cosa, donne dichiaratamente gay ne conosco pochissime. Pure quelle che conosco, lo so dalle circostanze, mica perché lo dicono.

dario ha detto...

Mammamsterdam, come avrai intuito dal mio stile logorroico impiego parecchio tempo ad elaborare commenti per raccontare storie, e questa e' una delle ragioni per cui non ho affrontato l'argomento di A che sposa un uomo per avere un figlio. Credevo di aver esaurientemente liquidato la questione con l'inciso "...ma questa e' un'altra storia".

Certo potremmo parlarne diffusamente, ma rischierei di essere ancora piu' logorroico, e poi non mi va di parlare di cose che non conosco. Forse A si e' resa conto di non essere gay. Forse e' bisessuale. Forse si e' innamorata improvvisamente di questo tizio che poi ha sposato. Oppure forse no. Forse ha deciso di farsi mettere incinta da uno che ha dovuto sposare per interesse boh! non ne ho la minima idea. La mia amica S, ai tempi, ha liquidato la questione con "A si e' sposata perche' aveva un desiderio di maternita'". E poi siamo finiti a parlare, come si puo' supporre, del fatto che S si e' sentita in qualche modo colpevole per non aver potuto esaudire il desiderio di A, per ovvie ragioni. Nemmeno con archibugi tecnologici tipo donazione del seme eccetera, che' e' vietata. Abbiamo anche parlato di un certo movimento gay che suggerisce a donne gay di ricevere il seme solo donato da uomini gay: ci siamo trovati perfettamente d'accordo nell'essere disgustati da una tale scelta, perche' in qualche modo si riduce a considerare i gusti sessuali come un carattere genetico. E poi porrebbe ulteriori muri tra i gay e gli etero... E tutte queste sono altre storie.

Io penso che un conto e' l'aspetto sociale della faccenda, e da questo punto di vista deve essere affrontato di petto. Se il goal e' fare che la societa' bradipica accetti l'omosessualita', e' chiaro che gli omosessuali devono come minimo rivelarsi alla societa'.
Tuttavia non mi sento di condannare chi non lo fa, perche' da un altro punto di vista, quello personale, non so se uno vive meglio dichiarandosi e cosi' ingiustamente emarginandosi dalla societa', oppure nascondendosi facendo finta di essere quel "normale" perfettamente accettato.

E' facile dire "sei gay, fai meglio a dichiararti". Prova ad essere gay in una societa' eterosessuale, prima, e poi dimmi. Questo e' in buona sostanza quello che mi disse S, gay dichiarata, quando io le ho detto qualcosa tipo brava, hai fatto bene a dichiararti, in una discussione con argomento simile a quello che appare qui.